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Un pozzo verso gli inferi

A Orvieto, una cisterna a forma di elica

A Orvieto, una cisterna a forma di elica

È anche un modo di dire: è il pozzo di San Patrizio, per riferirsi a un luogo che conserva una quantità inesauribile di oggetti e tesori; sta anche a indicare una voragine senza fondo, che non si riempie mai. Ma il pozzo di San Patrizio esiste veramente e si trova a Orvieto, in Umbria. Orvieto è una spendida città piena di bellezze architettoniche e artistiche, come il Duomo con i suoi affreschi del Signorelli e il suo centro tipicamente medievale, ed è posta su una gigantesca rupe tufacea che spicca sul paesaggio circostante. Il pozzo non si trova in centro: è ubicato in fondo a via Sangallo, non lontano dalla stazione di arrivo della teleferica; si riconosce con difficoltà, perché si presenta come una costruzione bassa con due porte esterne. La città comunque è costellata di grotte e di cavità, e il pozzo di San Patrizio ha una storia e un fascino del tutto particolari.

Ma prima il nome: Patrizio non è un santo umbro, e neanche italiano, ma irlandese. A cosa si deve allora il nome? La leggenda narra che san Patrizio (385?-461) si recasse a pregare in un luogo appartato presso il lago Derg, nel Donegal. Qui si trovava una caverna, che era ritenuta l’ingresso per il purgatorio e gli inferi, indicatagli da Cristo; chi vi entrava e riusciva a scendere fino in fondo, avrebbe visto quali erano le pene dell’inferno e si sarebbe salvato. Il luogo fu meta di pellegrinaggi per secoli, fino a che papa Callisto III, nel 1457, non fece chiudere la grotta.

Ma torniamo a Orvieto. In questa parte della città, sul limite orientale, il cardinale Egidio Albornoz fece erigere una fortezza nel 1364, che successivamente venne modificata e migliorata. Nel 1527, in seguito al saccheggio di Roma da parte dei Lanzichenecchi, si rifugiò a Orvieto il papa Clemente VII; questo fatto determinò la decisione di far costruire un pozzo per garantire l’approvvigionamento di acqua in caso di assedio. Il progetto fu affidato all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, che già stava lavorando alle fortificazioni; l’opera fu completata dieci anni dopo, nel 1537, da Giovan Battista da Cortona, sotto il papa Paolo III, mentre nel 1543 furono completate anche le decorazioni, opera di Simone Mosca. Il pozzo fu scavato direttamente nel tufo: ha una forma cilindrica, è profondo oltre 53 metri ed è largo circa 13 metri. Fu ideato seguendo l’idea della scala a chiocciola del Belvedere in Vaticano: vi è infatti un doppio percorso a spirale a gradinate, con un scala che scende e una che sale, dove gli animali da soma potevano scendere, essere caricati con l'acqua e risalire senza che si incontrassero. Dei grandi finestroni, settanta, fanno prendere luce alle rampe; se si affaccia chi scende, può vedere dalla parte opposta chi sale. I gradini sono 248 per scala; in fondo c'è l'acqua, proveniente da una sorgente, che rimane sempre alla stessa altezza perché c'è un emissario che la fa defluire. Un ponte unisce le due scale.

Un aspetto sorprendente della scala è che la sua forma a doppia elica è simile, geometricamente, alla doppia elica del DNA, che fu scoperta solo nel 1951. È molto suggestivo affacciarsi nel pozzo dall'alto e guardare verso il basso, dove l'oscurità fa intravedere a malapena il fondo. Dopo la sua apertura entrò subito a far parte delle 'tre meraviglie di Orvieto' e divenne un'attrazione per i viaggiatori; nell'Ottocento, grazie alla vicinanza del convento dei Servi di Maria, gli fu dato il nome di pozzo di San Patrizio, in riferimento alla leggenda del santo irlandese. 

Orvieto però non offre solo questo viaggio per esplorare il suo mondo sotterraneo. La rupe nasconde numerose grotte e cunicoli (oltre 1200!) che sono stati scavati nel corso di 2500 anni, da quando fu fondata l'etrusca Velina, fino a tempi più recenti; gli ambienti che si attraversano nel corso della visita sono di epoca etrusca, medievale e rinascimentale, e rivelano come nel corso dei secoli gli abitanti della città si siano serviti in modo alternativo e aggiuntivo del sottosuolo. Parecchi sono i pozzi etruschi scavati per la ricerca di acqua; molto spettacolare è una sala di epoca medievale, con un frantoio per le olive, le macine, il focolare e le mangiatoie per gli animali. La rete di gallerie è una scoperta piuttosto recente: risale agli anni Settanta del Novecento, quando una frana della rupe fece scoprire le prime cavità.

Pozzo di San Patrizio

Viale Sangallo, Orvieto
Tel.: 0763 343768
Orari:  novembre-febbraio 10-17, marzo-aprile e settembre-ottobre 9-19, maggio-agosto 9-20.

www.sistemamuseo.it
www.orvietounderground.it