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Azioni : l’attrazione fatale del trading

Cosa sono le azioni? Quali rischi comportano? Alcuni consigli su come orientarsi nel mare magnum dei mercati azionari.

Cosa sono le azioni? Quali rischi comportano? Alcuni consigli su come orientarsi nel mare magnum dei mercati azionari.

Abbiamo già visto come il Fintech abbia aperto nuove frontiere alla proposta di servizi digitalizzati alla clientela bancaria e fra questi l’opportunità di svolgere attività di trading, cioè di negoziazione digitale dei prodotti finanziari attraverso una piattaforma di trading. Un’opportunità spesso affiancata da informazioni e video esplicativi, ma che di fatto trasporta il risparmiatore in un ambiente “professionale”, che sino a 10 anni fa era ad esclusivo uso degli operatori bancari o professionisti delle istituzionali finanziarie e che quindi lo facevano per mestiere e non certo per diletto.

Così quando il Professor Kenneth Walden, che insegna Filosofia alla Dartmout University, ci ricorda:  «Non litigate con il mercato, perché è come il tempo: anche se non è sempre buono, ha sempre ragione», dobbiamo riflettere e considerare che i mercati finanziari sono un oceano di fronte a noi, da affrontare con una tavola da surf: ci possono offrire ebbrezza e sensazioni di dominio sulla natura, che però resta dominante, e occorre non dimenticarselo mai. L’attività più gettonata sulle piattaforme bancarie da novelli “surfisti” o effettuata tramite la negoziazione tramite l’addetto dell’ufficio titoli è concentrata sulle azioni, scopriamole insieme…

Azioni : rischio totale e volatilità assicurata

Quando ci si appresta  a scegliere di impiegare i propri risparmi sul mercato azionario bisogna tenere bene a mente che: acquistare un’azione corrisponde ad “entrare in società” con una propria quota di capitale, piccola o grande che sia, di proprietà e quindi di diritti ma anche di rischi.

Infatti diventando azionisti ci si lega direttamente all’andamento di quella società quotata in Borsa, che è il mercato regolamentato ove si possono reperire i prezzi aggiornati in tempo reale del proprio investimento.

Quindi la società raccoglie denaro dagli azionisti per rafforzare la propria struttura produttiva, seguendo dei piani di sviluppo e investimento pluriennali, e distribuirà poi parte degli utili, cioè la differenza tra costi e ricavi dell’attività di impresa, agli stessi azionisti.

E se la prospettiva di compartecipazione agli utili è certamente allettante, non dobbiamo dimenticare che l’azionariato resta una partecipazione al capitale di rischio, anche perché sempre esposto all’andamento societario e quindi ad un rischio di mercato, dato dall’oscillazione del prezzo della società trattato sui mercati finanziari, e quindi di possibile perdita del capitale, anche interamente. Dobbiamo quindi prima informarci bene su cosa sono le azioni e come avviare una strategia di investimento di tipo azionario.

Le azioni sono perlopiù nominative, quindi in caso di investimenti vengono sempre direttamente attribuire ad uno specifico proprietario, persona fisica o giuridica, perché portano con sé diritti esercitabili. Se si comprano delle azioni bisognerà aprire un deposito titoli legato al proprio conto corrente, necessario per effettuare operazioni su strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, ETF, titoli di stato, fondi comuni di investimento), al quale sono legati costi che devono essere valutati preventivamente.

Conviene sempre aprirlo subito simultaneamente all’apertura di un nuovo conto corrente perché solitamente permette di limitare i costi di apertura, che occorrono sempre se invece viene aperto in un secondo momento, agganciandolo ad un conto corrente già esistente. Ai costi iniziali si aggiungono quelli di gestione, che comprendono l’imposta di bollo obbligatoria per legge, i diritti di custodia titoli che sono direttamente legati ad ogni singola tipologia di strumento finanziario  e le commissioni di gestione sulle operazioni effettuate.

Mentre le prime due voci sono fisse, nel caso delle commissioni vi sono differenti formule che le banche propongono e che dipendono dal tipo di operatività legata alla frequenza o numero di operazioni. Nel complesso la somma di queste voci, che si riferisce alla gestione dei nostri risparmi, si unisce ai costi del costo corrente già visti.

Vi sono diverse tipologie di azioni, che si distinguono con riferimento ai diritti che garantiscono in relazione al possessore delle stesse rispetto alla società. Le azioni sono perlopiù nominative, quindi in caso di investimenti vengono sempre direttamente attribuite ad uno specifico proprietario, persona fisica o giuridica, perché portano con sé diritti esercitabili. Ad eccezione delle azioni di risparmio, che possono essere nominative o al portatore a scelta dell’azionista. Ora vediamo alcuni dei diritti degli azionisti più importanti che si legano alle categorie di azioni più diffuse:

