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Ivana Spagna: «Quelle vittorie sfiorate a Sanremo con Ron e Masini»

In occasione dell'uscita di "Have you ever seen the rain" abbiamo chiacchierato con Ivana Spagna: i suoi anni ottanta, Easy Lady, Call Me, Sanremo e la vita di oggi in cui sogna di costruire un rifugio per animali.

In occasione dell'uscita di "Have you ever seen the rain" abbiamo chiacchierato con Ivana Spagna: i suoi anni ottanta, Easy Lady, Call Me, Sanremo e la vita di oggi in cui sogna di costruire un rifugio per animali.

“Scusami se non ti ho risposto, ero al telefono con il veterinario, sto aiutando un gattino malato”. Ivana Spagna la conosciamo tutti, non ha bisogno di presentazioni: icona degli anni Ottanta, grazie a successi come Easy Lady e Call Me e cantante di pop italiano dagli anni novanta con pezzi come Gente come noi, E penso a te e Il cerchio della vita. Esce ora il suo nuovo singolo Have you ever seen the rain, reinterpretazione del brano dei Creedence Clearwater Revival (un pezzo dedicato all’anniversario della guerra in Vietnam), un'occasione che ci permette di fare con lei anche qualche riflessione sull’attualità: dalla partecipazione al discusso varietà di Pio e Amedeo fino al DDL Zan, dai suoi successi di Sanremo alle occasioni mancate per colpa del destino - perché secondo Ivana Spagna tutto succede se il destino lo permette - fino all’amore per gli animali e alla serenità che regalano. Con un sogno nel cassetto: costruire un rifugio per cani e gatti abbandonati.

Ciao Ivana, esce Have you ever seen the rain, la tua reinterpretazione del brano dei Creedence Clearwater Revival,  dedicato all’anniversario della guerra in Vietnam, come nasce questa idea?
È nata per caso, stavo lavorando su altri due brani inediti. Il mio manager mi ha mandato via cellulare la canzone dei Creedence Clearwater Revival chiedendo se me la ricordassi. È uno dei gruppi preferiti della mia adolescenza, ho tutti i loro vinili. Non so se ti capita mai di cantare una canzone senza badare al testo, questa volta l’ho fatto, l’ho riascoltata e ho notato che diceva cose davvero interessanti. Ho scoperto che la canzone parlava della guerra in Vietnam - e anche se era un easy listening, tanto easy non è alla fine! – e la frase “Have you ever seen the rain coming down to a sunny day” era la descrizione dell’effetto ottico che creava un potente defoliante usato per deforestare le zone di guerra e scovare il “nemico”. Forse stiamo vivendo anche noi una “guerra chimica” in questo momento... Voglio far ascoltare questa canzone a tutti i costi e l’unica soluzione è stata diventare io tecnologica. Ho chiamato mio fratello – e collaboratore – Theo e mi ha guidata. L’ho registrata a casa. Ho ricreato lo studio di registrazione nel mio guardaroba!

Hai parlato di easy listening, ma non possiamo non parlare di Easy Lady e di Call Me. Mi racconti un aneddoto legato a questi due brani simbolo degli anni ottanta che sono nelle playlist di una generazione?
Mi fa un effetto spettacolare. Pensa che nei miei concerti, - a proposito: speriamo che riprendano presto! - , i bambini mi vedevano come una Winx per i miei look particolari. Vedo gli stessi bambini di allora che oggi sono diventati grandi e hanno a loro volta figli nipoti ecc. La cantano anche i nonni, tutte le generazioni. Ti racconto questo aneddoto di Call Me: Easy Lady era già un successo in tutta Europa, quando uscì Call Me andò nelle classifiche di tutta Europa tranne che in Inghilterra dove non volevano farla uscire. Fu ostacolata. Gli inglesi in vacanza in Spagna quell’anno la sentirono fino all’esasperazione – Call Me era anche la canzone della pubblicità di una compagnia telefonica spagnola quell’anno – e tornati in Uk iniziarono a chiederla nei negozi, finchè i negozianti riuscirono a farsi sentire dalla Sony per farla pubblicare. Quando andai la prima volta in Inghilterra per promuovere il brano, dove ancora non ero conosciutissima, mi mandarono in aeroporto una macchina bruttissima a prendermi. Ero abituata anche a macchine non lussuose ma così mai. Arrivata in hotel chiesi all’autista di lasciarmi non proprio davanti per non fare brutta figura. La seconda volta che tornai, dopo il successo di Call Me, vidi due limousine parcheggiate davanti all’aeroporto: una era per me e una era per Prince! Non dimenticherò mai questa cosa: in una settimana passai da una macchina scassata ad una limousine!

Call Me e Easy Lady sono due pezzi dance. Come sta oggi la musica dance in Italia?
Potrebbero esserci ora le condizioni per una grande rinascita della dance in Italia perché la gente, dopo questo periodo, ha voglia di tornare a ballare. Ha bisogno di spensieratezza. Ho voglia di tornare a cantare pezzi dance, anche se ora va tanto il rap e la trap. Bisogna essere se stessi e i successi non vanno costruiti a tavolino. È la volta che non va. Ci vuole il destino.

