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Liliana Segre: una storia di coraggio e di umanità

Classe 1930, la storia della senatrice a vita Liliana Segre ci insegna a lottare per quello in cui crediamo.

Classe 1930, la storia della senatrice a vita Liliana Segre ci insegna a lottare per quello in cui crediamo.

Il fatto che una signora dall’aria distinta, con i capelli bianchi e il portamento elegante, che ha compiuto da poco 90 anni abbia bisogno della scorta per andare in giro tranquillamente nel nostro Paese la dice lunga sui gravissimi problemi di fondo che attanagliano l'Italia, dalla cui morsa non ci libereremo mai, se continueremo a prendere opinioni in prestito dalla massa.

Nell’ultimo periodo i media hanno parlato molto a lei: c’è, infatti, chi continua a fare il leone da tastiera sputandole addosso commenti al vetriolo copia-incollati da un populismo molto spicciolo e chi, come se potesse davvero riuscire a fare la differenza, dimostra la sua solidarietà conferendole premi e cittadinanze onorarie. Per capire quanto il ruolo di questa donna sia stato significativo e quanto lo sia ancora oggi, nonostante i suoi 90 anni, bisogna conoscerne la storia. Ecco chi è Liliana Segre. 

Chi è Liliana Segre

Nata a Milano, il 10 settembre del 1930, da una famiglia ebraica: era il 1938, Liliana aveva soltanto 8 anni e in Italia venivano introdotte le leggi razziali fasciste. Inizia una fase difficile, che segnerà la sua vita per sempre: il padre tenta di nasconderla in tutti i modi fino a quando, nel 1943, la famiglia cerca, invano, di trovare riparo in Svizzera.

L’11 dicembre del 1943 Liliana viene arrestata: ha soltanto 13 anni. Trascorre 6 giorni in carcere a Varese, poi a Como e, infine, al San Vittore di Milano, dove rimane per 40 giorni. Il 30 gennaio del 1944 viene deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau e separata dal padre. Non lo rivedrà mai più. Tutta la sua famiglia dal lato paterno viene uccisa nel giro di pochissimi giorni.

Liliana viene marchiata sull’avambraccio con il numero di matricola 75190, che diventerà il segno tangibile del suo dolore, per l’eternità. Nel 1945 arriva il miracolo: le forze dell’Amata Rossa liberano i prigionieri ebrei rimasti ancora in vita. Ad Auschwitz furono deportati 776 bambini italiani sotto i 14 anni. Ne sopravvissero soltanto 25: Liliana Segre era uno di loro.

Liliana Segre, la testimonianza della prigionia

Per anni Liliana nasconde tutto il suo dolore come qualcosa di cui vergognarsi. Era difficile raccontare l’inferno a chi non lo aveva mai vissuto e voleva solo cancellare la guerra, come se non fosse mai accaduta. Poi i ricordi riaffiorano come un fiore che cresce nel cemento. Nel 1997 Liliana diventa testimone del film-documentario Memoria. Nel 2004 partecipa alle interviste raccolte nel volume Come una rana d'inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz. Della sua storia si parla nel libro-intervista di Emanuela Zuccalà, Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre fra le ultime testimoni della Shoah.

Ma non finisce qui: la voce di Liliana diventa un barlume di speranza per tutti coloro i quali fino a quel momento avevano taciuto. Sopravvivere e vivere non sono la stessa cosa e per tornare ad appropriarsi del secondo verbo è necessario smettere di sotterrare il dolore. Tirarlo fuori dalla sua prigione dorata. Dotarlo di un megafono. Farlo diventare testimone di verità. Dimenticare è il modo più veloce per morire. Lentamente, ogni giorno.

Il 19 gennaio 2018 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella la nomina senatrice a vita "per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”: è la quarta donna ad assumere tale incarico in Italia. Nel 2019 Liliana Segre riceve il Premio Art. 3 “per il coraggioso e quotidiano impegno a mantenere viva la memoria e i valori civili e morali che la nostra Carta costituzionale detta, in particolare con gli articoli 3, 8, 19".

Liliana Segre e la Commissione parlamentare contro l’intolleranza e il razzismo

Liliana Segre ha 90 anni. Non ha i social network. Non li utilizza. Non twitta castronerie alla Donald Trump. Non posta foto in cui dà il buongiorno, né polemizza sulle nocciole turche contenute nella Nutella. Non commenta una canzone che ha sentito la sera prima, per fare il giovane indie, e avvicinarsi ai giovani, non sapendo che l’indie è morto. Eppure, ogni giorno, riceve centinaia di minacce di ogni sorta proprio su quei social network che dovrebbe favorire il dibattito pacifico e la diffusione della conoscenza.

Così, arriva la proposta della creazione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, la quale, nonostante un comportamento impietoso da parte di una fazione del Senato della Repubblica, è stata approvata il 30 ottobre 2019. Nessuno immaginava che da lì a poco Liliana Segre sarebbe finita sotto scorta. Una donna di 90 anni, che ha vissuto l’inferno sulla terra, e che vorrebbe solo non vederlo un’altra volta in quelli che sono i suoi ultimi anni insieme a noi.

E quando ti ritrovi sotto gli occhi una vicenda del genere, alle porte del 2020, ti rendi irrimediabilmente conto di una sola cosa: che non importa se hai scelto di camminare dal lato destro o dal lato sinistro della strada. Ti senti comunque crollare la terra sotto i piedi. Perché non abbiamo perso di vista la bussola, la direzione, da che parte stare. Ci siamo propri scordati cosa voglia dire restare umani. E questo è il pericolo peggiore.

Forse, ancora peggio del dimenticare.

Foto di apertura: Vincenzo Livieri - LaPresse