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Thin Shaming, l'altra faccia del body shaming

Quando essere troppo magri attira l’odio di haters e bulli: parliamo di Thin Shaming, una delle sfumature più subdole del body shaming.

Quando essere troppo magri attira l’odio di haters e bulli: parliamo di Thin Shaming, una delle sfumature più subdole del body shaming.

La magrezza non è quasi mai la prima cosa che viene in mente quando si tira in ballo l’argomento body shaming. Negli ultimi anni abbiamo iniziato a familiarizzare con questa locuzione inglese, che però viene generalmente intesa come un sinonimo di fat shaming. E invece no, l’umiliazione nei confronti dei corpi altrui è molto meno riduttiva e molto più subdola di quanto sembri: il body shaming si manifesta secondo molteplici declinazioni. Una di queste si definisce thin shaming.

Cos'è il thin (o skinny) shaming

Alla base del cosiddetto thin shaming, anche noto come skinny shaming, c’è una forma di odio, umiliazione o denigrazione dei corpi, in special modo femminili, accusati di essere troppo magri.
Uno degli argomenti più feroci di chi passa il tempo a giudicare l’aspetto fisico è la salute. Sei troppo magra? Fai schifo, stai promuovendo un ideale di bellezza pericoloso per la salute.

Il thin shaming nel mondo della moda

Progressivamente, a partire dagli anni ‘90, la fashion industry ci ha abituati a silhouette sempre più filiformi, spesso frutto di disturbi alimentari (anoressia e bulimia) e di una dittatura della magrezza “irraggiungibile”.
Questa tendenza ha un’influenza negativa su chi, come le giovanissime, guarda ai canoni imposti dalla moda come a un ideale o modello da perseguire a tutti i costi. Le modelle, d’altro canto, sono spinte a ottenere e conservare ossessivamente una magrezza esasperata, che può mettere a rischio la loro salute psicofisica. Questo non basta a salvare i loro corpi dal thin shaming, ovvero da una critica feroce da parte dell’opinione pubblica. E la verità è che nessuno di noi ha diritto di additare la magrezza altrui e sindacarne la “legittimità”.

Thin o fat shaming: cosa cambia?

Il pavimento dell’inferno è lastricato di buone intenzioni. Per paradosso, spesso succede che chi tesse le lodi dei fisici curvy finisce per uscirsene con formule che potremmo definire tipiche del body shaming. Probabilmente è successo a tanti di noi di partecipare a conversazioni - dal vivo, e più spesso sui social - in cui, come in un tifo da stadio, sembra che per decantare le lodi di un fisico formoso si debba a tutti i costi denigrare la magrezza, al grido di “Le vere donne hanno le curve” o, peggio ci sentiamo, “Le ossa lasciamole ai cani”. C’è poi chi sostiene che la dignità della bellezza femminile stia nella validazione data da una generalizzata approvazione maschile: “Gli uomini preferiscono le donne con un po’ di curve”.

Thin e fat shaming: le due facce della medaglia

Per paradosso, è come se anche nel contesto del body shaming vi fosse una scala, una competizione, tra chi ha più diritto di sentirsi più vittima rispetto agli altri. Per una sorta di discriminazione al contrario succede anche che il fat shaming venga considerato peggiore del thin shaming. Come se a essere troppo magri si avesse un qualche merito e, comunque, nessun vero motivo per lamentarsi. Anche quando la magrezza è la diretta conseguenza di disturbi alimentari.
Si tratta di un dibattito sterile e senza senso: giudicare l’aspetto fisico ha lo stesso peso su una persona magra che su una grassa. Nella battaglia tra thin shaming e fat shaming non ci sono vincitori. La battaglia da combattere, piuttosto, è quella contro gli standard che la società ci impone: siamo tutti normali, non c’è motivo di sentirci sbagliati per il corpo che siamo, nessuno può dirci come dovremmo essere. Non sono le nostre forme a stabilire il nostro valore, né può farlo il giudizio degli altri. Ripetiamocelo come un mantra.

Vittime celebri di Thin Shaming

Non è certo una novità, che i social siano il palcoscenico prediletto dagli haters per dare libero sfogo al proprio risentimento. Altrettanto spesso, sono anche i media e le riviste scandalistiche a fomentare l’odio nei confronti delle celebrities, “colpevoli” di essere troppo magre, di proporre modelli irrealistici e di esagerare con l’utilizzo di Photoshop per ritoccarsi le forme.

Martina Colombari

Foto: LaPresse

Fisico da anoressica… Non sei un bell’esempio per le ragazze”, “Bella ragazza, super muscolosa, super addominali… ma un po’ troppo maschili”. Che sia una pizza, un hamburger o un piatto di tagliatelle, il cibo che posta sul suo profilo Instagram è bersaglio di critiche. Le più morbide sostengono che Martina Colombari si limiti a fotografarlo, ma si guardi bene dal mangiarlo. Le più violente, però, vanno ben oltre. Come è accaduto lo scorso agosto, quando l’ex Miss Italia aveva pubblicato una foto in cui addentava un bombolone, e c’è chi ha commentato: “Ti sono rimaste le ossa e i denti”.

Angelina Jolie

Fin dagli anni ‘90 i rotocalchi hanno martellato ossessivamente sulla sua magrezza, che ripetutamente è stata definita “eccessiva”. In seguito alla sua separazione da Brad Pitt, ad esempio, si scatenarono con supposizioni relative al suo volto “emaciato” e disperato e con speculazioni sessiste sul suo peso, arrivando a sostenere che l’attrice stesse letteralmente morendo di fame per attirare l’attenzione del suo ex.

Elena Santarelli

La soubrette è talmente stufa di essere bersaglio di thin shaming che, già nel 2019, ha postato un selfie in tenuta ginnica, sfogandosi con i suoi followers, e addirittura giustificandosi, rispetto alle principali critiche che le vengono rivolte. “Elena, sei troppo magra”, risposta: “Il metabolismo corre veloce e non posso farci nulla”.

Chiara Ferragni

L’influencer più famosa d’Italia è da anni impegnata nella lotta contro il body shaming, che combatte a colpi di body positivity. Prima e durante la gravidanza è stata oggetto di critiche per la sua magrezza, spesso bollata come anoressia

Foto: LaPresse