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Dove il tempo si è fermato: Pitigliano, il paese di tufo

Pitignano, un borgo medievale della Maremma interna grossetana in cui si levano un groviglio di case che sembrano scaturire da uno sperone tufaceo.

Pitignano, un borgo medievale della Maremma interna grossetana in cui si levano un groviglio di case che sembrano scaturire da uno sperone tufaceo.

Pitigliano è un paesino piccolo ma imperdibile, uno di quei luoghi da vedere assolutamente almeno una volta nella vita.

Situato vicino al confine con il Lazio, è incastonato tra le depressioni scavate dal fiume Lente e dal torrente Melata

Un tempo il borgo era un centro etrusco dipendente da Vulci, fu poi conquistato dai Romani dopo il tramonto della potente città. Nel periodo medievale fu un feudo di Aldobrandeschi e Orsini. Passato poi sotto il controllo fiorentino (Strozzi e Medici), divenne sede di una consistente comunità ebraica. Proprio per questo motivo Pitigliano prese il nomignolo di ‘piccola Gerusalemme’ e nel Cinquecento venne costruita una bella sinagoga, che oggi è restaurata e visitabile, insieme al museo attiguo.
 
Il borgo è noto per essere uno dei centri del tufo, oltre che per aver dato i natali al pittore Francesco Zuccarelli (XVIII secolo).

Visitando Pitignano si percepisce subito il suo fascino, che nasce anche dal contrasto tra l’aspetto medievale di case, cantine, strade e vicoli scavati nel tufo e i monumenti rinascimentali

In piazza della Repubblica si trova il merlato palazzo Orsini, una costruzione fortificata realizzata tra il XIV e il XVI secolo da progettisti del calibro di Baldassarre Peruzzi e Giuliano da Sangallo. L’edificio è una residenza di tipo rinascimentale ricca di fregi, logge, portali e con un bel cortile che al suo centro ha un pozzo del Quattrocento ornato con bassorilievi.
 
Il duomo dei Santi Pietro e Paolo, invece, sorse in età medievale ma venne poi rimaneggiato tra il XVI e il XVIII secolo. Da vedere la facciata barocca con il portale molto decorato, il poderoso campanile che sovrasta la chiesa e all’interno alcune tele di Francesco Zuccarelli.