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Silver Revolution

PEOPLE: L'ATTUALITA'
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"Un vantaggio di invecchiare è di diventare più sicuri di sé": intervista a Cristina De Stefano

Le donne scandalose di Cristina De Stefano: fascino, sicurezza, sregolatezza, libertà.

Le donne scandalose di Cristina De Stefano: fascino, sicurezza, sregolatezza, libertà.

Cristina De Stefano è giornalista, scrittrice e scout letterario, classe 1967. Scrive di donne. Da sempre. Dopo la pubblicazione, nel 2013, della biografia su Oriana Fallaci, Oriana. Una donna, il suo ultimo libro, Scadalose. Vite di donne libere, ci ha raccontato le storie di 20 donne libere, 20 donne che a lei piace definire, appunto, scandalose.

Ma cosa vuol dire esattamente fare scandalo? Chi sono le donne scandalose oggi? Ma soprattutto: si può essere scandalose dopo una certa età? E perché le donne che vivono a pieno la propria libertà rischiano sempre di finire sullo scaffale dei ricordi con questa etichetta addosso?

Cristina De Stefano ci ha parlato del suo libro e ci ha fatto capire una meravigliosa verità: che fare scandalo non è un obiettivo o un traguardo da raggiungere. Essere libere vuol dire trovare il modo per stare bene con sé stesse nel mondo.

Ringraziando Cristina per le sue risposte, dedico questa intervista a tutte le donne scandalose che hanno il coraggio di essere libere, di scalare le montagne dei pregiudizi, di atterrare esattamente dove vogliono, quando vogliono.

Da dove nasce il libro Scandalose? A cosa si lega l'esigenza di raccontare queste donne davvero straordinarie, alle quali raramente si dedica la giusta considerazione?

Nello scrivere libri io alterno biografie impegnative, su un singolo personaggio, a libri più lievi, collettivi, con una serie di donne, che mi servono per sciogliere i muscoli, un po’ come le scale per un pianista, e per liberarmi dalla possessione, perché studiare per anni un personaggio per una biografia è un po’ come essere posseduta. Così dopo la biografia di Oriana Fallaci (Oriana. Una donna, Rizzoli) volevo un girotondo di donne, un po’ di leggerezza. La parola Scandalose è sorta da sola, una sera in cui guardavo il pubblico di una dimostrazione pubblica di Zumba e notavo che si facevano avanti solo le donne, vecchie giovani ragazzine, tutte scatenate, tutte goffe, perché provavano per la prima volta questa ginnastica-ballo, mentre i loro uomini stavano tutti a guardare, più o meno imbarazzati. Ho detto a me stessa: capisco perché le società tradizionali imprigionano le donne, siamo tutte così piene di energia, così incontrollabili.

Cosa ti ha portato a scegliere proprio questi 20 nomi?

Il caso, le mie letture, le mie inclinazioni. Di lavoro leggo e di passione leggo di donne. È stato come cogliere i fiori in un prato, quando una donna scandalosa mi colpiva la coglievo.

Qual è la storia che hai sentito più tua nel raccontarla? C'è uno dei personaggi che ha, in qualche modo, influenzato il tuo percorso professionale o di vita?

Penso Pearl S. Buck, la scrittrice americana cresciuta in Cina, forse perché ha segnato la mia infanzia con i suoi grandi romanzi, e poi perché mi piace la sua eleganza, la sua dignità. La donna che ha segnato la mia vita però non è nel volume, spero saprò dedicarle prima o poi un libro tutto suo. È Simone Weil, meravigliosa, incomprensibile, estrema figura di filosofa, morta nel 1943.

Leggendo Scandalose, una città che spesso incornicia e favorisce la voglia di libertà delle protagoniste è Parigi. Pensi che ancora oggi Parigi possa avere una marcia in più nel cammino verso l'emancipazione femminile?

È vero. Succede perché la maggior parte delle mie Scandalose si muovono tra le due guerre, quando Parigi è in effetti la capitale culturale e della libertà, il posto dove tutto succede. Non sono sicura che sia ancora così. A Parigi vivo da quasi vent’anni ormai, forse è l’effetto della vicinanza, ma a me ormai sembra una vecchia signora che vive di rendita.

A proposito di Parigi, quanto è stata ed è importante nel tuo percorso professionale? Ci sono meno barriere legate al gender? Senti meno la presenza di ingerenze, come per esempio quella della Chiesa?

