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Infertilità di coppia e procreazione medicalmente assistita

Salute e Benessere
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Fecondazione assistita: accesso e costi da sostenere

Molte coppie infertili non tentano la strada della fecondazione assistita perché scoraggiate dai costi elevati e da eventuali viaggi (poco piacevoli) all'estero. Ecco quanto costa accedere al servizio, messo a disposizione anche dal Servizio Sanitario Nazionale

Molte coppie infertili non tentano la strada della fecondazione assistita perché scoraggiate dai costi elevati e da eventuali viaggi (poco piacevoli) all'estero. Ecco quanto costa accedere al servizio, messo a disposizione anche dal Servizio Sanitario Nazionale

L'Italia sta vivendo il suo «inverno demografico». Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2022, per la prima volta dall’Unità d’Italia, i nati sono stati meno di 400 mila. Non ci sono solo le difficoltà legate alla cura dei bambini, ma anche l'arrivo degli stessi. Infatti, i dati sull'infertilità di coppia parlano chiaro. Crescono di anno in anno e sempre più persone ricorrono alla procreazione medicalmente assistita (PMA). A seconda delle cause del fenomeno, si può scegliere tra primo, secondo o terzo livello. Ma le problematiche legate all'accesso alle cure e al costo delle stesse molto spesso scoraggiano le coppie in cerca di un figlio. Scopriamo quanto costa accedere alla fecondazione assistita e quali sono le modalità da seguire.

Fecondazione assistita: l'accesso

Secondo le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in caso di mancato concepimento in coppie sane, è possibile ricorrere alla procreazione assistita dopo almeno 12/24 mesi di rapporti liberi e non protetti. Questo limite si abbassa a 6 mesi nei casi in cui: la donna abbia un’età superiore ai 35 anni; in presenza di fattori di rischio come precedenti interventi sugli organi pelvici, infezioni utero ovariche, endometriosi, e altre patologie dell’apparato riproduttivo.

Esistono poi casi in cui la coppia sia portatrice di gravi patologie trasmissibili alla prole: in queste condizioni, è possibile intervenire con trasferimento dei soli embrioni che all’esito dell’indagine di PGT (analisi genetica preimpianto) risultino sani.

La legislazione vigente nel nostro paese consente l’accesso a questi trattamenti alle coppie maggiorenni eterosessuali, in età fertile, previa autocertificazione di matrimonio o convivenza.

I costi della fecondazione assistita

Durante il mandato di Beatrice Lorenzin, il Ministero della Salute deliberò la messa in elenco delle prestazioni legate alla fecondazione assistita tra quelle erogate dal Servizio Sanitario Nazionale. La PMA di primo e secondo livello, omologa ed eterologa, sono da allora a disposizione di tutti, annoverate tra i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Quindi le cure e le prestazioni per la PMA sono garantite dal SSN in tutto il territorio italiano, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket (determinato dalla singole Regioni). Lorenzin lo definì “un passaggio storico per la sanità italiana”.

In un Paese sempre più funestato dalla denatalità, il governo Meloni ha fatto un passo in avanti. Infatti, la fecondazione assistita omologa diventa completamente gratuita, mentre per la eterologa il ticket potrà arrivare fino a 1500 euro.

Come sottolineato da Nicola Colacurci, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), «mentre la fecondazione nel pubblico è ostacolata da lunghe liste d’attesa, moltissime coppie si rivolgono al privato spendendo ad oggi, dai 3.500 a 6-7mila euro per una fecondazione omologa e dai 5 ai 9mila euro per una eterologa (ad influenzare il prezzo, in questo caso, la provenienza degli ovociti, che sono quasi sempre importati)».

Da gennaio 2024, fa sapere il ministero della Salute Orazio Schillaci, grazie al Decreto Tariffe «le donne non pagheranno nulla per l’omologa. Per l’eterologa, invece, il costo del ticket sarà deciso dalle singole regioni e potrà essere indicativamente intorno ai 1.500 euro (anche in questo caso il prezzo dipende dall’importazione di gameti)».

Il ministro Schillaci ha anche messo in evidenza la necessità di garantire l'accesso a «strutture e servizi preposti alla tutela della salute riproduttiva. Ciò significa anche garantire una diffusa presenza di strutture consultoriali, che nella sanità del terzo millennio devono essere messe in rete con i Medici di Medicina Generale, le Asl e le strutture ospedaliere. I consultori, che fin dalla loro istituzione hanno assicurato una preziosa presa in carico prima, durante e dopo la gravidanza, rappresentano un presidio indispensabile di salute e un tassello fondamentale nella strategia di sostegno alla natalità».