Tempo Libero People
Tempo Libero People

Gabrielle Carteris: «Andrea Zuckerman? Avrebbe fatto mettere la mascherina a tutto il West Beverly High»

Intervista esclusiva a Gabrielle Carteris, la secchiona di Beverly Hills 90210, oggi a capo del sindacato attori di Hollywood.

Intervista esclusiva a Gabrielle Carteris, la secchiona di Beverly Hills 90210, oggi a capo del sindacato attori di Hollywood.

Prima di tutto, raccontami com’è la situazione Covid in Italia. Non poteva che iniziare così la mia chiacchierata con Gabrielle Carteris, l’iconica Andrea Zuckerman della serie cult “Beverly Hills 90210”, la secchiona a capo del giornale scolastico dell’esclusivo liceo West Beverly High di Beverly Hills frequentato solo da ragazzi ricchi e belli. Un personaggio, quello di Gabrielle, che ha fatto sognare milioni di ragazzi in tutto il mondo, che si sono riconosciuti nella ragazza studiosa intelligente, bruttina, e poco abbiente ma con tanta voglia di riuscire a conquistare il cuore di quei compagni di classe così lontani da lei per estrazione sociale e abitudini di vita.

La storia è nota: anno dopo anno Andrea Zuckerman riuscì a farsi volere bene dal gruppo di amici, fece sognare milioni di ragazzi quando si innamorò di Brandon Walsh, ad oggi uno dei migliori amici della Carteris.  

E la storia di Gabrielle Carteris ha tantissimi punti in comune con il suo personaggio nella finzione: oggi l’attrice, che compirà 60 anni il 2 gennaio 2021, è a capo del Screen Actor Guild a Los Angeles, il sindacato statunitense che rappresenta gli attori di cinema e televisione. Ebbene sì, la piccola Andrea Zuckerman nella vita è diventata la Susanna Camusso di Hollywood. 

Racconto a Gabrielle quindi, prima di iniziare l’intervista via Zoom, io a Milano, lei in California, di come i partiti politici in questi giorni da noi stiano dibattendo su come gli italiani debbano trascorrere le feste di Natale, con quali restrizioni, le racconto del dibattito politico sulla Santa Messa di Natale, della divisione del paese in aree rosse, arancioni e gialle e del duro lockdown di questa primavera. E alla fine mi sembra di parlare con quell’amica del liceo che ti consigliava sempre come cavartela nel compito in classe, con una persona che conosci da sempre. Potere della televisione ovviamente e di quella serie tv che nel giro di pochi mesi, da suo debutto su Italia Uno nel 19 novembre 1992 arrivò sui diari di tutti gli studenti dell’epoca, sui quaderni, diventò album di figurine e libri che diventarono best seller.

Gabrielle, domanda scontata. Che ricordo hai di Beverly Hills, del set, del rapporto con i tuoi colleghi?
Sono ricordi molto vivi perché l’anno scorso abbiamo girato il reboot di Beverly Hills. Tornare sul set con i miei colleghi è stato un tuffo nel passato. Siamo cresciuti insieme, siamo come una famiglia. Pensa che durante la serie negli anni novanta mi sono sposata e ho avuto il mio primo figlio. Abbiamo grandi amicizie. Sono tutti davvero miei amici, amici per la vita: con alcuni ovviamente ho un rapporto più stretto, con Jason Priestley ad esempio (Brandon Walsh nella serie) e ci siamo sempre frequentati. Anche con Jennie Garth (Kelly Taylor nella serie). Ora abbiamo tutti figli ma allora io ero l’unica, ero la più grande! Ho amato quel periodo ma mi sono sentita maggiormente a mio agio l’anno scorso, sono stati comunque periodi bellissimi!

Ti rendevi conto in quel momento che stavi interpretando un personaggio che sarebbe diventato iconico? Ora siamo abituati a vedere personaggi nerd nelle serie televisive, pensa ad esempio solo al successo di Big Bang Theory ma allora non era così comune…

Non l’ho mai vista in quest’ottica. Non ho mai pensato ad Andrea Zuckerman come ad un personaggio iconico. Amavo interpretare Andrea, amavo il personaggio e amavo quello che le facevano fare nella serie. 

Accennavi poco fa al reboot di Beverly Hills 90210. Che esperienza è stata?
Fantastica! È stato un cerchio che si è chiuso. Mi è piaciuto prenderne parte. È stato da un lato anche molto difficile perché non era concepito come la serie degli anni novanta, è stato bello potersi dire cose che non avevano il coraggio di dirci allora e guardare indietro a quello che abbiamo fatto. Anche per capirlo meglio. Arrivare da un successo del genere può essere travolgente, in tutti i sensi. Abbiamo vissuto qualcosa di veramente grande. Qualche volta, per quanto sia stata una benedizione, era difficile anche “respirare”, difficile da gestire e nessuno sapeva davvero come affrontare il tutto. Ora, con il senno di poi, dopo tutti questi anni, quando si è concretizzata l’idea, ci siamo goduti tutti la cosa di più. Ci siamo divertiti davvero, ci siamo presi cura l’uno dell’altro. È stato ovviamente diverso. Non ho rimpianti, mi sento davvero fortunata per aver vissuto tutto questo. Forse avremmo potuto fare qualcosa di più lungo a livello televisivo, più puntate del reboot, ma penso anche che fosse giusto così. Ora bisogna andare avanti. 