Il 1995 è stato sicuramente l’anno della tua svolta artistica grazie al successo del Re Leone e al tuo primo Sanremo con Gente come noi. Quando hai capito che qualcosa era definitivamente cambiato?
Non cambia mai definitivamente nulla. Ora ho ripreso a cantare in inglese ad esempio e te lo dico per una semplice ragione: abbiamo una sola vita terrena e dobbiamo fare quello che ci sentiamo di fare. Dobbiamo fare quello che ci piace. Il cambiamento nel 1995 fu anche in quel caso legato al destino. Non volevo cantare in italiano, cantavo in inglese da dodici anni brani di Donna Summer, degli Chic. Quando fui scelta per il Re Leone fu una cosa incredibile. Feci il provino con tantissime altre grandi artiste italiane, ma cercavano una voce da Madre Natura. Dopo 48 ore dal mio provino la Buena Vista mi scelse. Accettai di fare il provino e di cantare in italiano solo perché la mia voce sarebbe stata portata in un cartone animato. E la cosa mi piaceva tantissimo. Da lì, abbattuta la barriera, ho provato a scrivere in Italiano e Gente come Noi è stata la prima canzone che scrissi in italiano.

Con Gente come noi arrivi terza a Sanremo nel 1995, torni poi nel 1996 a Sanremo come vincitrice annunciata e arrivi quarta. Hai anche raccontato di aver rifiutato la parte di Tosca in Vorrei incontrarti tra cent’anni, canzone che poi vinse
L’ho rifiutata solo perché avevo già presentato E penso a te. Attraverso il mio compagno di allora mi cercò Ron, che è una bellissima persona. perché voleva parlarmi. Così andai nel suo studio e mi fece ascoltare Vorrei incontrarti tra cent’anni. Mi chiese di cantare insieme a Sanremo. Dissi: “Ma perché Ron non me l’hai detto prima? Ormai ho già presentato l’altra canzone!”. Questione di tempismo quindi. Te ne dico un’altra: una volta mi chiamò Marco Masini, non lo richiamai perché ho sempre paura di disturbare le persone. A volte questa cosa diventa proprio un difetto. Non mi richiamò più e pensavo ci avesse ripensato. Lo vidi poi a Sanremo nel 2004 con L’Uomo Volante. Lo incontrai poco dopo ad una festa di Radio Italia e mi disse: sai che volevo cantare L’Uomo Volante con te in duetto a Sanremo? È bellissimo, per la seconda volta! Quindi se uno vuole vincere Sanremo, basta che mi telefoni, così non lo richiamo e vince!

Sei stata recentemente ospite di Pio e Amedeo, cosa pensi delle polemiche sull’ultima puntata del programma riguardo allo sketch sulle parole?
Non ho seguito bene la cosa, io sono contro l’omofobia. Mi piacciono molto Pio e Amedeo e penso anche che spesso si voglia vedere il male anche dove non c’è, lo si cerca in ogni definizione. Ora dicono che la Sirenetta sia offensiva perché è bianca…la Hunziker è stata accusata di razzismo per aver fatto il gesto degli occhi cinesi, non sarà mica razzismo quello. Non si può vedere il male ovunque. Pio e Amedeo sono ironici, mi fanno divertire, sono dissacranti. Però ripeto, non ho visto lo sketch. Oramai bisogna stare attenti a come si parla.  Ho fatto la madrina per un evento benefico per un’associazione di ragazzi disabili. Ci si faceva problemi e loro stessi hanno detto “chiamateci handicappati”. Erano ironici e intelligenti.

Sei molto amata dalla comunità gay, cosa ne pensi del DDL Zan di cui tanto si discute in questi giorni?
Sono contro l’omofobia, sono per la libertà di essere quello che siamo. Ogni forma di razzismo, fin da ragazzina non la tollero. Sono per il rispetto totale delle persone e sono felice di essere amata.

Hai venduto milioni di dischi, vinto un Festivalbar, vinto premi a Sanremo, fatto una colonna sonora della Disney. Cosa manca ancora?
Intanto sono giovanissima e ci sono tante cose che devo fare! Nel lavoro, vorrei fare la colonna sonora di un film e vorrei recitare, provarci una volta. Adoro la recitazione e guardo tantissimi film cercando di studiare quello che fanno le attrici. 

Vogliamo fare un appello a qualche regista famoso?
Ce ne sono tantissimi, mi metto a disposizione per provare, sarei disposta a recitare anche gratis!

E nel privato, cosa manca?
Ci sarebbe una cosa che vorrei fare, ma servirebbe una vincita al Superenalotto: creare un centro per cani e gatti randagi, quello è il mio vero sogno. Con dei veterinari e dei volontari che possano aiutare gli animali nel processo di adozione. Sai che ieri ho salvato un uccellino, urlava di disperazione, non volava e sopra di lui volavano penso la mamma e i fratellini di questo uccellino che non sapeva volare. Sono andata su una collinetta qui dietro, ho appeso la gabbietta e come la Gabbianella e il Gatto ha ripreso a volare, l’ho liberato… avevo stampato per tutto il giorno il sorriso sulla faccia. Il rispetto, vedi, è la base di tutto, verso le persone e verso gli animali. Per questo non mi piace vedere il brutto nelle cose. Vedi che sogno ancora tantissimo?

È tutto?
Mi manca un po’ di serenità, non sono più serena dall’anno scorso. Ho tanti gattini in casa, prima non ti rispondevo perché ero con una signora a fare una flebo a un gattino che sta male. Ne ho già persi tre, due stanno poco bene. La serenità mi arriva dal vedere le creature che stanno bene accanto a me.

photocredits: Enrico Petrelli