Drink e Cocktail

Martini e James Bond: fenomenologia di un cocktail entrato nel mito

  • Difficoltà

    facile

  • Categoria

    Bevande e cocktail

  • Porzioni

    1

  • Tempo preparazione

    5 min

    PT5M

  • Tempo totale

    5 min

    PT5M

  • Cucina

    Americana

È il più iconico cocktail di tutti i tempi: scopriamo i retroscena del Martini, il drink preferito da James Bond.

È il più iconico cocktail di tutti i tempi: scopriamo i retroscena del Martini, il drink preferito da James Bond.

Diventato, negli anni, il drink consumato da uomini di classe per antonomasia, il cocktail Martini è una delle bevande alcoliche più popolari al mondo, con il suo inseparabile bicchiere. Se la bevanda dice molto della personalità di chi la sorseggia, molto si deve all’inseparabile matrimonio tra Martini e James Bond (anche se, come vedremo, i suoi inconsapevoli sponsor sono stati parecchi altri). Voglia di addentrarvi nell’iconico mondo del Martini? Continuate a leggere.

Chi ha inventato il Martini cocktail? Un po' di storia ...

A dire il vero, nessuno conosce esattamente l'origine del cocktail. Tuttavia, la teoria più accreditata vuole che la bevanda derivi da un’evoluzione del Martinez, che a sua volta viene dal Manhattan. Sul fatto che si tratti di un cocktail di origine americana, quindi, non c’è dubbio. C’è chi ritiene, però, che il suo nome provenga da quello del barista italiano che, per la prima volta, lo servì a New York nel 1912.

Un’altra tesi vuole, invece, che sia nato a metà Ottocento a Martinez, cittadina della California. Nonostante le incerte radici del Martini cocktail, la bevanda ha guadagnato popolarità durante il Proibizionismo e grazie alla successiva commercializzazione di gin e vodka da parte delle compagnie di liquori negli anni '50 e '70.

La sua innegabile fortuna, tuttavia, è sempre stata legata alle celebrità che del drink sono state appassionate. Da Ernest Hemingway a Marlene Dietrich, da Humphrey Bogart a… James Bond, ormai famosa è la sua frase "Shaken, not Mixed" riferita alle sue preferenze in merito.

Come è fatto il "martiniano medio"

Così come, nonostante le decine di varianti (spesso e volentieri molto lontane dall’originale) il Martini cocktail è unico, anche chi lo beve è contraddistinto da qualità inconfondibili, almeno a detta dei più abili barman. Ciò che caratterizza un vero martiniano è l’atteggiamento sicuro che deriva dalla consapevolezza, dall’essere maturo al bere. Non a caso, la regola che lo anima è “due sono pochi, tre sono troppi”.

Il martiniano medio lo si riconosce ancor prima di sentirlo ordinare: entra guardando il barman dritto negli occhi e, senza esitazione, chiede con decisione. Ma non solo: il martiniano ha dalla sua la conoscenza che il lusso presuppone. Perché, per apprezzare il meglio del meglio, il denaro non basta: non avrebbe senso ordinare un Martini cocktail senza sapere con quale gin lo si desideri. Esattamente come chi, acquistando un abito sartoriale, non ne riconosca l’unicità della fattura.

Insomma, se un buon barman sa preparare qualsiasi cocktail, il Martini necessita di specifiche richieste: è un drink su misura fatto ad uso e consumo delle particolari esigenze di chi lo ordina, esattamente come un abito sartoriale. Non a caso, secondo Mattia Pastori, Mixologist Expert e Founder di Nonsolococktails, “il Martini ha una personalità e un’anima ben precise e va adattato al cliente come un vestito su misura, curando ogni dettaglio”.

C’è chi preferisce una specifica guarnizione, chi un determinato distillato: e il compito del barman è accogliere ogni richiesta con tecnica, sì, ma anche e soprattutto empatia, quella che permette di capire gusti e desideri del proprio ospite e di non deluderne le aspettative.

Le versioni preferite da James Bond

Oltre a preferire con fermezza un Martini cocktail "agitato, non mescolato", Bond ha inventato una versione alternativa – forse sconcertante agli occhi dei puristi - del drink, il vesper Martini. Chi può presentarcelo meglio se non il creatore di 007 Ian Fleming che, nel romanzo Casinò Royale, lo descrive composto da 3 parti di London Dry Gin, 2 parti di Vodka e 1 parte di China Lillet e dedicato alla memoria di Vesper Lynd, prima bondgirl della storia di cui l'agente era innamorato? Più su misura di così…

La nostra versione del Martini cocktail perfetto 

E proprio in occasione dell’uscita di un nuovo capitolo della saga di James Bond, “No Time to Die”, nelle sale dal 30 settembre, Mattia Pastori ci racconta i segreti di questo cult aiutandoci a delineare l’identikit del perfetto Martini Cocktail (almeno per noi). Già, perché il Martini è, e rimarrà sempre, un cocktail del quale non si avrà mai una versione definitiva. Le uniche sue certezze sono, infatti, la temperatura di servizio, la coppetta ghiacciata e gli ottimi ingredienti.

Gin o vodka?

Dipende. A fare la differenza sono i trend del momento. La supremazia assoluta della vodka, almeno fino ad una quindicina di anni fa, è stata sopraffatta dalla crescente popolarità del Gin, che ha influenzato indirettamente il modo di gustare il Martini.

Limone o lime?

Ferma restando la supremazia dell’oliva, un dubbio si affaccia sul panorama delle guarnizioni del Martini cocktail. Limone o lime? La più amata è probabilmente la prima opzione. La scorza di limone, infatti, è utilizzata per rilasciare gli olii essenziali dell’agrume profumando allo stesso tempo la superficie del drink. Le varietà più adatte sono il Femminello del Gargano e lo Sfusato di Amalfi.  La scorza del lime è parecchio profumata, ma i suoi oli possono risultare un po' astringenti se usati come twist sulla bevanda.

Dry, certo. Ma quanto?

A farla da padrone sono le preferenze del cliente, ma sta al bartender scegliere tra le diverse possibilità: c’è chi “sporca” il ghiaccio e chi vaporizza il bicchiere. Ma attenzione, il ghiaccio non è tutto uguale, ne serve uno di qualità. Il consiglio, in ogni caso, è quello di lasciare scongelare quello proveniente dal freezer per almeno 5 minuti: sarà pronto per diluire la bevanda oltre che per raffreddarla.

Oliva verde o scorza di limone?

Le guarnizioni classiche per un Martini sono una scorza di limone, spremuta sulla superficie della bevanda per rilasciare i suoi oli, o un'oliva verde. Quest’ultima costituisce un’aggiunta che funge anche da snack da bar e che rende la degustazione più vivace. Tuttavia, il limone secco e aromatico meglio si abbina alle componenti del cocktail.

Ingredienti

  • 60 ml gin
  • 10 ml vermut dry
  • 1 oliva o scorza di limone

Ricetta del Martini cocktail

  1. Fate raffreddare un mixing glass con tanto ghiaccio, quindi scolate l'acqua in eccesso.
  2. Versare il vermout dry e il gin nel mixing glass e mescolate delicatamente.
  3. Versare il contenuto, filtrandolo, in una coppetta ad Y ghiacciata.
  4. Guarnite a piacere con un'oliva verde in salamoia o una scorza di limone. Gustate.