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I tesori di Cosenza e dintorni

Sulle tracce di Alarico e Salvatore Fiume

Sulle tracce di Alarico e Salvatore Fiume

Poco citata, poco conosciuta, Cosenza è una città della Calabria appena a sud dell’altopiano della Sila, da cui lo divide il Vallo del Crati. Il nucleo più antico dell’abitato si stende sul versante settentrionale e orientale del colle Pancrazio, nell’area delimitata a nord e a est dai corsi dei fiumi Busento e Crati. Proprio qui, nel lontano 410, morì, forse per le febbri malariche, il re dei Visigoti Alarico, mentre trasportava verso la Sicilia e l’Africa le ricchezze predate nel sacco di Roma. Per seppellirlo, i suoi soldati deviarono il corso del Busento e scavarono l’alveo del fiume, quindi ricondussero le acque nel suo letto originario. Nessuno, però, ha mai trovato tracce né della sepoltura di Alarico né del suo tesoro. La storia della città, però, inizia molto prima: metropoli dei Bruzi (Consentia), durante le guerre puniche parteggiò per i Cartaginesi e nel 204 a.C. fu costretta a sottomettersi a Roma. Conservò notevole importanza economica e in età imperiale fu una delle principali tappe sul percorso della via Popilia.

Le strade strette e anguste del centro storico svelano poi la storia successiva della città, fatta di lotte tra bizantini e longobardi, e di invasioni saracene; nell’XI secolo furono i normanni di Roberto il Guiscardo a occuparla, e suo figlio Ruggero fece costruire il grande castello, che ancora oggi domina la città, per sopprimere le numerose rivolte degli abitanti. Nel 1844, la città già teatro di diversi tentativi di moti insurrezionali, fu teatro dello sfortunato tentativo di insurrezione capeggiato dai fratelli Bandiera, che furono catturati e giustiziati nei pressi dell’abitato. Un’importante spinta economica fu data dalla costruzione della ferrovia per Sibari (1878) e dell’apertura di quella per Paola (1916).

Il duomo, raggiungibile attraverso l’intrico delle stradine strette del centro, rivela le varie epoche in cui fu modificato. L’impianto è romanico e custodisce al suo interno il monumento funebre di Isabella d’Aragona, moglie di Filippo III re di Francia, che morì qui nel 1271 durante un viaggio di ritorno dall’Oriente; si tratta di una trifora gotica (XIII secolo) opera di scultura francese. La tavola che raffigura la Madonna del Pilerio, protettrice della città, è una copia dell’originale che si trova invece nella Galleria Nazionale di Palazzo Arnone. Si tratta di una preziosa icona bizantineggiante del XII secolo, particolarmente venerata dai cosentini: è legata infatti all’epidemia di peste che si scatenò in città nel 1576. Un uomo che si era recato in duomo a pregare la Madonna, vide che sul volto della Vergine nell’icona si era formata una macchia, come se Maria volesse accollarsi la terribile malattia. Da quel momento, in effetti, l’epidemia cominciò ad allontanarsi dalla città, fino a scomparire. Il fatto fu interpretato come un miracolo, e da quel giorno la Madonna del Pilerio viene festeggiata solennemente ogni 12 febbraio, data in cui la città, nel 1854, fu colpita da un terremoto. Altro oggetto estremamente prezioso è la Stauroteca, un reliquiario a forma di croce, finissima opera di oreficeria, che fu donato al duomo nel 1222 da Federico II.

A qualche decina di chilometri da Cosenza, non lontano dalla costa tirrenica, sorge Fiumefreddo Bruzio, su un pianoro a picco sul mare. Fa parte del club dei Borghi più belli d’Italia. Nel piccolo paese si scorgono i segnali di rinascita e di ristrutturazione; di origini medievali, l’abitato custodisce parti dell’antica cinta muraria e pochi resti del castello medievale, distrutto da un bombardamento navale nel 1807. Risalgono al Seicento il palazzo Pignatelli e la chiesa madre di Santa Maria; nella chiesa Matrice di San Michele Arcangelo sono conservate tele di Francesco Solimena. Il borgo è abbellito anche da interessanti murales eseguiti dal pittore Salvatore Fiume (1915-1997): l’artista che si offrì di eseguire gratuitamente alcune opere allo scopo di rivitalizzare il centro storico. Tra il 1975 e il 1977, perciò, Fiume dipinse alcune pareti diroccate del castello e la cupola della cappella di San Rocco; negli anni Novanta del Novecento, le due piazze panoramiche di Largo Torretta e Largo Rupe furono arricchite di due sculture bronzee dell’artista, ‘La Fontana’ e ‘La Fortuna’. Da lì, la vista si spinge fino alle isole Eolie.  

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