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Sulla rupe del tempio di Venere

La pietra e i panorami della città di Erice

La pietra e i panorami della città di Erice

Un panorama sconfinato, che nelle giornate più limpide permette di vedere l’Etna, dalla parte opposta della regione; un paese antico, color della pietra, a 750 metri di quota. Ai piedi della rupe è Trapani, raggiungibile con la funivia, davanti c’è il mare. Il comune di Erice ha circa 28.000 abitanti, ma qui in paese ne abitano poco più di 500. Forse è anche questo che contribuisce a renderla così isolata; basta lasciare le strade principali per trovarsi in luoghi silenziosi e appartati, come se tutte le case fossero vuote. C’è anche chi l’ha chiamata “l’Assisidel Mezzogiorno”, per il numero straordinario di chiese e conventi presenti, disseminati per la città caratterizzata dalla forma triangolare.

Una caratteristica peculiare di Erice sono le sue strade strette e tortuose, selciate a fitti riquadri, che si intrecciano in una sorta di labirinto; le “venule”, invece, estremamente scoscese e anguste, collegano le vie più grandi poste a livelli diversi, e servono anche a spezzare le forti folate di vento che d’inverno spazzano la rupe; l’altitudine poi favorisce la formazione di nebbie, che rendono ancora più affascinante e misteriosa la città.

Migliaia di anni fa la rupe, luogo ideale di difesa e isolamento, venne abitata dai Sicani; poi tra il XIII e il XIV secolo prima di Cristo giunsero gli Elimi, che si dice fossero profughi provenienti da Troia. Furono loro a portare qui il culto della dea della fecondità e dell’amore, Afrodite per i Greci e Venere per i Romani, che qui si chiamerà appunto Venere Ericina. Il santuario a lei dedicato crebbe progressivamente d’importanza: durante le feste estive infatti giungevano qui moltissimi fedeli. Intorno al 200 a.C. erano ben 17 le città siciliane che dovevano rendere devozione al luogo, offrendo ricchezze in dono per mantenere  addirittura una guarnigione di soldati per vigilare. Con l’arrivo del Cristianesimo iniziò il declino, tanto che la città si spopolò progressivamente. Furono i Normanni a ridarle vita: Guglielmo II (1154-1189) la dichiarerà “città del demanio regio” offrendo casa e terra a chi avesse scelto di abitare lì. Quasi per cancellare il ricordo dell’antico culto, il paese cambiò nome e divenne Monte San Giuliano, che mantenne fino al 1934.

E sulle rovine del tempio di Venere venne costruito il castello normanno. Quest’area si trova su uno dei vertici del triangolo, mentre la chiesa Matrice, invece di essere al centro della città come accade di solito, si trova su una delle due estremità opposte, quasi a fare da contraltare. Dedicata all’Assunta, fu edificata nel 1314; la facciata è abbellita da un rosone, mentre l’ingresso si distingue per un pronao con quattro arcate ogivali. Il campanile è distaccato dalla chiesa ed era in origine una torre di vedetta.

Il borgo medievale conserva una parte di mura, di epoca normanna, sulle quali si aprono le tre porte Spada, del Carmine e Trapani; la parte inferiore delle mura risale ai secoli VIII e VII a.C., con rifacimenti romani. Il castello-fortezza di Venere (sec. XII-XIII) è stato recentemente restaurato; nell’area vi si trova anche un pozzo, forse sacro, detto pozzo di Venere. Un possente muraglione fa parte di una fortificazione cartaginese; altri resti appartengono a un impianto termale di epoca romana. Nei pressi è la torretta Agostino Pepoli, che prende il nome dal conte che la fece costruire, e il castello del Balio, residenza del magistrato, con torri medievali: di fronte si estende un suggestivo giardino all’inglese.

Il Palazzo Municipale è in piazza Umberto I e ospita il Museo Civico “Antonio Cordici”, che custodisce reperti archeologici preistorici, punici e greci, tra cui materiale fittile, bronzetti, terrecotte, vetri e una testa di Afrodite del V secolo a.C., proveniente dalla necropoli ericinia. Nell’atrio, un’Annunciazione di Antonello Gagini. Gli ex-conventi di San Domenico (quattrocentesco), San Francesco e San Pietro ospitano il Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, fondato qui dal professor Antonino Zichichi, che ogni estate si anima con convegni internazionali e giornate di studio legati alla fisica nucleare. All’inizio di settembre la città ospita la Settimana di musica Medievale e Rinascimentale.

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