Quanto è simile Gabrielle Carteris ad Andrea Zuckerman?
Quando ho avuto la parte di Andrea, ho pensato che con il passare degli anni sarei entrata sempre di più nella parte. Gli autori di Beverly Hills 90210 scrivevano i nostri ruoli in base anche a come eravamo noi nella vita.  E più passava il tempo più i personaggi ci somigliavano.  Usavano proprio cose che ci capitavano nella vita e le inserivano nella narrazione. Ti ricordi quando Andrea rimase incinta? In quel momento rimasi incinta davvero e gli autori agirono di conseguenza nella serie. Anche quando durante le puntate estive al Beach club, Andrea usava il linguaggio dei segni e insegnava ai ragazzi era perché io nella vita lo facevo con le persone sorde. Era molto divertente avere il personaggio così vicino alla realtà. Credo che in ogni serie valida ci sia una vicinanza tra il carattere del personaggio con il carattere dell’attore. Serve per essere credibili. 

Prima parlavamo del Covid negli Stati Uniti. Secondo te, come avrebbe reagito Andrea Zuckerman alla pandemia?
Andrea si sarebbe assicurata che tutti indossassero le mascherine, che tutti facessero i tamponi e che il tracciamento funzionasse! Andrea sarebbe stata la prima a parlare con gli scienziati e avrebbe lottato per divulgare solo informazioni corrette. Avrebbe voluto che tutti fossero al sicuro, avrebbe rispettato le distanze sociali! Era una ragazza responsabile!

E tu Gabrielle, come stai vivendo questa situazione a livello personale e professionale?
Come tutti davvero, questa situazione colpisce davvero tutti. I miei figli sono grandi ora ed è dura frequentarsi perché non vicino vicino a me. Viaggiare e spostarsi non è semplice. Quindi per quanto mi riguarda, è una situazione un po’ “isolante” perché mi sta separando dalle persone che amo, è necessario stare lontani per proteggersi. A livello professionale, quest’anno è stato un anno di stop per tutti. Come presidente del Sindacato SAG ho trascorso l’anno cercando di aiutare i lavoratori, assicurandomi che tutti siano protetti e che tutti non solo siano in grado di andare al lavoro ma che possano trascorrere le ore di lavoro in sicurezza. Stiamo cercando di costruire soluzioni sostenibili che possano permettere alle persone di vivere bene, soprattutto per coloro che stanno lottando, che sono meno fortunate. Stiamo vivendo un anno di dolore. Ci sono anche tante persone che hanno perso la casa, che non hanno cibo. Quindi sia a livello personale, nella mia vita privata, che con il sindacato, cerco di essere utile e di trovare soluzioni. Penso di essere stata fortunata ma penso spesso a chi non lo è. È brutto stare separati e ad esempio non poter stare insieme, in una stanza, a parlarci dal vivo. 

C’è una cosa che mi incuriosisce del tuo curriculum. Hai iniziato con Robert De Niro?
Sì, è vero! È molto divertente perché non avevo scene con lui. Ne abbiamo parlato l’anno scorso, l’ho intervistato e abbiamo parlato di tanti progetti. È un uomo meraviglioso, una persona che si preoccupa tanto per gli altri, inclusiva e aperta. E soprattutto di grande talento. 

Torniamo al Screen Actors Guild, al sindacato. Come sei arrivata a capo del sindacato?
Non ero molto coinvolta con il sindacato finché non rimasi ferita durante le riprese di un film, rimasi quasi paralizzata. Da lì ho partecipato a degli incontri fino ad esserne del tutto coinvolta mentre stavo guarendo dalla paralisi. Ho capito che era importante farsi ascoltare, chiedere protezione e misure di sicurezza e da lì ho iniziato a rendermi utile. Se mi avessi detto 20 anni fa che sarei poi arrivata a capo del sindacato, avrei riso. Questa esperienza è diventata un viaggio bellissimo, è anche una fortissima crescita personale. E mi sta facendo diventare una persona migliore. Ho capito che insieme si può essere forti e questo senso di comunità, che spesso valica i confini degli Stati Uniti perché lavoriamo con altri paesi, mi fa sentire bene. È un grande onore. 

Che obiettivi ti sei posta come presidente del sindacato?
Sono in carica da cinque anni, credo che il mio obiettivo più grande sia quello di aiutare le persone facendo capire che abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Vorrei che le persone si sentissero direttamente coinvolte e penso che se raggiungiamo questo obiettivo, se stiamo insieme uniti, facciamo qualcosa di veramente significativo poiché uniti le sfide si affrontano meglio. Lavoro con la Fia che è la Federazione internazionale degli attori. Raccoglie tutte le associazioni di attori nel mondo, perché non importa da dove veniamo, abbiamo tutti gli stessi bisogni. Sapere come stanno affrontando le cose in Germania, in Italia in tutti i paesi è veramente importante.

E quando non fai l’attrice, quando non ti occupi del sindacato, nel tuo tempo libero cosa fai?
Faccio Yoga, vado in bici, vedo spesso i miei amici, sto con mio marito e cucino molto. Mi piace cucinare, anche se spesso non ho tanto tempo libero. 

Foto apertura: LaPresse