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Valeria Bruni Tedeschi, la sensuale rivincita della sorella "bruttina" di Carla

I film di successo che ha interpretato non si contano più. Alla vigilia del Festival di Cannes, spiega la sua idea di amore e sensualità attraverso "Gli amori di Anaïs".

I film di successo che ha interpretato non si contano più. Alla vigilia del Festival di Cannes, spiega la sua idea di amore e sensualità attraverso "Gli amori di Anaïs".

La seconda volta, Il capitale umano, La pazza gioia. Ormai i film di successo interpretati da Valeria Bruni Tedeschi non si contano più. Alla vigilia del Festival di Cannes, in partenza il prossimo 17 maggio 2022, l'attrice torinese si prepara a colpire ancora con il film Gli amori di Anaïs.

Chi è Valeria Bruni Tedeschi

Nata in una figlia agiata di Torino, Valeria Bruni Tedeschi si trasferisce con la famiglia a 9 anni a Parigi per timore di rapimenti legati all'ondata di terrorismo delle Brigate Rosse. A Nanterre frequenta corsi di teatro ed esordisce al cinema nel 1987 con Hôtel de France del quale era regista. Poi interpreta numerosi film in Italia a partire da Storia di ragazzi e di ragazze di Pupi Avati. Vince il Premio David di Donatello nel 1996 per La seconda volta e nel 1998 per La parola amore esiste, entrambi di Mimmo Calopresti. In entrambe le occasioni viene premiata come migliore attrice protagonista.

I successi di Valeria Bruni Tedeschi

Ma è la sua patria adottiva, la Francia, a darle le maggiori soddisfazioni. I suoi film di maggior successo li gira negli anni Duemila, interpretando molti ruoli da protagonista, in cui incarna donne fragili e spesso tormentate. Ne è un esempio il film Le persone normali non hanno niente di eccezionale di Laurence Ferreira Barbosa, che le vale il premio César come miglior giovane promessa femminile e quello di miglior interprete femminile al Festival di Locarno.

Nel 2003 avviene l'esordio alla regia con È più facile per un cammello... (Il est plus facile pour un chameau...), largamente autobiografico, con il quale ha vinto il Premio Louis-Delluc come migliore opera prima.

Nel 2014 partecipa al cast di Il capitale umano diretto da Paolo Virzì e ispirato all'omonimo romanzo di Stephen Amidon. Con il ruolo di Carla Bernaschi vince il premio per la migliore attrice al Tribeca Film Festival 2014, il Ciak d'oro per la migliore attrice protagonista. Arriva anche il suo terzo David di Donatello come migliore attrice protagonista, che dedica al maestro e amico Patrice Chéreau, scomparso l'anno precedente e viene candidata sia al Nastro d'argento sia all'European Film Award 2014. Nel 2017 arriva il suo ruolo più amato: quello ne La pazza gioia, ancora per la regia di Paolo Virzì, con cui vince il premio David di Donatello come miglior attrice protagonista.

Gli amori di Anaïs

La regista Charline Bourgeois-Tacquet dirige Valeria Bruni Tedeschi ne Gli amori di Anaïs. Il suo ruolo è quello di Emile, una donna affascinante, risolta e sensuale, che incrocia la sua strada con quella di Anaïs, una trentenne irrequieta, appassionata, alla ricerca di sé stessa. Questo incontro farà riscoprire alla donna più adulta gli antichi fasti della passione.

Raccontando il suo ruolo, Valeria Bruni Tedeschi afferma: «Sono molto più leggera io che Anaïs nel film, sono meno drammatica, vivo le cose e però non ho quest’ansia, è come se l’età mi avesse dato una certa serenità». Inoltre, parlando del suo ultimo film, Valeria riflette sui passi in avanti fatti dal cinema nel raccontare la vita sessuale delle donne.

Da La vita di Adèle tanto è cambiato. Ma a chi le chiede se è mai stata attratta da una donna, sul set o fuori, risponde di no. «Al cinema o a teatro ho vissuto delle storie omosessuali e mi sono sempre trovata bene: mi interessa e mi diverte vivere qualcosa di nuovo. Nella vita non mi è mai capitato, per adesso, magari un giorno accadrà».

Il ritorno a Cannes da regista

Valeria Bruni Tedeschi porterà al festival di Cannes il suo nuovo film da regista, Les Amandiers. Il lungometraggio è un tuffo nel passato, alla fine degli anni ’80. I protagonisti sono due ventenni che vengono ammessi nella prestigiosa scuola di teatro fondata da Patrice Chéreau, che è stato il maestro di Valeria.

«Ho lavorato sui miei ricordi – ha raccontato in un'intervista – però i giovani di oggi hanno portato la loro modernità, la loro attualità, la loro vitalità e hanno fatto in modo che i miei ricordi non fossero più malinconici ma presenti, sono diventati al presente, son diventati vivi i miei ricordi. È un film di sogni, di giovani che hanno dei sogni».

Foto apertura: LaPresse