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Il Piemonte del tessile e delle risaie

Un viaggio nella terra delle mondine

Un viaggio nella terra delle mondine

Il percorso di questo itinerario, lungo circa 58 km, accompagna il viaggiatore alla scoperta del Piemonte meno noto, quello della zona tessile e dedicata alla coltivazione del riso. Lì un tempo lavoravano le mondine, immerse fino alle ginocchia nell’acqua per raccogliere faticosamente il riso.

Il viaggio comincia da Oropa, con una visita al suo celebre santuario dedicato alla Madonna d’Oropa: uno dei luoghi di devozione mariana più celebri del Piemonte. Sorto nel Seicento, coevo alla lunga serie dei Sacri Monti, occupa un magnifico sito scenografico al cui interno tanto le piazze quanto la basilica, quanto ancora le numerose cappelle illustrano la vita della Madonna.

L’itinerario prosegue verso Biella,una città dall’impianto urbano particolare, il cui nucleo originario è costituito da Biella Piano, raccolto attorno alla piazza centrale. Nel dedalo delle vie medievali si distinguono il duomo quattrocentesco affiancato dal campanile romanico di Santo Stefano e il battistero del IX secolo. Dalla grande piazza su cui prospetta la facciata del duomo lo sguardo si alza verso Biella Piazzo e subito si indovina la duplice realtà urbana. Il cuore della città ha oscillato per secoli tra il Piano e il Piazzo e oggi dilaga a sud nella pianura, volgendo le spalle alla sua storia passata. La parte del Piazzo vive appartata sul suo sperone collinare, in cui si può ancora cogliere quasi intatta l’atmosfera del borgo medievale, e dove spesso i vescovi di Vercelli venivano a rifugiarsi quando le guerre devastavano la pianura. La pianta ellittica del borgo chiude la piazza porticata della Cisterna e solo gli edifici maggiori di contorno risentono dei rifacimenti rinascimentali e barocchi; dalle ripide vie che escono dallo stesso borgo si può dominare sia l’ampia cerchia dei colli e dei monti che fanno da corona alla città, sia la pianura, che precede quella vercellese della risaia. Tra questi due lembi si estende però ancora la baraggia, un territorio tipico del Piemonte in cui si trovano cespugli e piante basse, simile alla brughiera; un tempo era chiamato semplicemente ‘incolto’, ora invece è un ambiente protetto da diversi provvedimenti della regione.

Con un’incursione verso Verrone e Masazza o, sul versante opposto, verso Salussola, si entra nella risaia. Bastano pochi chilometri all’interno di quest’ultima per rendersi conto del complesso sistema ambientale e produttivo che qui si è formato e soprattutto dell’intricato capolavoro di ingegneria idraulica che incorpora. Lungo la distesa delle ‘terre d’acqua’, si incontra in prossimità di Formigliana il canale Cavour. Si tratta della più imponente opera idraulica dell’Ottocento piemontese, voluta dal ministro di cui porta il nome, che ha consentito di diffondere e completare l’irrigazione del territorio, dal Chivassese al Ticino.

Da Formigliana si raggiunge Vercelli, il capoluogo storico della risaia. Gli aspetti più autenticamente culturali e urbanistici di questa città devono essere fatti risalire al Medioevo. La costruzione architettonica principale è la basilica di Sant’Andrea: sita in prossimità della stazione ferroviaria, è una delle prime testimonianze dell’arte gotica in Italia ed è coeva all’istituzione della prima università del Piemonte, avvenuta qui nel 1228 attraverso l’attivazione di un’intesa con quella, preesistente, di Padova. La città di quel secolo, e di quelli successivi, doveva essere, oltreché un centro di potere e di elaborazione culturale, anche un vero e proprio cruogiolo artistico, espresso in particolare dalla scuola pittorica di Martino Spanzotti, al quale si deve l’avvio della pittura più autenticamente piemontese del Quattrocento e del Cinquecento, esemplificata poi anche dai suoi allievi e successori. Tracce di questo felice momento artistico si trovano sparse nelle chiese locali e nel museo Borgogna, anch’esso ubicato in città.

La potenza e la ricchezza di Vercelli a partire dall’età comunale e fino al Rinascimento sono poi attestate anche da alcune torri, come quella duecentesca di San Marco, quella trecentesca del Comune e quelle più tarde dei Vilardi, dei Tizzoni, dei dell’Angelo, delle case dei Centori e degli Alciati, tutte provviste di bei cortili e affreschi. L’intensa attività edilizia settecentesca è invece testimoniata dalle opere di Filippo Juvara, di Benedetto Alfieri, di Bernardo Vittone e degli architetti del barocchetto (o del rococò) piemontese che si incontrano ancora nel perimetro del centro storico.

Da Oropa a Vercelli
58 km circa