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Gentilezza a piccoli passi

Educazione
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Il training della felicità nella palestra delle emozioni

È possibile allenarsi a essere felici? La risposta è “sì”, grazie a qualche esercizio da praticare insieme ai propri bambini. Non solo: visto che la felicità è strettamente connessa alla gentilezza e alla gratitudine, si può persino ideare una routine familiare dedicata a queste.

È possibile allenarsi a essere felici? La risposta è “sì”, grazie a qualche esercizio da praticare insieme ai propri bambini. Non solo: visto che la felicità è strettamente connessa alla gentilezza e alla gratitudine, si può persino ideare una routine familiare dedicata a queste.

Serenità, soddisfazione, armonia. Ma anche euforia ed eccitazione. Dall’emozione per il perseguimento di un nuovo obiettivo all’appagamento per il suo raggiungimento, la felicità ha diversi stadi e il suo significato appartiene integralmente alla sfera personale di ognuno. Di certo, però, la felicità è uno stato d’animo a cui si fa riferimento fin da piccolissimi ed è indissolubilmente legata all’essere grati e gentili.

Ma è possibile allenare bambine e bambini a essere felici e a coltivare gentilezza e gratitudine verso la vita e verso gli altri? Certo che si può: proponendo loro un vero e proprio allenamento di felicità, attraverso esercizi e attività specifiche. 

Training pratico di felicità

Un po’ come portarli in palestra o iscriverli a lezione di inglese, è possibile fornire ai più piccoli gli attrezzi giusti per riconoscere, comprendere e rafforzare il sentimento di gioia e soddisfazione nei confronti dell’esistenza. Possiamo, ad esempio, insegnare ai bambini che la felicità è fatta di piccoli grandi momenti di spensieratezza e contentezza che vanno riconosciuti, verbalizzati e valorizzati per farne tesoro e poter rispondere in tutta sicurezza “sì” alla domanda “sei felice?”.
Ci sono tanti esercizi e attività che consentono di far pratica di felicità e gratitudine e, di sicuro, si può partire dal classico gioco di Pollyanna, che si ispira al motto “sii sempre contento” che accompagnava la protagonista dei romanzi di Eleanor H. Porter. È molto facile e funziona così: si incoraggiano i bambini e le bambine a scovare, vedere e commentare solo il lato positivo delle situazioni, comprese quelle negative, proprio come faceva Pollyanna. 

I barattoli della felicità, della gratitudine e della gentilezza

Semplice e divertente da preparare insieme ai propri figli, il barattolo della felicità può essere realizzato in varie versioni e personalizzato a seconda dell’età del bambino e di ciò su cui si vuole porre l’accento.

Un primo esempio è quello di sperimentare il barattolo del “sono (stato) felice perché…”  dentro cui inserire ogni sera, o con la cadenza che si preferisce, un bigliettino che riassuma i motivi per i quali ci si è sentiti felici o qual è stato il gesto, l’incontro, l’azione o la frase che ci ha fatto sentire molto bene con gli altri e con il mondo. Questa modalità stimola i bambini a fare un esercizio di memoria della felicità e a ricordare le sensazioni positive che hanno provato. 

Un’alternativa è quella di creare una scatola, magari da decorare insieme, e inserirvi dentro bigliettini che riportano parole e frasi gentili e di ringraziamento (grazie, benvenuto, sei stato gentile, ti serve aiuto? bravo!). 

L’esercizio di gentilezza è presto fatto: chi estrae dal contenitore una delle paroline magiche, si rivolge a uno dei familiari che partecipa al gioco, usando la parola estratta e riferendola a un momento particolare della giornata o del loro rapporto. In questo modo, si attiveranno tutte le connessioni che permetteranno di ricordare un momento in cui si è stati oggetto di un’azione gentile o felici di aiutare qualcuno. 

Un’ulteriore variante del barattolo della gentilezza consiste nel preparare un contenitore pieno di bigliettini che evidenzino un gesto gentile che si potrà compiere sul momento o nei giorni a seguire per aiutare qualcuno della famiglia o un amico in una specifica incombenza. Offrirsi, ad esempio, di aiutare nel giardinaggio, a sistemare un angolo della casa o a ritirare il bucato sono azioni che di sicuro alleggeriranno il carico della giornata di qualcuno e renderanno felice chi le compie.

