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Baby modelle, il mondo dei concorsi di bellezza per bambini: l'inchiesta di Flavia Piccinni

Flavia Piccinni racconta il mondo delle competizioni estetiche per quelli “sotto un metro e 30” in un libro inchiesta. Fra genitori “fomentatissimi” e troppo gloss, ecco cosa abbiamo scoperto. 

Flavia Piccinni racconta il mondo delle competizioni estetiche per quelli “sotto un metro e 30” in un libro inchiesta. Fra genitori “fomentatissimi” e troppo gloss, ecco cosa abbiamo scoperto. 

La prossima volta che apri un giornale, prova a fare questo esercizio – mi dice Flavia Piccinni -: guarda i volti delle baby modelle, prova a decifrarne l'età. Se non ci riesci, o se studiando l'immagine ti sembra di guardare qualcosa che ha a che fare con il mondo adulto prova a domandarti se qualcosa, per davvero, non stia funzionando...”.

Flavia Piccinni è l'autrice di “Bellissime. Baby miss, giovani modelli e aspiranti lolite” (Fandango), un libro che – come “una doccia fredda”, dice Il Venerdì di Repubblica – accende la luce su un mondo spesso sconosciuto.

Magari chi ha visto “Little Miss Sunshine” sa di cosa si sta parlando. E infatti, il primo elemento innovativo del libro inchiesta della Piccinni è scoprire che un fenomeno che si credeva prettamente americano (o almeno più diffuso negli Stati Uniti), in realtà sia comunissimo e capillare anche qui da noi: i concorsi di bellezza per bambini.

In America ci sono i concorsi di bellezza, i child beauty pageant glitz (concorsi di bellezza dedicati a bambini sotto i 16 anni), che si differenziano dai natural perché è consentito truccare e modificare l'apparenza delle bambine per renderle più adulte – spiega l'autrice –. Ciò che succede nei primi contest è che si assiste alla sfilata di bimbe ipersessualizzate: denti finti, abbronzatura spray, abiti da migliaia di dollari, trucco appariscente”.

In Italia il discorso è diverso, “più sottile” secondo la scrittrice, e passa attraverso le passerelle e i set fotografici. “A volte ci dimentichiamo che siamo noi, l'Italia, a produrre l'estetica della moda bimbo. Si tratta di un giro d'affari da 2,7 miliardi di euro. Tutto è più controllato, meno visibile, meno appariscente. Ma non è affatto uno scherzo. Anzi. Ha conseguenze sulla vita delle più piccole e dei più piccoli in modo molto più massiccio di quanto possano avere i concorsi di bellezza statunitensi”, sottolinea Piccinni.

Ma se pensate che questi contest, i set fotografici, le sfilate siano una cosa seria e ingessata vi sbagliate. Aleggia un silenzio di tomba, questo sì, ma la scrittrice definisce l'atmosfera come “da tarallucci e vino”. “Le passerelle improvvisate, i premi che sono spesso pacchi alimentari, la musica da balera o disco anni Ottanta, le mamme fomentatissime: tutto cozza con il rigore, la determinazione e i look appariscenti delle bambine. Un contrasto che non può non incantare, e stordire”.

anna magnani film bellissima

Una scena dal film di Luchino Visconi "Bellissima", con Anna Magnani

Ciò che colpisce di questo mondo, leggendo il libro, è che gli adulti che popolano questo mondo di bambini, sono a loro volta infantili e allo stesso tempo rigorosi, disponibili e irritanti. “Sono gli adulti che disegnano gli abiti, truccano e pettinano i bimbi, li vestono, decidono la loro immagine e i loro atteggiamenti – spiega l'autrice –. Sono gli adulti che costruiscono l'immaginario dell'infanzia. A volte rispettando i tempi, i limiti, la naturalezza estetica e fisiologica dei più piccoli, a volte no. Sono gli adulti che rifiutano l'adultizzazione promossa a suon di gloss e di mascara, e quelli che invece la sostengono facendo di bambine di cinque, sei, sette anni delle modelle in miniatura con atteggiamenti provocanti rivestiti d'innocenza”.

Ma in un'epoca in cui un libro come “Storie della buonanotte per bambine ribelli” finisce sul comodino delle mamme, come si concilia questa battaglia per la parità dei sessi, per l'indipendenza delle donne, per la coltivazione delle passioni personali a prescindere dal sesso, con le mamme che accompagnano i proprio “cuccioli” davanti all'obiettivo, che gli insegnano come mettersi in posa, come fare “la virgola” (mossa che consiste nel puntare il piede prima di girare e mettersi in posa sul fianco)?

Cosa si aspetta davvero una madre da una figlia?

Tutti abbiamo delle aspettative – riflette Piccinni -. I destini di madri e di figlie sono legati a doppia mandata: le madri spesso parlano delle proprie creature in prima persona, non praticano distinzioni, dimenticano le età e che cosa sia l'infanzia. Non posso e non voglio giudicare le aspettative, e la loro correttezza. Il genitore ha per legge la podestà sul figlio fino ai 18 anni. E io ho provato a raccontare cosa ho visto, cosa ho ascoltato. Al lettore il pensiero”.

Ma, alla fine, cos'è davvero la bellezza quando si è alti solo un metro e 30? “Il parametro di valutazione per eccellenza - conclude Piccinni -. Per citare Elisa, sei anni: 'I bambini brutti sono tristi'”.