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Mutilazioni genitali femminili: chi è Nice, la donna che ha cambiato il rito Masai

Il 6 febbraio in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. Nice ha detto no a questa barbarie e ha cambiato il suo metro quadrato di mondo.

Il 6 febbraio in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. Nice ha detto no a questa barbarie e ha cambiato il suo metro quadrato di mondo.

Nel mondo sono circa 200 milioni le donne che hanno subito mutilazioni genitali, un abominio e una grave violazione dei diritti umani. Si tratta di riti indissolubilmente legati alla cultura locale, che vede nella mutilazione una specie di rito di passaggio dall'essere ragazzine a donne, oltre a un requisito fondamentale per sposarsi. Solitamente viene praticato su bambine dai 4 ai 12 anni.

Tuttavia le Mutilazioni Genitali Femminili (Female Genital Mutilation – FGM) sono anche all'origine di morti di madri e bambini durante il parto. Per questo la legge proibisce questo genere di pratiche in tutto il mondo, Africa inclusa. Ma i riti di passaggio continuano ad essere praticati - e ad uccidere - milioni di donne.

Se pensate però che le FGM vengano praticate solo in Africa, vi sbagliate. Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili interessa oggi anche gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la stessa Europa, Italia compresa. Nonostante la mancanza di dati sulla diffusione di questa pratica nei Paesi europei, l’Europarlamento stima che siano circa 500.000 le donne e le ragazze che convivono con le mutilazioni.

La Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili

Il 6 febbraio tutto il mondo celebra la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. Per onorare la ricorrenza vi raccontiamo la storia di Nice, donna della tribù Masai, che è riuscita a convincere la sua gente ad abbandonare tutte le pratiche che violano la sfera intima femminile.

Come racconta Angelo Ferrari su Agi, Nice Nailantei Leng’ete lotta da una vita per stralciare le mutilazioni genitali femminili dalla cultura del suo popolo, i Masai.

Oggi operatrice di Amref Health Africa, Nice è nata in una tribù di pastori ed è cresciuta in un villaggio rurale ai piedi del monte Kilimangiaro. All’età di 9 anni è fuggita. Alla zia, che voleva sottoporla alla tradizionale mutilazione genitale, si è ribellata e ha detto il suo primo no.

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Foto: archnoi1 © 123RF.com

La mutilazione in Kenya viene praticata sulle bambine tra i 9 e i 12 anni e segna il passaggio dalla pubertà all'età adulta, il che significa che da quel momento la donna-bambina può esser data in sposa.

Nice si è opposta a tutto questo ed è riuscita a introdurre nella sua comunità un rito alternativo, che conserva la tradizione del passaggio, ma vieta la mutilazione.

Gli anziani del suo popolo e i Moran, giovani guerrieri Masai, hanno accettato che le bambine diventassero protagoniste di una vera e propria festa che si svolge nell'arco dei tre giorni dopo la chiusura delle scuole.

In questi giorni le bambine partecipano a incontri di educazione sessuale e sanitaria. Parlano e si confrontano sulla sessualità e la salute femminile. Vengono loro mostrati anche dei video sulle mutilazioni genitali. Durante l'ultima giornata del rito le piccole donne sono le protagoniste di una cerimonia speciale.

Vengono accese delle candele, che rappresentano la luce dell'educazione. A passare le fiamme sono le donne più anziani alle più giovani. Alla fine la luce viene spenta, una metafora della vittoria sulla brutalità.

Il giorno dopo gli anziani del villaggio aspettano le bambine in una manyatta (insediamento tipico dei Masai), dove vengono benedette dagli anziani con il latte contenuto in una zucca vuota. Poi si canta e si balla.

Nice continua la sua lotta in Kenya, ma anche nel resto del mondo attraverso il suo ruolo di ambasciatrice. Nel 2018 il settimanale americano Time l’ha inserita tra le 100 persone più influenti al mondo. Ma il merito più importante lo ha riscosso sul campo, dove i giovani guerrieri Moran della sua tribù le hanno donato il bastone del comando. 

Foto apertura: Artur Szczybylo © 123RF.com