I nomi della felicità

Per verbalizzare la felicità e abituare i bambini a riconoscere lo stato di soddisfazione e appagamento che si sperimenta, è possibile creare anche semplici giochi con le parole. Ad esempio, si può chiedere al bambino di trasformare ogni lettera del proprio nome nell’iniziale di una parola legata alla gioia o a qualcosa che lo faccia sentire grato e contento. Lo stesso gioco si può fare utilizzando i nomi dei familiari o di qualche amichetto. Inoltre, in questo modo si possono invogliare i bambini a raccontare cosa apprezzino particolarmente di un amico o di una persona della famiglia, aiutandoli a sottolineare i lati positivi degli altri individui. 

The happyness wall: felice in tutte le lingue del mondo

Un esercizio divertente che aiuta a far emergere tanti spunti emotivamente interessanti è quello di andare a cercare su un dizionario, o su un traduttore online, il corrispettivo della parola felicità nelle altre lingue. Si tratta di un modo divertente per innescare la curiosità verso le lingue straniere e per imparare termini nuovi, cosa che sprona i bambini anche a rimanere concentrati sull’emozione e sullo stato d’animo che caratterizza la felicità. Questo stesso gioco si può fare con le frasi della gratitudine e della gentilezza che, si sa, non è mai troppa. 

Canzoni, poesie e incantesimi di felicità

Tra poesie, filastrocche, canzoni e persino “incantesimi”, un allenamento pratico alla felicità è quello di creare il proprio testo, meglio se condiviso in famiglia, carico di sentimenti positivi e spensierati. Una volta scelta la rima, il ritornello o la formula della felicità, genitori e bambini possono creare una loro routine quotidiana, per esempio recitandola insieme appena svegli al mattino o alla sera prima di andare a dormire. Va benissimo anche qualsiasi altro momento della giornata, purché sia possibile stabilire un rituale riconoscibile che evochi, appunto, gioia e serenità. In alternativa, si può chiedere ai bimbi di stilare il proprio diario della gratitudine, dove scrivere, almeno una volta a settimana, i fatti della propria vita per i quali si sentono grati.

La ricetta della felicità

Ai bambini e alle bambine piace mescolare, si sa. Ecco perché giocare con i possibili ingredienti da mettere insieme è un modo per divertirsi in famiglia, stimolando sensazioni positive. Provate, quindi, a chiedere di ideare la loro ricetta della felicità. Ovviamente, le prime volte, bisognerà dare qualche spiegazione e si potrà partire spiegando loro che una ricetta può contenere: 4 kg di abbracci, 200 gr di melodia, 2 L di carezze, 600 gocce di arcobaleno e così via. Ci si può spingere anche oltre progettando un vero e proprio ricettario che annoveri ingredienti fatati oppure attività e oggetti reali, come: una fetta di torta al cioccolato, una tenda sulla spiaggia, tanti amici con cui giocare. 

L’oggetto o il luogo della felicità

Un gioco di sicuro appeal per i piccoli è quello dell’oggetto (un piccolo giocattolo, un peluche o qualunque altro accessorio) da caricare di felicità. Ecco come funziona: basta chiedere al bambino di stringere forte tra le mani il suo “catalizzatore” di felicità mentre prova uno stato d’animo gioioso e provare a trasferire in quell’oggetto tutta l’energia. Sarà poi il suo ricettore di felicità a emanare sensazioni positive ogni volta che lo si stringerà in mano. La stessa modalità può essere utilizzata per un luogo della casa, del giardino, della cameretta: si tratta semplicemente di stabilire in quale luogo ci si sente particolarmente sereni, soddisfatti e in armonia con il resto del mondo e di rifugiarvisi per qualche minuto ogni volta che si ha voglia o bisogno di ricaricarsi. 

La pratica migliore è dare il buon esempio 

Come sempre, il migliore esercizio di felicità è quello del buon esempio. Mostrarsi contenti, grati nei confronti della vita e gentili con gli altri, permette ai bambini di assimilare sensazioni positive in modo semplice. Importante, però, è anche verbalizzare questa felicità, parlando con i bimbi delle emozioni provate e imparando con loro a non vergognarsi di ciò che si sente. Basta ricordare che domande come “cosa hai provato quando sei riuscito a fare questa cosa?” oppure “come ti sei sentito quando hai aiutato il tuo amico?”, sono veri e propri propulsori di felicità

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Foto apertura: evgenyatamanenko -123.rf