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Vita da Mamma: la rubrica di Federica Federico

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Mia Ceran allatta nel camerino della Rai: roba da neomamma lavoratrice

Mia è diventata la mamma di Bruno il 9 agosto 2021: al rientro al lavoro in presenza, nel suo camerino Rai la madre le ha scattato una foto mentre allattava il neonato. Un'immagine dolce e densa di significato, che merita una riflessione.

Mia è diventata la mamma di Bruno il 9 agosto 2021: al rientro al lavoro in presenza, nel suo camerino Rai la madre le ha scattato una foto mentre allattava il neonato. Un'immagine dolce e densa di significato, che merita una riflessione.

La maternità non cambia solamente il corpo di una donna, ne trasforma l’anima e di entrambi, fisico e spirito, modifica la relazione con il mondo.

Mia Ceran, classe 1986, giornalista e conduttrice sportiva, attualmente impegnata nella conduzione di “Quelli che il calcio” ha raccontato l’intimità della metamorfosi delle mamme in un post Instagram accompagnato da uno scatto rubato da un’angolazione visuale privilegiata: 

Mia è diventata la mamma di Bruno lo scorso 9 agosto, al rientro al lavoro in presenza, nel suo camerino Rai la madre le ha scattato una foto mentre allattava il neonato. 

Mia Ceran allatta nel camerino della Rai e c’è molto su cui riflettere

L’immagine cattura e incanta, forse perché in essa si fondono molti dettagli significativi: 

  • un bambino appena venuto alla vita che si nutre dal seno materno e lo fa in un luogo di lavoro;
  • una mamma distesa tra due ruoli, uno privato e l’altro lavorativo, persino pubblico;
  • lo sguardo di una nonna che immortala sua figlia diventata mamma permettendo l’incontro di due metamorfosi, quella personale, che va da madre a nonna e quella della sua creatura, che viaggia da figlia a madre.

Quello che vediamo tutti è il ritratto di una mamma moderna, sintesi di donna e madre, capace di ritagliare uno spazio a ogni identità di sé senza scalfirne nessuna e soprattutto intelligente al punto tale da riconoscere l’importanza del “villaggio” che può accogliere e aiutare la neonata-mamma e il suo bambino.

“Qualche giorno fa, a meno di un mese dalla sua nascita, Bruno è venuto al lavoro con me, in Rai - scrive Mia Ceran nella didascalia che accompagna la foto -, nel primo giorno in cui riprendevamo a lavorare “in presenza”. Sembra tutto molto quieto e pacifico in questo scatto, ma nessuno aveva immortalato le volte in cui ho cenato imboccata dal mio compagno o in cui ho cercato di nascondere il rumore del tiralatte durante una call di lavoro; questa immagine è sicuramente più instagram friendly ma la condivido perché ho realizzato che dietro a un momento di pace come questo, in cui hai il privilegio di portare tuo figlio sul posto di lavoro e di poterlo allattare nelle pause, ci sono tante persone che ti hanno teso una mano”.

Lo ha detto anche Papa Francesco, ma alle mamme lo insegna l’esperienza: per crescere un bambino serve un intero villaggio. Da mamma, senza paura di essere smentita dalle altre madri, aggiungerei che occorre un villaggio educativo cooperante e disponibile, come Mia Ceran testimonia essere il suo.

Non posso non fare una digressione personale: Mia Ceran fa un riferimento alle super mamme o comunque a quell’ambizione, nata anche da falsi miti sociali, che molte hanno di essere perfette
La società e in essa i social dilaganti ci propongono  (tal volta ci impongono) il modello “famiglia delle favole” e “mamma Wonder Woman”, tutto in formato Instagram. 
Attenzione, ciò è altamente tossico.

“Wonder Woman inside”, è il modo in cui amo definire me stessa (qui la digressione personale), ma in realtà tutte le mamme hanno “inside” cioè dentro di sé l’eroica forza di una Wonder Woman spettinata.

Dire che le madri sono forti e che dentro di noi esiste il potenziale per reagire agli urti della maternità non equivale, però, a immaginare che una mamma possa fare tutto da sola e, alla fine, essere felice, appagata e sorridente (come vorrebbero far credere certe foto Instagram col filtro della non-realtà).Tutte abbiamo bisogno del nostro villaggio (qui la necessità di condividere il mio concetto di “Wonder Woman inside”).

Mia Ceran aggiunge al suo post: “Anche io sono stata fan della retorica del “posso farcela da sola e posso conciliare tutto”, poi ho capito che avere l’ambizione di essere Wonder Woman non solo è irraggiungibile (almeno per me) ma è anche sbagliato

È una gran truffa quella di pensare che le donne debbano sempre dimostrare di saper fare tutto da sole (per chi ci riesce solo complimenti, sia chiaro). Bisogna invece chiedere tutto l’aiuto di cui si può disporre senza vergognarsene (mariti, compagni, famiglia, nonni, amici, datori di lavoro, colleghi) per tirare su un figlio. Ho realizzato che nei primi mesi di vita di un bambino non esistono buone e cattive madri (eppure quanto giudizio c’è in giro); esistono donne aiutate e sostenute e donne lasciate sole in un momento meraviglioso ma delicato.”

Il villaggio educativo è la componente nascosta della vita di una mamma neonata eppure un villaggio cooperante può cambiare in bene la crescita di un bambino. Il villaggio educativo è il dettaglio nascosto dietro la foto di Mia Ceran ed è il cuore delle sue vibranti parole.

Il villaggio educativo di Mia Ceran deve ispirare tutte le mamme

Mia ringrazia il compagno Federico. Federico, certamente, somiglia a molti papà moderni nell’evocazione che Mia richiama raccontando di lui che la imbocca mentre lei allatta Bruno. 
In questa immagine scritta con la metrica del cuore, Mia ha rappresentato il ruolo del papà, di tutti i papà che, dopo il “Baby Day”, ovvero lo sbarco del bambino tra le braccia dei genitori, possono costruire un canale di doppia cura: la cura del neonato-figlio e della neonata-mamma.

Questo doppio canale affettivo e di care resta finalizzato allo scopo di dare alla famiglia quella stabile tranquillità di cui il bambino ha bisogno tanto quanto la mamma. 
Anche la mamma è neonata, non a caso si parla di neomamma, e anche lei, in questa rinnovata veste, è in una fase di (ri)adattamento al mondo.

Mia ha detto grazie anche ai nonni di Bruno “per le braccia sempre pronte ad accoglierlo - come scrive nel suo post”. E ha detto grazie a “Mamma Rai, ovvero ai suoi responsabili e superiori che le hanno permesso di portare con sé Bruno.

Questo post non è semplicemente quello di una donna fortunata che gode di una rete di aiuti e che può portare il figlio sul luogo di lavoro (il che dovrebbe essere un diritto accessibile a ogni mamma lavoratrice), questo è il post di una madre partecipe in quel villaggio educativo e affettivo che è sorto intorno a lei.
Se è indispensabile un villaggio è altrettanto importante saper dare ad esso il giusto peso e alle persone che lo animano il corretto valore:
“Se avete bisogno di aiuto: chiedetelo. Se potete darne: offritelo”, conclude Mia Ceran.

Foto: LaPresse