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Diritto all'oblio oncologico: cos'è e cosa cambierà in Italia

Stipulare una polizza assicurativa, contrarre un prestito, adottare un bambino: in queste e altre circostanze, una diagnosi di cancro può rappresentare un ostacolo. Anche dopo aver sconfitto la malattia da anni. Da qui nasce la proposta di legge sul diritto all’oblio oncologico.

Stipulare una polizza assicurativa, contrarre un prestito, adottare un bambino: in queste e altre circostanze, una diagnosi di cancro può rappresentare un ostacolo. Anche dopo aver sconfitto la malattia da anni. Da qui nasce la proposta di legge sul diritto all’oblio oncologico.

Lucia ha 32 anni, è laureata in Psicologia e ha conseguito un master con il massimo dei voti. Si è candidata a un concorso pubblico per un posto da psicologa nella Guardia di Finanza. L’esito? Non idonea. Antonella avrebbe voluto chiedere un piccolo prestito o sottoscrivere un’assicurazione. Le è stato consigliato di non perdere nemmeno tempo a presentare la domanda, perché sarebbe stata sicuramente respinta. Antonella e Lucia fanno parte di quel milione di persone in Italia che hanno avuto un tumore. E sono guarite. Nel senso che, attualmente, la loro aspettativa di vita è pari a quella di chiunque altro. Nonostante ciò, si vedono ancora negare alcuni diritti che, per tutti gli altri, sono basilari. È anche per loro che si sta lavorando a una legge sul diritto all’oblio oncologico

Cos’è l’oblio oncologico e perché serve una legge

Grazie alla diagnosi precoce e ai progressi della medicina, con il cancro si può convivere a lungo e dal cancro si può anche guarire (per citare un capitolo del 15° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici). Oggi, in Italia 3,6 milioni di persone vivono dopo una diagnosi di tumore. Soprattutto quando si parla di tumori molto diffusi, come quello al seno o alla prostata, i tassi di sopravvivenza a cinque anni sono incoraggianti: si parla rispettivamente dell’88% e del 93%. I dati sono ufficiali, perché vengono dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.

Ci sono però innumerevoli contesti in cui il cancro, anche se è stato superato, rimane una macchia. Una sorta di lettera scarlatta. Qualche esempio? Spesso a un ex paziente oncologico viene negata a prescindere la possibilità di stipulare un’assicurazione sulla vita. Il che è un doppio problema: perché impedisce sia di tutelare i propri cari, sia di accendere un mutuo o un finanziamento per il quale la polizza è una condicio sine qua non. Anche per l’iter di adozione è prevista un’accurata verifica dello stato di salute della coppia. Non è automatico che una persona che ha un passato oncologico sia esclusa; ma certamente questo diventa uno dei criteri di valutazione. Il significato di oblio oncologico è proprio questo: la facoltà di non dichiarare di avere avuto la malattia, se nel frattempo è trascorso un periodo di tempo sufficiente.

Cosa prevede la proposta di legge sull’oblio oncologico

Dopo tanti anni di discriminazioni silenziose, oggi in Italia abbiamo una proposta di legge sull’oblio oncologico. Deriva dalla sintesi di ben nove testi diversi, un lavoro di cui si sono fatte carico le deputate Maria Elena Boschi (Partito Democratico) e Patrizia Marrocco (Forza Italia).

La proposta di legge dice una cosa molto chiara: chiunque ha il diritto di omettere le informazioni e di non subire indagini sulla malattia, nel caso in cui le terapie si siano concluse almeno dieci anni prima e da allora non ci siano state ricadute. Se il cancro è stato diagnosticato prima dei 21 anni di età, questo periodo viene dimezzato e passa quindi a cinque anni. Questo principio si applica in ambito bancario, finanziario, di investimento e assicurativo, ma anche nel percorso di adozione, nei concorsi, nella carriera lavorativa e nella formazione professionale.

Non è ancora detta l’ultima parola, perché si tratta ancora di una proposta. Una proposta che tuttavia procede piuttosto spedita: dopo il sì della Commissione affari sociali il 28 giugno e dell’aula di Montecitorio il 3 luglio, ora manca all’appello il Senato. Elisabetta Iannelli, avvocata e segretaria generale di FAVO (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), parla di “una bella pagina della politica italiana, unita per il riconoscimento di un diritto universale: il ritorno alla vita dopo il cancro, poiché alla guarigione clinica deve corrispondere la guarigione sociale”. 

Foto in apertura: burdun/123rf.com