  1. Azioni ordinarie:
    - diritti di voto in assemblea ordinaria e straordinaria;
    - diritti amministrativi di esaminare determinati libri sociali e di impugnare le delibere assembleari invalide;
    - diritti patrimoniali di partecipazione agli utili, tramite la fruizione di parte di essi sotto forma di un dividendo, che dipende dai risultati aziendali e dalla decisione dell’assemblea degli azionisti sulla quota da distribuire.
  2. Azioni di risparmio:
    - diritti patrimoniali di partecipazione agli utili tramite la fruizione di parte di essi sotto forma di dividendo, che nella maggior parte dei casi è superiore a quello delle azioni ordinarie
    - diritto di prelazione nel rimborso del capitale
  3. Azioni privilegiate:
    - diritti di voto in assemblea solo straordinaria;
    - diritti amministrativi di esaminare determinati libri sociali e di impugnare le delibere assembleari invalide;
    - diritti patrimoniali di partecipazione agli utili tramite la fruizione di parte di essi sotto forma di un dividendo; si chiamano privilegiate perché dovrebbero offrire dividendi più elevati rispetto alle altre tipologie e quindi sono meno gettonate dalle società.

 Le differenze principali tra azioni e obbligazioni, o titoli di debito per l’emittente che tratteremo la prossima settimana, sono importanti per comprenderne i rischi connessi.

Infatti comprando un’azione:

  • sei socio, mentre con un’obbligazione sei un creditore;
  • puoi ricevere i dividendi, mentre con un’obbligazione hai una remunerazione periodica prestabilita data dalle cedole
  • non sei legato a scadenze dello strumento, mentre le obbligazioni hanno una scadenza stabilita
  • l’intestazione è nominativa (tranne che per le azioni di risparmio), mentre le obbligazioni sono al portatore, cioè fa fede il possesso dello strumento per vantarne i diritti ad esse connessi.

Quindi in caso di un conto corrente cointestato è ovvio che le azioni saranno intestate ad uno dei cointestatari, che di fatto ne è proprietario, quindi ci sarà un deposito titoli per ogni persona fisica. In questi casi occorre sempre verificare che l’attribuzione dei diritti di proprietà sugli strumenti finanziari inseriti rispecchi gli accordi predefiniti tra i cointestatari, per evitare che poi vi siano dei problemi nell’attribuzione dei soldi e quindi del patrimonio rappresentato in quello specifico rapporto di conto corrente bancario. Infatti, in mancanza di prova contraria, se per esempio i cointestatari sono due, ciascun intestatario è titolare della metà dei soldi. Così in caso di un debito la banca, si può rifare sui cointestatari. Ma non è tenuta a monitorare se la soglia del 50% viene superata in caso uno dei due cointestatari: prelevasse oltremodo o addirittura svuotasse il conto, oppure con un’intestazione azionaria spostasse il valore patrimoniale complessivo in un altro conto corrente a suo favore. È molto importante ricordare che in caso di rapporti cointestati è buona norma mantenere sotto controllo le consistenze e l’andamento dei flussi di conto, come si è soliti fare con il proprio conto corrente personale.

Inoltre non bisogna dimenticare la tassazione che si aggiunge nel computo del rendimento netto ottenuto dall’investimento azionario. Questa dal 2014 è del 26% sia sulle plusvalenze (detto capital gain), quindi il saldo positivo tra il valore d’ acquisto e quello di vendita delle azioni, che sui dividendi che si incassano nell’anno. La tassazione è trattenuta alla fonte a titolo di imposta definitiva direttamente dalla banca o intermediario finanziario.

Una strategia che passa dalla diversificazione internazionale

Il valore totale delle azioni quotate sulle Borse mondiali, luoghi deputati alla contrattazione di questi strumenti finanziari, secondo modalità ed orari differenti da Paese a Paese, è tornata ad avvicinarsi ai massimi del 2018 pari a 88 mila miliardi di dollari USA rispetto al mercato obbligazionario che si attesta a ridosso dei 55mila miliardi di dollari (di cui 18 mila miliardi attualmente esprimono un rendimento negativo!), tra obbligazione societarie e governative. E le azioni restano la scelta più gettonata dai risparmiatori, proprio per la loro caratteristica peculiare di liquidità e di prospettiva di rendimento nel lungo termine.

Ma come abbiamo visto il rischio del capitale rende questo strumento particolarmente lontano dalle esigenze di impostare una strategia prudente o da una propensione agli investimenti avversa al rischio, ed è per questo che la prima regola d’oro per un investimento azionario risiede nella diversificazione.
Per diversificazione si intende una composizione eterogenea di un portafoglio tra strumenti i cui rendimenti non sono correlati direttamente. In questo modo si va a limitare il rischio che la perdita su uno degli strumenti si estenda a tutto il paniere, non permettendo di attuare strategie per limitare i danni e ricostruire una composizione del portafoglio più resistente alla volatilità e /o agli avvenimenti che condizionano l’andamento dei mercati azionari mondiali.

