Divertimento
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La regina degli scacchi: Beth Harmon vincente sulla scacchiera della sfiga

Un genio senza buone maniere, alla moda e bellissima, ma con un carattere impossibile: è la protagonista della miniserie Netflix di cui vi state per innamorare.

Un genio senza buone maniere, alla moda e bellissima, ma con un carattere impossibile: è la protagonista della miniserie Netflix di cui vi state per innamorare.

Beth Harmon impara a giocare a scacchi guardando il custode dell'orfanotrofio. A 9 anni Beth Harmon sbaraglia l'anziano giocatore. Beth Harmon è sempre tre mosse avanti a te, sulla scacchiera e nella vita. Beve, si droga, non è gentile, eppure attira a sé le simpatie di giocatori e tifosi (persino dei russi in piena Guerra Fredda). Beth Harmon non esiste, o meglio vive nella serie tv Netflix La Regina degli Scacchi, la prossima serie su cui fare binge watching.

Le buone ragioni per godere guardando “La regina degli scacchi”

La Regina degli Scacchi è una mini-serie da sette puntate autoconclusiva (anche se il finale potrebbe dare il la a nuove stagioni). Quindi non rischi di rimanere col fiato sospeso e una lunga attesa davanti per sapere come va a finire.

Beth Harmon è un personaggio pazzesco. Bambina prodigio, diventa schiava dei tranquillanti somministrati in orfanotrofio, che le permettono di concentrarsi sul gioco. Durante i suoi anni in orfanotrofio impara tutto ciò che può dall'inerme custode, che cerca di favorire il suo talento. Il suo carattere spigoloso non le impedisce di essere adottata da una buona famiglia. Insieme alla sua nuova mamma Alma, inizierà a mettere davvero a frutto il suo talento.

Le scenografie ma soprattutto i vestiti di Beth Harmon ti faranno girare la testa, quasi quanto la sua intelligenza e il suo saper tener testa ad avversari e componenti di un mondo - quello degli scacchi - smaccatamente maschile. Gli uomini per lei sono un grazioso intrattenimento da sfidare, sedurre e abbandonare. Tutti tranne uno.

Gli abiti di Anya Taylor-Joy e il loro significato nascosto

Abbiamo imparato che quando Netflix decide di fare le cose per bene, fa sul serio. Basta guardare le incredibili somiglianze tra gli eventi realmente accaduti e quelli narrati in The Crown 4. Anche ne La Regina degli Scacchi la realtà irrompe prepotentemente nella finzione grazie anche ai costumi di scena. La costumista della serie, Gabriele Binder, ha creato un guardaroba di capi su misura dai molti significati nascosti.

la regina degli scacchi

Intanto Beth Harmon inizia a relazionarsi con la moda dopo le lunghe privazioni vissute nell'orfanotrofio. Appena se lo può permettere, acquista gli abiti sfoggiati dalle giovani della sua generazione fino a superarle in stile ed eleganza. In questa prima fase è molto frequente l'uso degli scacchi sulle stampe.

«Per i look ispirati agli anni 50 ho pensato a Jean Seberg: proprio come Beth Harmon, era una outsider - ha spiegato la costumista a Vogue - Per i look che indossa a New York, invece, avevo in mente Edie Sedgwick. Più avanti nella serie, ho inserito anche riferimenti allo stile Biba ma attraverso gli occhi di una outsider, una persona interessante che va avanti per la propria strada».

Poi cita la Factory di Andy Wharol, le sue t-shirt omaggiano lo stilista André Courrèges. Ma il vero capolavoro è l'abito indossato al torneo di Parigi, un omaggio a Pierre Cardin e a «un'eleganza che non esiste più». Nell'ultima puntata Binder affida a un colore la chiusura del cerchio narrativo: il grigio, che cita il primo abito indossato dalla protagonista.

Ma Beth Harmon è esistita davvero?

La Regina degli Scacchi è basata sull'omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis, pubblicato in Italia da Beat edizioni. Il titolo originale della miniserie, come quello del romanzo, è The Queen's Gambit: si riferisce al gambetto di donna, un'apertura scacchistica. Quindi no, Beth Harmon non è mai esistita, ma ora ha il corpo e lo sguardo magnetico di Anya Taylor-Joy: se ci sarà una seconda stagione, sarà merito suo.

