Psiche
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Anginofobia: cos'è e come affrontarla

La sensazione di soffocare non è piacevole per nessuno. Per alcune persone, il solo pensiero diventa un’ossessione che impedisce di avere un rapporto sano con il cibo. In questo caso si parla di anginofobia, una paura che va affrontata con l’aiuto di uno specialista. 

La sensazione di soffocare non è piacevole per nessuno. Per alcune persone, il solo pensiero diventa un’ossessione che impedisce di avere un rapporto sano con il cibo. In questo caso si parla di anginofobia, una paura che va affrontata con l’aiuto di uno specialista. 

Nella fantasia dello scrittore statunitense Chuck Palahniuk, Victor è un cinico trentenne, fallito come studente di medicina, che ogni sera va al ristorante per fingere che un boccone gli vada per traverso e suscitare la pietà di qualche facoltoso benefattore. Anche al di fuori di questa finzione un po’ ansiogena, ci sono persone per cui la paura di soffocare è un chiodo fisso, a tal punto da non riuscire più ad alimentarsi normalmente e con serenità. In questo caso si parla di anginofobia.

Cos'è l'anginofobia 

L’anginofobia fa parte di quelle che il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) classifica come fobie specifiche, cioè paure che vanno ben oltre il normale istinto di conservazione perché scattano in modo esagerato di fronte a creature o oggetti innocui oppure a comuni episodi della vita quotidiana. Può colpire bambini, adolescenti e adulti.

Quali sono le cause 

Si può diagnosticare l’anginofobia dopo avere escluso disturbi organici come la disfagia (la difficoltà a deglutire tipica degli anziani) o l’iperreflessia faringea (una patologia per cui i riflessi della faringe sono troppo accentuati). In mancanza di cause fisiche, dunque, bisogna indagare quelle psicologiche. È abbastanza comune che questa fobia insorga dopo aver realmente rischiato di soffocare, o dopo aver assistito a un episodio simile. Ma è anche probabile che questo sia soltanto l’innesco e alla base ci siano problematiche profonde che complicano il rapporto con il cibo. Soltanto un terapeuta può leggere sotto la superficie e individuare la reale causa del disagio vissuto dal paziente. 

Quali sono i sintomi 

Una persona anginofobica sviluppa un senso di ansia crescente nei confronti del cibo. Di solito la prima pietanza a destare particolare preoccupazione è la carne, seguita dagli alimenti duri e fibrosi: nei casi più gravi, qualsiasi tipologia di cibo diventa problematica. Il soggetto dunque inizia ad agitarsi man mano che si avvicina il momento del pasto, fino all’insorgere di veri e propri attacchi di panico.

Le conseguenze

La strategia più adottata da chi soffre di anginofobia è l’evitamento: ciò significa eliminare progressivamente dalla propria dieta gli alimenti che appaiono più pericolosi, come carne, affettati crudi, mozzarella, pasta dal formato grande, verdure croccanti o fibrose. Così facendo però la persona rafforza la propria paura, perché si convince di essersi salvata grazie a queste restrizioni, e rischia di instaurare un circolo vizioso. C’è anche chi arriva a mangiare soltanto cibo sminuzzato o addirittura frullato, quasi tornando indietro fino alla fase dello svezzamento.

Anginofobia e disturbi alimentari 

A furia di evitare i cibi ritenuti a rischio, il soggetto inevitabilmente riduce l’apporto calorico e si priva di diversi nutrienti. Le conseguenze sono quelle tipiche della malnutrizione: debolezza, senso di stordimento, difficoltà di concentrazione, calo della massa muscolare, vertigini, indebolimento delle unghie, caduta dei capelli, variazioni del tono dell’umore. 

L’anginofobia non è classificata tra i disturbi del comportamento alimentare (DCA) alla pari dell’anoressia nervosa o della bulimia, ma va da sé che sia spesso associata a un rapporto non equilibrato con il cibo.

Paura di soffocare mangiando: come affrontarla

Abbiamo visto come l’evitamento sia ritenuto come una soluzione, ma a torto, perché di fatto rafforza la paura e induce a mangiare sempre meno. Se è così, allora, come si affronta l'anginofobia? Il primo passo è quello di escludere cause organiche: dopodiché, bisogna rivolgersi a uno specialista.

Si può guarire da soli? 

Soprattutto quando non hanno a che fare con vere e proprie malattie fisiche, come in questo caso, molti hanno la tentazione di provare a farcela da soli. Di sicuro è ammirevole la volontà di auto-analizzarsi, riflettere sulle motivazioni delle proprie paure e provare ad affrontarle. Quando però il problema ha superato i livelli di guardia, compromettendo la normale vita quotidiana, diventa indispensabile affidarsi a un esperto.

A quale specialista rivolgersi per uscirne

Dopo un consulto preliminare dal medico di base, la persona adatta a cui rivolgersi è lo psicoterapeuta. Di solito l’approccio scelto è la terapia breve strategica, la stessa che viene adottata per trattare anche altri disturbi fobici e ossessivi. Di norma si riavvicina la persona al cibo procedendo per gradi, a partire dai piccoli assaggi. Nella maggior parte dei casi, questo percorso è rapido e risolutivo. Quando il paziente è un bambino, diventa fondamentale che il terapeuta dia istruzioni precise a tutti gli adulti che si prendono cura di lui al momento dei pasti, come genitori, nonni ed educatori.

Come comportarsi con un anginofobico

Non bisogna dimenticare infatti che il cibo ha una forte valenza sociale: nelle varie occasioni conviviali, dunque, l’anginofobico rischia di essere oggetto di commenti che – seppure fatti in buona fede – possono peggiorare il suo disagio. Se una persona cara è affetta da questo disturbo, quindi, la scelta più saggia è quella di non fissarla con insistenza mentre mangia, astenersi dai giudizi non richiesti e cercare, per quanto possibile, di alleggerire la tensione a tavola. 

Credits foto: markoaliaksandr/123f.com