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Alda Merini: vita e poesia della poetessa dei Navigli

A 10 anni dalla scomparsa di Alda Merini, il racconto di una donna inarrestabile.

A 10 anni dalla scomparsa di Alda Merini, il racconto di una donna inarrestabile.

Nata a Milano il 21 marzo del 1931, Alda Merini, la poetessa dei Navigli, ci ha lasciato un’eredità inestimabile, della quale ancora oggi non abbiamo probabilmente percezione globale. Se si dovesse descrivere la storia di Alda Merini con poche parole, si potrebbe dire che è stata un’artista, ma soprattutto una donna, che non ha avuto paura di mostrare gli effetti che le cure, la poesia e il tempo hanno provocato sul suo corpo, e sulla sua anima.

Ripercorriamo insieme le tappe fondamentale della vita di questa donna straordinaria, alla quale, il prossimo 6 novembre, in occasione del decennale della scomparsa avvenuta il 1 novembre 2009, sarà dedicato un ponte sul Naviglio Grande, vicino a quella che è stata la sua abitazione in Ripa di Porta Ticinese.

Alda Merini: l'infanzia dell'"ape furibonda" della poesia

Per comprendere al meglio una persona, bisogna andare alle origini della sua biografia: fare quattro passi con Alda Merini bambina è un passaggio che non può essere dunque trascurato. Figlia di Nemo Merini, impiegato presso una compagnia assicurativa, e Emilia Painelli, casalinga, Alda è la seconda di tre figli: i fratelli Anna ed Ezio compariranno ogni tanto nelle sue poesie, pur con un certo distacco emotivo.

Alda era una bambina sensibile, con un carattere malinconico. Il padre era una persona colta e affettuosa, che a cinque anni le regalò un vocabolario spiegandole l’importanza delle parole. La madre, al contrario, era molto severa, pragmatica e distante, e le proibiva spesso di leggere i libri della biblioteca del padre, perché nel suo futuro vedeva una moglie e una madre. Niente di più. Il rapporto fra le due fu molto conflittuale: quando alle scuole elementari Alda sentì la vocazione e manifestò il desiderio di voler diventare monaca, la madre la imbottì di vitamine e le impedì di andare a scuola. Alda, allora, si vendicò in modo molto astuto: andò in giro vestita di stracci a mendicare, per disonorare lo stato sociale della sua famiglia. La madre reagì picchiandola.

Finita la guerra, Alda provò a iscriversi al Liceo Classico, ma non riuscì ad entrare perché non superò la prova di italiano. Nel frattempo, il suo talento di scrittrice iniziava a far capolino fra le righe: a 15 anni ricevette una recensione per una sua poesia, scritta da Spagnoletti. Ma il padre la bacchettò dicendole che “la poesia non dà il pane”.
 


Alda Merini: il manicomio

Nel 1947, Alda fu internata per un mese in una clinica, nella quale le fu diagnosticato un disturbo bipolare. Iniziava in quegli anni la sua carriera da poetessa: Giacinto Spagnoletti fu il primo a credere in lei e a pubblicarla, nell’Antologia della poesia italiana contemporanea. Eugenio Montale la consigliò all’editore Giovanni Scheiwiller, che la pubblicò nel volume Poetesse del Novecento. Il suo primo volume di versi uscirà nel 1953 e sarà intitolato La presenza di Orfeo. Nel frattempo Alda si sposò e ebbe due figlie, Emanuela e Flavia.

Dopo la pubblicazione della raccolta Tu sei Pietro, dedicata al suo pediatra Pietro De Pascale, iniziò un periodo molto difficile per lei: venne infatti internata nell’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, nel quale resterà, per periodi alterni, dal 1964 al 1972. Il malessere vissuto in quegli anni si riverserà negli scritti della poetessa: Alda era consapevole di non essere pazza, ma tutti la trattavano come se lo fosse. Il suo disturbo bipolare la portava a trovare pace nella poesia: nei suoi versi troviamo le parole di una persona dotata di una sensibilità smisurata, un animo geniale, fonte inesauribile di emozioni, di libertà, di vita.

Le poesie d'amore più belle di Alda Merini

Tra i luoghi della poetessa, che furono la base della sua ispirazione, ci sono senza dubbio la sua città natale, Milano, e il manicomio, che segnò la sua esistenza in modo molto profondo. Alda continuò a scrivere poesie, a trasformare i frammenti della sua anima in versi, che oggi noi abbiamo l’onore di toccare, scorrere con le dita, sentire. Oggi noi possiamo percepire le sue parole come carezze che a volte fasciano altre volte sconquassano il nostro cuore.

Nel 1993 la poetessa ha ricevuto il Premio Librex Montale per la Poesia, che l’ha finalmente consacrata fra i grandi della letteratura italiana contemporanea. Per capire meglio Alda Merini, però, oltre a conoscerne la storia bisogna assolutamente leggere i suoi scritti. Ecco allora una raccolta di alcune delle sue poesie d’amore più belle.

Accarezzami

Accarezzami, amore
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all’alba
se io sarò tra le tue braccia.

E poi fate l’amore

E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po’ sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po’
che non lo erano più.
Ecco,
fate l’amore e non vergognatevi,
perché l’amore è arte,
e voi i capolavori.

A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.
 


Quelle come me

Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima,
perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre.
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…

Alda Merini: le frasi e gli aforismi memorabili

  • Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri.
  • Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.
  • Alle volte il silenzio dice quello che il tuo cuore non avrebbe mai il coraggio di dire.
  • Dio mio, spiegami amore come si fa ad amare la carne senza baciarne l’anima.
  • Chi decide cosa è normale? La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia.
  • Non sono bella sono soltanto erotica.
  • La cattiveria è degli sciocchi, di quelli che non hanno ancora capito che non vivremo in eterno.
  • La sensibilità non è donna. La sensibilità è umana. Quando la trovi in un uomo è poesia.
  • Più mi lasciano sola, più splendo.