Editoriali
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Odio il Natale: nessuno si senta offeso

La retorica del "volemose bene", il consumismo sfrenato, le cene, i pranzi, gli aperitivi e gli spuntini festaioli, i regali sbagliati, quelli riciclati, gli stessi film da ormai 30 anni. Odiare il Natale: si può?

La retorica del "volemose bene", il consumismo sfrenato, le cene, i pranzi, gli aperitivi e gli spuntini festaioli, i regali sbagliati, quelli riciclati, gli stessi film da ormai 30 anni. Odiare il Natale: si può?

First things first. Questo editoriale mi è stato commissionato con le esplicite parole: «Taglio ironico, come sai fare tu, senza esagerare (non risultare offensivo verso gli amanti del Natale). G.G.». Dunque, sappiate che se non leggerete del turpiloquio a voi indirizzato, cari fan del Natale, è solo perché ho le mani legate.

Ovviamente sto scherzando e no, non sono schizofrenico. Non odio nemmeno gli interisti, perché dovrei odiare chi ama il Natale? È una festa che mi lascia indifferente, più che altro. Al massimo mi annoia, mi infastidisce con il suo volemose bene. «E anche questo Natale… se lo semo levato dalle palle!», diceva sempre in romanesco l’avvocato Covelli nel film Vacanze di Natale. Ed è questo il mio sentiment. Non vi annoierò con il discorso del Natale nato come festa pagana poi accomodata, del Natale commerciale, del Natale in cui si va a Messa, rigorosamente dal prete che la fa più corta e rigorosamente bis per stare a chiacchiera. Non lo farò, perché mi sono già ampiamente annoiato io scrivendo un pezzo, esattamente su questo, sempre su commissione.

Il Natale è importante, d’altra parte è il secondo anno di fila che facciamo di tutto per salvarlo, no? È importante, essenzialmente, per i commercianti. Non grazie a me però. In famiglia non ci scambiamo il buongiorno, figuriamoci i regali a Natale. Costano, innanzitutto. E poi, quando ci ho provato, è andata malissimo. Una volta ho regalato un profumo Versace a mio padre. Lui ha continuato a spruzzarsi invece una di quelle schifezze del cinese e, quando ho deciso dopo anni di usarlo io, la boccetta mi è sfuggita dalle mani, frantumandosi sul parquet. A mia mamma ho invece regalato un portachiavi, che ho poi ritrovato in un cassetto, insieme a quelli delle uova di Pasqua. Ecco, i regali belli da fare sono quelli al partner e agli amici, avendoceli. Odio talmente l’idea di ricevere un regalo inutile, che per diversi anni con mio cugino (l’unico con il quale me li sia fatti) ci chiedevamo cosa volevamo. Budget 20 euro: in anni di ristrettezze economiche, quando bastava per un cd, di cui mi sono fatto una discreta collezione. Per i più giovani: un cd è quella cosa tonda che si mette nel lettore cd, tipo il vinile. Ma funziona al contrario: con la puntina di rovina.  

Perché a Natale siamo o dovremmo essere tutti più buoni? Fa un freddo cane, per fare shopping devi sgomitare e la fine dell’anno è pur sempre tempo di bilanci, non sempre positivi. È una retorica che non mi trova d’accordo. Come i film di Woody Allen. O le fragole. Se uno è stronzo è stronzo, anche a Natale, se non altro per coerenza. E non mi importa nemmeno di cene e pranzi in famiglia. Mi piacevano quando eravamo un sacco e, da piccolo, nessuno ti chiedeva come andava. Mi frega talmente tanto del Natale che due anni fa, pur di non passarlo in famiglia, alla vigilia sono andato a Gerusalemme. Nessun attentato, ma prezzi alle stelle. Scegliete assolutamente un altro periodo, nel caso.

Tra l’altro, sono sicuro di aver partecipato solo a un cenone del 24 nel corso della mia vita. A un certo punto qualcuno suonò il campanello, credo vestito da Babbo Natale. L’immagine successiva che ho in testa sono io che corro esultando lungo il corridoio di casa, stile Tardelli nel 1982. Poi basta, pranzo del 25 senza nessuna illusione riguardante un tizio vecchio e barbuto che arriva dalla Lapponia volando su una slitta trainata da renne, per portare regali a me. A me. Ma figuriamoci.

Ah, questo mi collega a un altro aspetto della retorica del Natale. Ovvero, il fatto che si ingrassa per le feste. Ma voi cosa fare esattamente? Mangiate ininterrottamente dalla vigilia a Befana, antipasto primi secondi contorni dolci tutti i giorni? Non ho mai capito questa cosa. Dal 27 al 30, per dire, mica c’è bisogno di fare come Tognazzi ne La grande abbuffata.

Un’altra cosa che mi infastidisce, e qui so di non essere solo, è il grande anticipo con cui arriva il Natale. O, meglio, l’atmosfera Natalizia. Ho vissuto negli Stati Uniti e lì i supermercati cambiano in base alle feste. Intere sezioni di questi luoghi, infatti, vengono allestite con prodotti specifici, alimentari e non, dedicati alle varie ricorrenze. Un mese prima di Pasqua iniziano a spuntare dolci e decorazioni a tema “uovo e coniglio”. Passata Easter, è già tempo di guardare al 4 luglio. Stelle e strisce come se non ci fosse un domani. Dopo l’Independence Day, inizia la grande attesa per Halloween. Zucche, fantasmi, ragnatele finte, etc. Subito dopo arriva Thanksgiving. E poi Natale. Da noi no: il giorno prima sei al mare, quello dopo spuntano i panettoni. Dal cocomero al cotechino il passo può essere brevissimo. E poi, dal cibo sprecato agli imballaggi dei regali, fino all’albero finto, il Natale è una festa estremamente inquinante: se vi vedesse Greta.

Sono talmente avulso dal Natale, che non ho nemmeno mai visto Una poltrona per due. E non sto scherzando. Solo l’anno scorso ho visto per la prima volta Il principe cerca moglie (è natalizio?). Sì invece a Mamma, ho perso l'aereo, che non ho mai capito cosa ci facesse lì dentro Joe Pesci. Sapete quante volte ho assisto a Il Grinch? Zero, per quanto io sia un grande fan di Jim Carrey. Lo trovo brutto, esteticamente, persino disturbante. Dunque non gradisco quando mi si chiama Grinch. Dite che è una cosa da Grinch? Non mi interessa.

Foto apertura: deagreez-123.rf