Giochi
Giochi

Filastrocche di Gianni Rodari: le più belle ed educative

Educatore, pedagogista, scrittore e poeta, Gianni Rodari è famoso anche per le sue filastrocche, un miscuglio di apprendimento e divertimento che ha fatto crescere intere generazioni.

Educatore, pedagogista, scrittore e poeta, Gianni Rodari è famoso anche per le sue filastrocche, un miscuglio di apprendimento e divertimento che ha fatto crescere intere generazioni.

Gianni Rodari è stato uno scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano, specializzato in letteratura per l'infanzia: le filastrocche di Rodari sono tra le più belle, famose ed educative mai pubblicate, e a distanza di ormai oltre 40 anni dalla sua morte il suo nome è ancora sinonimo di crescita e apprendimento senza rinunciare al divertimento.

Rodari dedicò la sua carriera a mettere a punto filastrocche in grado di facilitare l’apprendimento, rendendo anche materie difficili come la grammatica e la matematica un divertimento: filastrocche sui bambini che sono anche poesie per bambini, e che spesso si accompagnano a frasi di Gianni Rodari che comunicano il suo senso dell’essere bambini.

Ecco alcune tra le più belle filastrocche di Gianni Rodari

10. Il dittatore

Un punto piccoletto,
superbo e iracondo,
“Dopo di me” gridava
“verrà la fine del mondo!”.

Le parole protestarono:
“Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo”

Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso
e il mondo continuò
una riga più in basso.

9. Il sole nero

La mia bambina ha disegnato un sole nero di carbone
Appena circondato di qualche raggio arancione.
Ho mostrato il disegno ad un dottore.
Ha scosso la testa, ha detto: ”La poverina, sospetto,
È tormentata da un triste pensiero che le fa vedere tutto nero
Nel caso migliore è un difetto di vista: la porti da un oculista”
Così il medico disse ed io morivo di paura.
Ma poi guardando meglio, sotto al foglio, vidi che c’era scritto,
in piccolo “l’eclisse”.

8. Il caso di una parentesi

C’era una volta
una parentesi aperta
e uno scolaro
si scordò di chiuderla.

Per colpa di quel somaro
la poveretta buscò un raffreddore,
e faceva uno starnuto
al minuto.

Passato il malore
fece scrivere da un pittore
il seguente cartello:
“Chi mi apre, mi chiuda, per favore”.

7. I tre dottori di Salamanca

Tre dottori di Salamanca
si misero in mare su una panca,
e se non andavano subito a fondo
facevano certo il giro del mondo.

Tre dottori di Saragozza
si misero in mare in una tinozza,
e se la tinozza a galla restava
qui la storiella non terminava.

6. Capelli bianchi

Quanti capelli bianchi
ha il vecchio muratore?
Uno per ogni casa
bagnata dal suo sudore.
Ed il vecchio maestro
quanti capelli ha bianchi?
Uno per ogni scolaro
cresciuto nei suoi banchi.
Quanti capelli bianchi
stanno in testa al nonnino?
Uno per ogni fiaba
che incanta il nipotino.

5. La tribù degli indiani Cucù

Conosci la tribù degli indiani Cucù?
C’è l’indiano Cuore che raccoglie le more;
c’è Cuoio un indianone che fa lo stregone;
c’è Scuola l’indiana che fila la lana;
c’è l’indiano Cuoco che accende un bel fuoco.
Conosci la tribù degli indiani Cucù?
Se li scrivi con la Q ride tutta la tribù!

4. La tragedia di un Dieci

Fuggiva un giorno un Dieci
pieno di trepidazione,
inseguito da un nemico mortale:
la Sottrazione!

Il poverino è raggiunto,
crudelmente mutilato:
ben due unità ha perduto,
un Otto è diventato.

Dalla padella cascando
nella brace,
ecco qua,
incappa nella Divisione
che lo taglia a metà.

Ora è un misero Quattro,
mal visto dagli scolari.
“Consolati” gli dicono
“sei sempre un numero pari…”

“C’è poco da consolarsi
la mia sorte è ben dura.
O incontro un’Addizione
o sarà… la bocciatura”.

3. Il maestro giusto

C’era una volta un cane
che non sapeva abbaiare.
andò da un lupo a farselo spiegare,
ma il lupo gli rispose
con un tale ululato
che lo fece scappare spaventato.

Andò da un gatto, andò da un cavallo,
e – mi vergogno a dirlo – perfino da un pappagallo.
Imparò dalle rane a gracidare,
dal bove a muggire,
dall’asino a ragliare,
dal topo a squittire,
dalla pecora a fare « bè bè »,
dalle galline a fare coccodè.

Imparò tante cose,
però non era affatto soddisfatto
e sempre si domandava
(magari con un « qua qua »…):
– Che cos’è che non va?
Qualcuno gli risponda, se lo sa.
Forse era matto?
O forse non sapeva
scegliere il maestro adatto?

2. L’avventura dello zero

C’era una volta
un povero Zero
tondo come un o,
tanto buono ma però
contava proprio zero e
nessuno
lo voleva in compagnia.

Una volta per caso
trovò il numero Uno
di cattivo umore perché
non riusciva a contare fino a tre.

Vedendolo così nero
il piccolo Zero,
si fece coraggio,
sulla sua macchina
gli offerse un passaggio;
schiacciò l’acceleratore,
fiero assai dell’onore
di avere a bordo
un simile personaggio.

D’un tratto chi si vede
fermo sul marciapiede?
Il signor Tre
che si leva il cappello
e fa un inchino
fino al tombino…
e poi, per Giove
il Sette, l’Otto, il Nove
che fanno lo stesso.

Ma cosa era successo?

Che l’Uno e lo Zero
seduti vicini,
uno qua l’altro là
formavano un gran Dieci:
nientemeno, un’autorità!

Da quel giorno lo Zero
fu molto rispettato,
anzi da tutti i numeri
ricercato e corteggiato:
gli cedevano la destra
con zelo e premura
(di tenerlo a sinistra avevano paura),
gli pagavano il cinema,
per il piccolo Zero
fu la felicità.

1. Le favole a rovescio

C’era una volta
un povero lupacchiotto,
che portava alla nonna
la cena in un fagotto.

E in mezzo al bosco
dov’è più fosco
incappò nel terribile Cappuccetto Rosso,

armato di trombone come il brigante Gasparone...,
Quel che successe poi, indovinatelo voi.

Qualche volta le favole
succedono all’incontrario
e allora è un disastro:
Biancaneve bastona sulla testa
i nani della foresta,
la Bella Addormentata non si addormenta,
il Principe sposa
una brutta sorellastra,
la matrigna tutta contenta,
e la povera Cenerentola
resta zitella e fa
la guardia alla pentola.

Foto apertura: evgenyatamanenko - 123RF