Le giocatrici di scacchi più forti del mondo

Perdute nelle classifiche da spulciare e prive di una vera ribalta, le donne degli scacchi esistono e hanno segnato la storia di questa disciplina olimpica. Dal 1927 al 1939 la campionessa cecoslovacca Vera Menchik ha imposto il suo talento. Dopo aver imparato a giocare a nove anni, giunge in Inghilterra dove inizia a vincere i primi campionati per ragazze. Sotto la guida del Grande Maestro ungherese Maróczy, conquista il titolo mondiale che mantiene fino alla sua morte, avvenuta nel 1944. Batte anche diversi uomini. Tra le sue "vittime", ci sono Max Euwe nel 1930, Mir Sultan Khan nel 1931, Edgar Colle nel 1932, Samuel Reshevsky nel 1935. I giocatori battuti venivano idealmente inclusi nel "Club Vera Menchik".

Nel 1950 Ljudmyla Rudenko impone la sua presenza sulla scena scacchistica mondiale. Impara a giocare all'età di dieci anni, abbandonando l'iniziale passione per il nuoto. Trasferitasi a Leningrado, dopo aver avuto il primofiglio, nel 1929 inizia ad allenarsi con il maestro Pëtr Romanowskij. Dopo la morte della Menchik, la FIDE organizza nel 1950 un torneo tra 16 giocatrici per stabilire la nuova campionessa. Rudenko rimane imbattuta fino al 1953, quando cede il titoloa Elisaveta Bykova. Nel 1950 le viene assegnato il titolo di Maestro Internazionale, mentre nel 1976 riceve quello di Grande Maestro Femminile. Nel 1953 vince il campionato sovietico femminile.

Le cinque edizioni dei campionati femminili tra il 1962 e il 1975 sono dominate da Nona Gaprindašvili, scacchista sovietica di origine georgiana. È lei a requisire il titolo a Bykova, che difende per quattro volte. Gioca diversi Open e a partire dal 1963 partecipa a dodici Olimpiadi degli scacchi, vincendo 25 medaglie, di cui undici ori a squadre e nove ori individuali. Alle olimpiadi di Dubai, nel 1986, vince dieci volte su dieci partite. Vince anche il venticinquesimo torneo di Capodanno di Reggio Emilia 1982/83. Esiste anche un Trofeo Nona Gaprindashvili, istituito in suo onore nel 1997.

Gaprindašvili perde il titolo mondiale nel 1978, battuta dall'allora diciassettenne Majja Čiburdanidze. Quest'ultima diventa così la più giovane campionessa della storia degli scacchi. Anche lei di origine georgiana, conserva il titolo fino al 1991, quando viene sconfitta dalla cinese Xie Jun.

Tra il 2010 e il 2016 (pur con qualche interruzione) il titolo è stato assegnato a Hou Yifan. Nel settembre 2008 diventa, all'età di 14 anni, la più giovane finalista di sempre del campionato del mondo femminile di scacchi. Nello stesso anno viene nominata Grande maestro assoluto nel 2008, conquistando un altro primato: è il più giovane Grande Maestro donna di sempre.

Dal 2018 è in carica Ju Veniun, campionessa cinese allenata dal Grande Maestro Ni Hua.

La regina degli scacchi Netflix: 5 curiosità che sicuramente non conosci

Secondo Adolivio Capece della Federazione Scacchistica Italiana la serie tv presenta un errore. La protagonista viene paragonata alla celebre campionessa del mondo Nona Gaprindashvili, dicendo che "non ha mai giocato contro gli uomini". «Cosa falsa: Nona ha giocato spesso e spesso vinto contro gli uomini, basti ricordare che nel 1982 ha vinto qui in Italia il Torneo di Reggio Emilia».

La Regina degli Scacchi è stata realizzata con la consulenza di Garry Kasparov e del famoso Bruce Pandolfini che cinquant’anni fa fu tra gli istruttori dele celebre giocatore di scacchi Bobby Ficher.

«Per evidenti esigenze cinematografiche/televisive, i giocatori muovo sempre troppo in fretta rispetto alla realtà - spiega Capece, che aggiunge - Inoltre, quando perdono, nella serie si arrendono buttando giù il Re, cosa che nessuno scacchista fa nel mondo reale».

Agli esperti del gioco degli scacchi non sarà sfuggita questa chicca, segnalata da Capece. «Si possono riconoscere una dozzina di partite realmente giocate (scelte da Kasaprov), tra le quali una di Gioacchino Greco, nel secolo XVII, e quella giocata da Morphy a teatro. Entrambe presenti in tutti i manuali per principianti. Ma non è stata citata alcuna partita giocata da una donna».