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La donna di Ostuni

Il ritrovamento di una mamma di 25.000 anni

Il ritrovamento di una mamma di 25.000 anni

Il 24 ottobre del 1991, in una delle grotte intorno a Ostuni, è stata fatta una scoperta che in poco tempo ha fatto il giro del mondo: si tratta del ritrovamento dello scheletro di una donna incinta risalente a 25.000 anni fa, nel pieno del Pleistocene. Delia, così è stata nominata, è considerata la mamma più antica del mondo; quando morì, infatti, doveva avere circa vent’anni ed era prossima al parto: lo scheletro è stato ritrovato in posizione rannicchiata con in grembo lo scheletro del neonato mai partorito. La giovane venne sepolta con una mano sotto il capo e un’altra poggiata sul ventre, come a proteggere il feto.

Siamo in provincia di Brindisi, nel Parco Archeologico e Naturalistico di S. Maria d’Agnano, una zona abitata sin dalla preistoria. La grotta di Santa Maria di Agnano, quella del ritrovamento di Delia, si apre ai piedi di una falesia alta circa 10 metri. Lo scheletro è circondato da frammenti di conchiglie marine forate e decorate, elementi tipici della sepoltura primitiva e tra i beni di maggior valore, denti di cavallo e uro che denotano la sua appartenenza al gruppo dei cacciatori, frammenti ossei con tracce d’incisioni, manufatti litici, ornamenti appartenenti alla donna come bracciali e una cuffia di conchiglie impastate con ocra rossa. Il copricapo è molto simile a quello della ‘venere di Willendorf’: questo ha fatto pensare che non si trattasse di una semplice sepoltura, ma di una sorta di divinizzazione della maternità incompiuta e della procreazione. La sepoltura era ricoperta da pietre di medie dimensioni, probabilmente spolverata di ocra rossa, pigmento legato alla sacralità.

La grotta è stata, oltre a luogo di sepoltura, anche un santuario messapico, dedicato alla dea Demetra, e luogo di culto cristiano. I reperti ritrovati ci dimostrano una grande frequentazione del sito per un lungo periodo: strumenti di selce neandertaliani risalenti al Paleolitico, dipinti, manufatti in pietra, frammenti ceramici decorati risalenti al Neolitico, ceramiche del V secolo a.C. di provenienza locale e importati, terrecotte votive dedicate al culto di Demetra, addirittura reperti di età romana imperiale. Lo scheletro e i reperti sono ospitati presso il Museo delle Civiltà Preclassiche di Ostuni. Dell’epoca bizantina si conservano tracce di affreschi, nella cavità sinistra si trova una cappella cinquecentesca con un affresco della Vergine. L’ingresso della grotta appare a forma di cappella, facciata realizzata nel Seicento per proteggere il santuario dall’esposizione alle intemperie.

Nella stessa località ma esterna alla grotta è stata ritrovata un’altra sepoltura. Si tratta in questo caso di un uomo, probabilmente un cacciatore, sepolto in posizione supina con le braccia sul petto, senza alcun corredo funerario. Tutto intorno sono stati ritrovati frammenti ossei e denti di cavallo. Probabilmente la sepoltura del cacciatore faceva parte di una ritualità più complessa, con una composizione circolare e al centro un ciottolo inciso.

La grotta di Santa Maria di Agnano non è la sola nei paraggi a conservare tesori preistorici. Poco distante, nei pressi di Villa Nazareth, si apre Grotta Sant’Angelo, un’altra grande cavità con gallerie e caverne inesplorate. Durante la preistoria, tra Neolitico ed Eneolitico, fu un importante luogo di culto. Anche qui sono numerosi i reperti archeologici, un piano utilizzato per i focolari, asce di pietra, scalpelli, lame, punteruoli, frecce, macine e fossili; tutto il materiale è oggi conservato presso il museo locale.

L’itinerario alla scoperta della Puglia preistorica prosegue nel Gargano dove importanti testimonianze sono state rinvenute all’interno della grotta dei Paglicci, ricca di pitture rupestri e graffiti risalenti al Paleolitico inferiore, e nella grotta della Defensola, vicino a Vieste, che rappresenta forse la più antica miniera di selce, materiale fondamentale con cui venivano realizzati strumenti e armi. I cavatori di selce hanno lasciato misteriosi graffiti raffiguranti strani reticoli, il cui significato rimane ancora oscuro.

www.urpcomunediostuni.it