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Luigi Pelazza: «Tra quarant'anni non ci saranno più ghiacciai»

A DeAByDay parla la iena Luigi Pelazza che torna in tv per parlare di ambiente e sostenibilità nel suo nuovo programma su Raidue.

A DeAByDay parla la iena Luigi Pelazza che torna in tv per parlare di ambiente e sostenibilità nel suo nuovo programma su Raidue.

Tra i temi più difficili e delicati da trattare in TV ci sono sicuramente natura e sostenibilità, argomenti che spesso occupano le prime pagine dei quotidiani, le home page dei siti ma che sono sempre difficili da spiegare e raccontare sul piccolo schermo.

Ci prova dal 23 settembre la iena Luigi Pelazza, che condurrà “I 4 elementi: la natura che parla” ogni pomeriggio alle 15:35 su Raidue. Il programma, prodotto da Showlab, analizzerà lo stato di salute di acqua, terra, fuoco e aria nei diversi ambienti, interpretando i segnali che la natura manda. L’obiettivo dichiarato è quello di suggerire comportamenti da mettere in atto per evitare di provocare danni irreparabili all’ambiente e tentare di riallacciare il rapporto con le altre specie con cui condividiamo il Pianeta.

Ciao Luigi, com’è andata questa esperienza in giro per l’Italia?

«Siamo partiti a metà luglio con l’obiettivo di cercare i messaggi che la natura ci manda. Come farlo? Andando sui ghiacciai, facendo immersioni sott’acqua, andando a cercare gli animali, parlando con delle persone esperte, come Mauro Corona, che ad esempio è un grande conoscitore del mondo della montagna. Abbiamo raccolto tutte queste informazioni che troverete nelle otto puntate del programma».

Cosa ti porti a casa da questa esperienza?

«La cosa che mi ha colpito di più è sapere che tra quarant’anni, in tutto l’arco alpino, non ci saranno più ghiacciai, si saranno sciolti tutti. Abbiamo ascoltato varie testimonianze degli scienziati, toccato la cosa con mano sul campo ed è qualcosa che mi riguarda da vicino, se penso che ad esempio, quando porterò in montagna i miei nipoti, dovrò raccontare che qui anni fa c’era un ghiacciaio e ora non c'è più. E magari mio nipote dirà: cos’è un ghiacciaio? Non saprà cos’è perché non ne ha mai visto uno. Non siamo più in tempo per evitare la fusione dei ghiacciai ma possiamo prendere dei provvedimenti per posticipare la cosa».

Ambiente, Sostenibilità, Natura: sono temi difficili da affrontare in tv?

«E’ la prima volta che mi misuro con questi temi. Io faccio la Iena in tv e in genere mi occupo d’altro. Non è difficile, l’importante è essere a contatto con quello che racconti, non raccontarlo con parole di altri. Quando siamo stati sul ghiacciaio del Similaun, siamo rimasti li per due giorni per capire a fondo cosa stava succedendo. Stessa cosa quando ho fatto immersioni in Liguria, Toscana, Campania: anche lì ho visto quello che stava succedendo, studiato l’ecosistema e la biodiversità. Non bisogna far altro che raccontare quello che si è vissuto in prima persona, non è difficile!»

Molti sostengono che ci sia un legame tra i virus e la natura.

«Assolutamente. Abbiamo anche scoperto, durante la registrazione del programma, che ci sono certi virus patogeni, pericolosi per l’uomo, che sono ad esempio nei ghiacciai e sono ibernati per ora. Quando ci sarà la fusione probabilmente quei virus torneranno a vivere e potrebbero essere dannosi. E’ probabile che tra trent’anni ci troveremo a combattere ancora con virus che non conosciamo. Può darsi che la natura abbia messo degli alert, che abbia detto agli esseri umani “inquinami e consumami, ma ad un certo punto mi ribellerò e deciderò io”».

Per concludere, hai girato l’Italia con questo programma. Quali sono secondo te i posti più belli che hai visitato?

«Il ghiacciaio del Similaun è un posto bellissimo, Ponte di Legno dove abbiamo fatto bellissime discese in bicicletta, Arenzano dove ho fatto delle bellissime immersioni per vedere il relitto dell’Haven, una petroliera affondata negli anni novanta. Una tragedia vera che tuttavia ha fatto sì che la nave diventasse un hotspot per i pesci. Sono rimasto molto colpito anche da un punto fantastico per le immersioni, a poca distanza da dove sfocia il Sarno, che si chiama Banco Santa Croce, sembra un paese “caraibico” a poche miglia da un posto molto inquinato!»