La diversificazione azionaria si attua inserendo azioni:

  • di Paesi diversi (es. Paesi G20, Paesi emergenti)
  • di settori diversi (Tecnologia, sanità, industria, immobili, energia, servizi di comunicazione etc., alcuni sono considerati settori ciclici perché sono legati direttamente all’andamento del ciclo economico mentre un settore è anticiclico quando si difende meglio rispetto alla variabilità economica)
  • con una capitalizzazione più o meno ampia 

Per monitorare l’andamento delle borse mondiali il riferimento principale è rappresentato dagli indici delle Borse stesse, ogni Paese può averne diversi a seconda del tipo di aggregazione, che racchiudono un insieme di azioni più o meno grande che poi vengono rappresentati in un numero che raffigura la percentuale dell’andamento . Per esempio il Nasdaq Composite Index è l’indice statunitense per i titoli tecnologici che sono oltre 3mila, Dow Jones è l’indice dei 30 titoli americani più rappresentativi del mercato Usa più grande, il NYSE New York Stock Exchange, mentre lo Standard & Poor’s 500 è l’indice delle 500 aziende a maggiore capitalizzazione.

Il FTSE MIB, o Financial Times Stock Exchange, viene così rinominato nel 2009 ed è l’ indice italiano più famoso, che include 40 società a maggiore capitalizzazione quotate alla Borsa di Milano, e che rappresentano oltre i due terzi della capitalizzazione complessiva . Il FTSE Italia All Share invece racchiude tutti gli indici azionari borsistici italiani : il FTSE MIB, il FTSE Italia Mid Cap, ed il FTSE Italia Small Cap. La capitalizzazione azionaria italiana è superiore ai 700 mld di euro, quindi pesa ancor meno dell’1% della capitalizzazione mondiale. Per questo occorre valutare attentamente quando si fa un investimento azionario che concentra tutto su un solo mercato a bassa capitalizzazione, perché ovviamente ci si espone a una concentrazione di rischi, rispetto ai fattori interni ed esterni che incidono direttamente su quel mercato.

La seconda regola d’oro risiede nel mettersi un limite alla massima perdita (STOP LOSS) che si è disposti a sopportare (quindi quanto decido di perdere se le cose vanno male) o all’utile  (PROFIT TAKING) che si considera sufficiente  per essere soddisfatti rispetto ai propri obiettivi di investimento. Questi livelli devono rappresentare una scelta ben ponderata perché determineranno la chiusura della posizione aperta su una determinata azione, soprattutto se inseriti in un sistema di piattaforma di trading.

Le 5 buone pratiche  del Trader di azioni 

Alla luce di quanto abbiamo visto non dovremmo quindi mai dimenticare alcune buone pratiche:

  • Individua le risorse da rischiare: valuta in percentuale al totale delle tue disponibilità  la quota da assegnare ad una categoria di prodotti finanziari più rischiosi, come le azioni;
  • Definisci obiettivi e strategie: che sia un’attività di “trading più speculativo” di breve termine o di investimento di lungo termine, (detta strategia del “cassettista”), definisci tempi e obiettivi di rendimento attesi;
  • Confronta capitalizzazione e risultati storici dei titoli: costruisci il tuo portafoglio azionario analizzando sia la “liquidità  dell’azione” , data da una capitalizzazione elevata, che l’andamento storico dei prezzi;
  • Controlla la tua posizione regolarmente: dedica tempo al controllo della tua posizione, anche attraverso l’home banking;
  • Verifica la stop loss ed il profit taking: controlla che i limiti imposti alla perdita o all’utile massimo siano sempre in linea con i tuoi bisogni finanziari in prospettiva.

Conclusioni

L’andamento delle Borse ha da sempre avuto una grande attrattiva per i risparmiatori e soprattutto in un’epoca come questa, caratterizzata da rendimenti nulli sui conti correnti e decisamente ridimensionati sulle obbligazioni ed i titoli di Stato, il mercato di approdo più gettonato dagli investitori italiani al dettaglio. Gli interventi delle Banche Centrali, a favore di una dinamica dei tassi che supporti la ripartenza della crescita globale, hanno giocato sicuramente un ruolo importante nell’andamento delle Borse, così come i pacchetti di stimolo che i Paesi hanno varato sostenendo imprese e investimenti, in un momento così delicato condizionato dalla crisi economica da COVID19.

Con il primo di aprile la Borsa italiana con l’indice FTSE MIB ha toccato i massimi di periodo per poi avvicinarsi il 6 Aprile alla soglia dei top pluriennali a ridosso di quota 25000, mentre sono le parole dei banchieri centrali ed i dati macroeconomici che fotografano bene le proiezioni del ciclo economico che ancora dominano le strategie azionarie.

Tutti gli occhi puntati sulle economie trainanti, come Cina e Stati Uniti d’America, mentre l’Unione Europea fa i conti con successi e insuccessi della campagna vaccinale. Tanta carne al fuoco per chi vuol cimentarsi sugli investimenti azionari, che però impongono: grande disciplina informativa e un monitoraggio costante perché, come sottolineato all’inizio di questo articolo, nel mare magnum dei mercati finanziari è vietato distrarsi.

Foto apertura: Andriy Popov - 123RF