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Il 24 aprile si celebra il Fashion Revolution Day

Fashion Revolution Day: mettete i vestiti al contrario per sensibilizzare sulle condizioni dei lavoratori tessili. Ecco cosa succederà il 24 aprile!

Fashion Revolution Day: mettete i vestiti al contrario per sensibilizzare sulle condizioni dei lavoratori tessili. Ecco cosa succederà il 24 aprile!

Il 24 aprile avrà luogo il Fashion Revolution Day. La data non è stata scelta a caso perché proprio il 24 aprile di due anni fa in Bangladesh hanno perso la vita più di mille operai di una fabbrica di tessuti a causa del crollo del palazzo fatiscente in cui lavoravano per molte ore al giorno.

Quelle persone, come capita spesso in paesi molto poveri come il Bangladesh, cucivano abiti per l’occidente e per marchi molto noti: abiti che noi abitualmente compriamo e indossiamo senza pensare a chi li fa per noi e dove.

Il Fashion Revolution Day è non solo una commemorazione ma anche una protesta pacifica per tutti gli operai della moda che ogni giorno lavorano in condizioni disagiate e pericolose.

L’idea del Fashion Revolution Day nasce in Gran Bretagna per volontà di Carry Somers, pioniera della moda etica; l'iniziativa è stata accolta e portata avanti in Italia dalla stilista Marina Spadafora, direttrice creativa di Auteurs du Monde e da sempre sostenitrice di una moda etica e sostenibile.

Quest’anno il Fashion Revolution Day si svolgerà in 66 Paesi e aiuterà a far luce su quello che c’è dietro una bella maglia o un bel paio di pantaloni alla moda.

Bisognerà chiedersi con più consapevolezza “Chi ha fatto i miei vestiti?”

Chi vorrà aderire a questa iniziativa dovrà indossare i vestiti al contrario e con l’etichetta ben in vista per un giorno, mostrando il lato B dell’abbigliamento, il lato che non si deve vedere, ma che c’è. Proprio come avviene per il lavoro in nero di molti operai.

Potete condividere il vostro outfit al contrario sui social utilizzando l’hashtag
#whomademyclothes
. Lo faranno in molti, non abbiate paura di sentirvi fuori luogo, soprattutto se per una buona causa!

Photo: urbantimes.co