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Perché sono 30 anni che non riusciamo a smettere di guardare Beautiful

Per molti sarebbe un problema. Per altri è una garanzia di futuro. Finché Brooke continuerà a sposarsi, niente potrà andare storto. 

Per molti sarebbe un problema. Per altri è una garanzia di futuro. Finché Brooke continuerà a sposarsi, niente potrà andare storto. 

Un po' come per l'11 settembre, ricordo perfettamente dove mi trovavo il 4 giugno 1990, il giorno del debutto di Beautiful in Italia, su Rai 2. Ero sul letto matrimoniale di mia zia, con mia cugina più grande di cinque anni, in attesa della puntata quotidiana di Quando si ama. Trisha Alden, interpretata da Noelle Beck, era tanto bella quanto sfortunata in amore. Ma quel giorno niente Trisha, niente sigla di Quando si ama.

Era il 4 giugno 1990. Iniziava l'era di Beautiful.

La prima sigla, scattante, scioccante, era tutt'altra cosa dal piano pur ritmato di Quando si ama. Utilizzata fin dal 2011 quella intro indiavolata era diversa da quella americana, The Bold And The Beautiful, che si apriva con una versione strumentale della canzone di Dionne Warwick High upon this love. C'erano modelle, palme, sole, America in ogni fotogramma. In quei pochi secondi era racchiusa tutta l'essenza degli anni Novanta. Sdegno, raccapriccio. «Cos'è sta roba?», ci dicevamo io e mia cugina. Ma i Forrester stavano per rivelare la loro potenza.

Beautiful basa la sua macchina narrativa sulle insaziabili voglie della famiglia Forrester. Erik, Stephanie, Ridge, Thorne ci mostravano come erano i ricchi. Belli, ambiziosi, pronti a soddisfare tutti i desideri di pancia a cui i comuni mortali dovevano ogni giorno dire di no. Volevi tradire tuo marito? Fatto. Volevi portarti a letto la cameriera del tuo party (che in questo caso era una giovanissima Brooke Logan)? Nessun problema. Volevi sposare la figliastra di tuo figlio? Nessun problema. Eri indeciso tra la tua fidanzata e l'amante? Tienile entrambe, ci pensano gli sceneggiatori a decidere. Il paradiso dell'inconscio e del Super Io.

I dati dello share diedero ragione a William e Lee Phillip Bell, marito e moglie e coppia diabolica delle soap. I Forrester divennero la mia seconda famiglia.

Io tifavo per Brooke Logan. Ancora oggi, quando la vedo sciogliersi nelle sue automatiche lacrime perché non sa decidere fra il suo eterno amore per Ridge e la tentazione di turno, mi fa tenerezza e mi schiero automaticamente dalla sua parte. Lei è così. È il mondo che le si deve adattare intorno, che deve assecondare i suoi volubili desideri.

Nel corso delle tre decadi di programmazione, il personaggio di Ridge Forrester ha organizzato 13 matrimoni, 5 dei quali con Brooke Logan, ed è rimasto vedovo per 3 volte, senza contare le 15 relazioni extraconiugali. È anche caduto in una fornace per poi tornare, redivivo, a reclamare la mano della sua amata Brooke, che nel frattempo aveva trovato conforto in una notte d'amore con il fratellastro di suo marito, Nick. Un meraviglioso, confortante classico.

Se c'è qualcosa di assurdo che può capitare mettendo insieme personaggi, situazioni e desideri, a Beautiful accade. Dopo la morte dei sceneggiatori originari, il timone è passato al figlio della coppia, Bradley Bell.

E lì confesso che un po' l'incanto si è rotto.

Il giovane Bell avrà visto il lato comico della soap opera da 35 milioni di telespettatori giornalieri e ha deciso di esasperarlo. Inoltre, ha scelto di inserire alcune tematiche sociali per cercare di camuffare che i ricchi bianchi continuano a dominare il manipolo di personaggi neri. Che i bianchi ricchi continuano a sposarsi tra di loro. Che i neri sono comunque sempre dipendenti dai capricci dei Forrester.

Ed ecco la storia di Maya Avant, personaggio transgender. La diagnosi di sieropositività di Antonio Dominguez, che si ritrovò a spiegare al mondo come si ama una persona che ha l'HIV. E poi: abusi sui minori, eutanasia, cancro, senzatetto. E intanto gli attori lasciavano, c'erano nuovi volti da imparare a conoscere. Le vecchie star morivano. Penso che non mi riprenderò mai dall'addio di Ronn Moss al cast di Beautiful. Ma ora lui è felice, quindi Namastè. E intanto non si parla ancora di omosessualità.

Brooke ed Eric resistono, ma stanno pian piano trasferendo tutti i più bassi istinti e desideri ai loro innumerevoli figli. Il triangolo Steffy-Liam-Hope tenta di imitare quello tra Taylor-Ridge-Brooke. Ma sono troppo patinati e Liam non riesce a ricalcare nemmeno un grammo del fascino di Ridge. Ahimé, dove andremo a finire?

Confesso che a un certo punto, a metà degli anni Dieci, ho saltato un po' di appuntamenti quotidiani con Beautiful. Ho un po' tagliato il cordone ombelicale con i miei Forrester. Mi mancano troppo i vecchi intrighi e la semplice cattiveria con cui alcune avventure venivano concepite. Ma ogni tanto, durante un pigro sabato o una pausa pranzo solitaria, accendo la tv su Canale 5, alle 13:45 e i Forrester sono ancora lì a contendersi un marito, la paternità di un figlio, un marchio di intimo, una passerella. E io mi siedo sul divano, come in quel 4 luglio 1990, e scopro che, in fondo, la natura umana non cambia da milioni di anni. Figurati se può farlo Beautiful. Finché Brooke continuerà a sposarsi, niente potrà andare storto. E mi sento a casa, in compagnia dei "miei" Forrester.