Amore
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In amore non vince né chi caccia né chi fugge

Ecco spiegato perché una conoscenza “sana” si basa sulla spontaneità anziché sulla prestazione

Ecco spiegato perché una conoscenza “sana” si basa sulla spontaneità anziché sulla prestazione

"Avrei dovuto comportarmi diversamente". "Non dovevo dare a vedere di essere così interessata". Quando le cose con l'altro non vanno, ci chiediamo in che cosa abbiamo sbagliato. Se sia opportuno migliorare le tecniche di abbordaggio, o in che modo essere più sfuggenti. Che si ci trovi dalla parte del cacciatore o della preda, qualunque tattica risulterebbe però inefficace a giochi conclusi.

Quando stiamo conoscendo qualcuno, dovremmo farci conoscere (e conoscerlo) realmente. Invece spesso - troppo spesso - ci fissiamo sul nostro obiettivo fino a perdere di vista l’altro

Non entriamo più in relazione con chi abbiamo di fronte e restiamo focalizzate su ciò che pretendiamo da lui: attenzioni, complimenti, coerenza. La dimensione della relazione diventa una dimensione di performance, in cui ognuno “si presta” alle proprie aspettative per conquistare l’altro (o farsi conquistare).

La tattica da caccia può funzionare ma per le conquiste temporanee: non per impostare una conoscenza di media-lunga durata

Una conoscenza "sana" non prevede alcuna caccia: non ci sono prede, non ci sono cacciatori né trappole da nascondere perché l’altro ci caschi. Semplicemente ci si viene incontro: non ci si lascia catturare, né acciuffare, né rincorrere fino a far perdere il fiato. Si piace all’altro per la propria spontaneità e non per la propria immagine.

La vera conquista è la fortuna reciproca di incontrarsi.

E di conoscersi con naturalezza, senza stratagemmi.

Foto @ dalinas | Fotolia.com