Parigi è stata importante per me. Mi ci sono trasferita nel 2002 per motivi personali e vi ho trovato un nuovo lavoro, quella di scout letterario, un lavoro bellissimo perché il francese è, dopo l’inglese, la lingua più tradotta al mondo. Sul gender non saprei dire, ma certo è una grande città, dove l’individuo è centrale e la libertà maggiore. La Chiesa cattolica è una Chiesa di minoranza, in Francia, forse è un bene, la fede è più sentita, le messe sono più partecipate. È la prima cosa che ho notato, quando sono entrata in una chiesa.

Abbiamo dedicato uno spazio speciale sul nostro magazine che parla di e si rivolge alle donne over 50, Silver Revolution. Pensi che si possa essere scandalose anche quando si crede di avere già visto tutto? In che modo?

Invecchiando si può e si deve essere scandalose. In francese c’è una bellissima espressione - vieille dame indigne: una vecchia signora indegna - per indicare questo. Per me già il fatto di non tingersi i capelli è una bandiera di libertà. Io sto affrontando i miei capelli bianchi con molta allegria e curiosità, mi piacciono. Sono parte di me. Se li tingessi saprei che quella me stessa è lì sotto: nascosta.

Come ci si libera dagli schemi a 50 anni? Tu pensi di averlo fatto prima o ci sei arrivata quando la consapevolezza era già un po' più solida per gli anni e l’esperienza?

Un vantaggio di invecchiare è di diventare più sicuri di sé. Ci si conosce, si sanno i propri limiti e le proprie forze. Non so se mi sono liberata dagli schemi, ne ho come tutti, ma di certo sto imparando a evitare le persone che non mi fanno stare bene, a fare quello che voglio e non quello che vogliono gli altri. Dire di no è un’arte che va studiata, soprattutto per le donne, che sono educate a essere sempre disponibili. lo scrittore Witold Gombrowicz, a sua moglie Rita consigliava di mettersi ogni mattino davanti allo specchio e allenarsi: Ho detto di no! No grazie! Preferirei di no! Ecco, io mi alleno.

La libertà sessuale è un elemento che contraddistingue tante delle donne descritte nel tuo libro. Pensi che la cultura dominante riuscirà mai a liberarsi della dicotomia "donna facile" vs "uomo virile e conquistatore”?

Ci stiamo lavorando, direi che le ragazze che conosco sono molto meno timide. Mi vengono in mente i 2 minuti di un’intervista a Lady Gaga che ho visto di recente. Lei è vestita in modo pazzesco come si veste spesso, capelli viola, minigonna inguinale, stivali sopra il ginocchio. Alla domanda “Non hai paura che le allusioni sessuali dei tuoi testi oscurino le canzoni?” lei risponde, calmissima: “No, ho venduto 4 milioni di album”. E poi aggiunge, sempre calma, scandendo le parole come se parlasse con un minorato mentale: "Se fossi un uomo e parlassi di come faccio musica per comprarmi macchine sportive e far sesso con le ragazze, tu mi chiameresti rockstar. Ma visto che sono una donna fai il moralista. Sono solo una rockstar”. Spettacolare, l'ho visto e rivisto più volte. Mi piace soprattutto la sua calma. Scuote un po’ i capelli viola, come per dire Andiamo!, e resta calma. Il mondo si deve abituare a questo, le donne che sono se stesse e sono calme, perché sono sicure di sé.

Cosa rispondi a un uomo che ti chiede "Cosa stavi indossando?" quando ti capita un episodio spiacevole?

Non mi è mai successo. Immagino che partirebbe uno schiaffo.

Ho trent'anni. Non sono sposata, non ho legami, penso che non avrò figli. Mia madre alla mia età aveva tutte queste cose e credo si aspettasse questo da me. Essere scandalose oggi potrebbe voler dire andare oltre il sentiero che i nostri genitori avevano tracciato già per noi, trovando una nostra dimensione per stare bene. Tu cosa ne pensi in merito? Chi sono le donne scandalose nel 2020?

Lo scopo non è essere scandalose, ma essere se stesse. Cercare, sinceramente, il motivo per cui stiamo al mondo. Essere disposte a pagare un prezzo per la fedeltà a se stesse, perché questo anche mostra il mio libro: c’è quasi sempre un prezzo da pagare.

Foto di apertura@Francesco Castaldo