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«Revenge porn? Gli adolescenti sono sia vittime che carnefici»

Intervista a Laura Luchetti, regista del teen drama Nudes, disponibile dal 20 aprile su Rai Play: «I giovani devono gestire sentimenti ai quali non sono stati educati».

Intervista a Laura Luchetti, regista del teen drama Nudes, disponibile dal 20 aprile su Rai Play: «I giovani devono gestire sentimenti ai quali non sono stati educati».

Il 20 aprile arriva su Rai Play Nudes, serie tv in dieci episodi che affronta il tema del revenge porn attraverso il punto di vista di tre giovani, i quali si ritrovano a fare i conti con la divulgazione online di immagini private. Vittime o carnefici, in fondo facce diverse della stessa medaglia. Versione italiana dell’omonimo teen drama norvegese, Nudes mostra quanto possano essere devastanti le conseguenze di gesti fatti con superficialità e senza consapevolezza, come può accadere in un’età acerba come l’adolescenza, svelando le insidie dei social media. Le tre vicende di Nudes si snodano tra le strade della provincia bolognese ma, come spiega la regista Laura Luchetti, che ha diretto un cast composto perlopiù da giovanissimi alla prima esperienza sul set, si tratta in realtà di «storie di adolescenti di ogni Paese, non legate a uno specifico luogo geografico: il revenge porn è una piaga universale».

LAURA luchetti

Chi sono i protagonisti di Nudes?

Sono Vittorio, Sofia e Ada. Per me Vittorio rappresenta la gelosia, Sofia il coraggio, Ada la purezza. Questi tre ragazzi sono legati dal filo rosso del revenge porn e delle trappole in cui gli adolescenti possono cadere quando devono gestire sentimenti ai quali non sono stati educati. Vittorio ha un raptus di gelosia, che lo porta a filmare una persona. Sofia crea delle invidie che portano a una vendetta. Ada è invece una 14enne totalmente insicura, che cade nella trappola del primo uomo che le fa dei complimenti.

Le tre storie sono legate tra loro?

No, i dieci episodi sono divisi in tre blocchi. Quattro per la storia di Vittorio, tre per quelle di Sofia e Ada. Durano dai 20 ai 25 minuti: abbiamo adattato l’originale norvegese che aveva questo format e lo abbiamo mantenuto. È un formato breve, che rappresenta una bella sfida quando c’è da raccontare storie importanti.

Quanto conoscevi il fenomeno del revenge porn?

Lo conoscevo come tutti, dalle pagine dei giornali, da quello che raccontano i media. Quando mi è stata offerta la serie ho fatto una ricerca personale, tra i giovani, partita da mia figlia adolescente. Ho capito che il fenomeno esiste in modo più ampio di quanto pensiamo: senza arrivare ai tentati suicidi, ci sono piccole violenze che si perpetrano tutti i giorni. A scuola o nella cerchia di amici, tutti conoscevano qualcuno che aveva subito le conseguenze di atti del genere. È una diseducazione alla gestione dei sentimenti, una violazione della sfera privata, personale e fisica di altre persone. In tanti si sentono nel lecito a condividere foto senza consenso, così come a fare apprezzamenti pesanti per strada, a mettere le mani addosso. Il revenge porn è solo la punta dell’iceberg.

nudes

Nudes lo racconta da un punto di vista inedito in Italia.

Quello degli adolescenti, che sono vittime e carnefici allo stesso tempo, in quanto come ho detto non sono stati educati a gestire certe situazioni. Ti cito le parole di uno dei protagonisti: «Non avevo calcolato le conseguenze». Da un miscalcolo del genere nascono però delle tragedie. Veicolate dai social, l’arena dove si manifesta una popolazione giovanile di un certo tipo. Il social velocizza, se non hai social non esisti, se non ottieni like peggio ancora. Le donne rappresentano il numero maggiore di vittime, ma ci sono però anche ricatti e vendette “al contrario”.

C’è chi sostiene che definire questo crimine revenge porn sia sbagliato. Il fatto che si parli di “vendetta”, implicherebbe infatti una colpa da parte della vittima. Che ne pensi?

È sempre una vendetta, perché la vittima, che se lo meriti o no, non desidera certo che le proprie immagini private siano condivise sui social. Anche se sono state realizzate o cedute con il suo consenso. Non c’è mai dietro una consapevolezza o un desiderio, a meno che non sia una cosa voluta, ma in tal caso non ci sarebbero tristezza, depressione, suicidi tentati o addirittura riusciti.

nudes

Hai detto di averne parlato con tua figlia. Ti sei confrontata anche con i giovanissimi attori che hai diretto, immagino.

Certamente. E mi hanno aiutata molto, dandomi il loro punto di vista. Mi sono trovata benissimo, lavorare con giovani attori è la cosa che amo di più. Erano quasi tutti alla prima esperienza, li ho “battezzati” io e ne sono molto felice.

Nudes è un teen drama, ma la sua visione potrebbe aiutare anche gli adulti. Esatto?

Sì. Spero che questa serie possa mettere in luce una problematica ancora nascosta come il revenge porn, che i genitori non prendono in considerazione perché non conoscono. Magari vedendo gli episodi potranno collegare alcuni atteggiamenti dei figli alle sue conseguenze. Noi registi non possiamo risolvere problemi, ma mettere una luce in una zona d’ombra sì.

Che segnali ci possono essere?

Principalmente l’isolamento dalla scuola, dagli amici, dalla famiglia. Dettato sempre da grandissimo senso di vergogna. Magari i genitori possono collegarlo a stanchezza, a irritazione, a una storia d’amore andata male. E invece potrebbe essere altro. I loro figli potrebbero essere stati vittime di revenge porn, oppure le persone che hanno condiviso foto e filmati intimi.

nudes

Parliamo di te. Come è nata la tua passione per la regia?

Non ho studiato cinema, sono autodidatta. Ho sempre scritto racconti e mi è sempre piaciuto pensare di poter dare una terza dimensione a questi racconti, tipo origami. Ho così iniziato a fare cortometraggi, imparando quello che c’era da imparare, facendo gavetta sui set in vari ruoli, nei diversi reparti per accumulare l’esperienza necessaria. Il bisogno di raccontare, è questo che mi ha portato a fare la regista.

Quello della regia è un ambiente, se così si può definire, ancora maschilista?

Mah, i numeri stanno migliorando, non solo per quanto riguarda le registe, ma proprio i set. Ci sono sempre più scenografe, direttrici della fotografia, operatrici di macchine da presa, produttrici, etc. Tante valide professioniste che stanno venendo fuori.

Progetti futuri?

Sto preparando il prossimo film, che sarà un adattamento di una meravigliosa novella di Cesare Pavese, La bella estate: la storia di formazione di una ragazza di 16 anni all’interno di un gruppo di adolescenti, nella Torino del 1938. È un grande onore, un progetto da far tremare la gambe. Ma l’amore per Pavese mi ha fatto superare la paura!