Cura
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Un tatuaggio medicale per sentirsi di nuovo sé stesse dopo il cancro al seno

La mastectomia non è un'operazione chirurgica come le altre. Il tatuaggio medicale, con la riproduzione di capezzolo e areola, può essere un aiuto importante per tornare a sentirsi in sintonia con il proprio corpo dopo la malattia. 

La mastectomia non è un'operazione chirurgica come le altre. Il tatuaggio medicale, con la riproduzione di capezzolo e areola, può essere un aiuto importante per tornare a sentirsi in sintonia con il proprio corpo dopo la malattia. 

Era il 2011 e Carole aveva 47 anni quando ha ricevuto la diagnosi di cancro al seno. La speranza era quella di rimuoverlo attraverso una nodulectomia, ma i rischi erano troppo alti. I medici le hanno quindi suggerito una mastectomia bilaterale, con tutto ciò che comportava in termini emotivi. L’intervento di chirurgia ricostruttiva ha fatto molto per la sua autostima, ma Carole non riusciva comunque ad abituarsi alla vista del suo nuovo seno. In particolare, il suo sguardo si soffermava sui capezzoli che le erano stati ricostruiti, incolori e senza areola. Carole non si è voluta arrendere a un’immagine che non le corrispondeva. Dopo aver sentito parlare di uno specialista di tatuaggi medicali, ha fissato un appuntamento con lui, l’ha incontrato, si è fatta spiegare cosa si poteva fare. Nell’arco di un’ora e mezza, i capezzoli erano tatuati per sempre sul suo nuovo seno. Riavvicinandola, per quanto possibile, alla normalità. 

Qual è l’incidenza del cancro al seno in Italia

Quella della statunitense Carole, raccontata da Buzzfeed, è una delle tantissime storie di donne che vogliono riappropriarsi del proprio corpo dopo il cancro al seno. In Italia, tre tumori su dieci diagnosticati nella popolazione femminile coinvolgono la mammella. Nel 2020 le nuove diagnosi sono state circa 55mila, nel 2021 i decessi stimati circa 12.500. La diagnosi precoce e i progressi terapeutici hanno permesso di fare enormi passi avanti: la mortalità cala di anno in anno e il tasso di sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi ormai è arrivato all’88 per cento.

Chiaramente, non sempre si procede con la mastectomia di una mammella o di entrambe. Durante questa operazione chirurgica, l’asportazione di areola e capezzolo fino a qualche anno fa era la prassi; ora si cerca di preservarli, a patto che il tumore sia abbastanza distante. Dopo l’intervento, la paziente può optare per la ricostruzione. Nel 47% dei casi questa viene eseguita immediatamente, una percentuale che però varia molto tra centro nord (in Liguria e Umbria sfiora l’80%) e sud (in Campania, Calabria e Basilicata si ferma al 25%). 

Cosa sono e come funzionano i tatuaggi medicali

Quando Carole si è ammalata, più di un decennio fa, non era così comune fare ricorso a un tatuaggio medicale dopo una mastectomia. Oggi negli Stati Uniti diversi professionisti si sono specializzati nella riproduzione iperrealistica di capezzolo e areola, un’attività che rientra nella grande famiglia della dermopigmentazione. C’è anche un fondo, The Pink Ink Fund, la cui missione è quella di sostenere economicamente le donne che non se lo possono permettere.

E in Italia? “Nel nostro Paese purtroppo questo servizio è ancora poco diffuso. Se ne parla poco nelle riviste, gli oncologi e i senologi lo propongono di rado”. A dirlo è una delle poche specialiste italiane, Bettina Minaldo, che riceve al Santagostino di Milano e collabora anche con la Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) di Treviso, lo Iov (Istituto oncologico Veneto) di Padova, l’ospedale di Pordenone e il Cro di Aviano. Oltre alla riproduzione del capezzolo, Minaldo interviene anche per coprire cicatrici dovute agli interventi chirurgici, smagliature, macchie della vitiligine e altre alterazioni cutanee. Si occupa anche di tricopigmentazione, cioè la colorazione del cuoio capelluto per mascherare alopecia, cicatrici o inestetismi di vario tipo. 

Una procedura sicura, purché eseguita da specialisti

Viene spontaneo chiederle se esistano dei rischi. “Esiste una procedura che va seguita dal senologo e dall’oncologo, a guarigione avvenuta. Dopodiché si può procedere con questo trattamento, che va eseguito in campo sterile da un professionista. Così facendo, il rischio è zero”, precisa la dottoressa Bettina Minaldo. Lo conferma anche uno studio condotto su 169 pazienti oncologiche seguite alla Lilt tra il 2010 e il 2016, per un totale di 309 sedute: solo in tre casi sono state segnalate lievi complicanze. Effetti collaterali rilevanti? Nessuno. Chiaramente sono tutti casi in cui l’iter descritto dalla dottoressa è stato seguito scrupolosamente. 

Insomma, il tatuaggio medicale non è un tatuaggio qualunque e non può essere realizzato da chiunque, come peraltro precisa anche l’Istituto superiore di sanità. Rivolgersi a un’estetista, o a un tatuatore senza una competenza specifica, significa non avere alcuna certezza del fatto che si segua la metodologia corretta. 

Un fondo per la dermopigmentazione dopo la mastectomia

La dermopigmentazione medicale si svolge in laboratorio e richiede da due a cinque sedute, per un costo che si aggira attorno ai 120-150 euro ciascuna. La Regione Lazio ha fatto un primo, importante passo per renderla più accessibile. Con una legge approvata il 3 marzo 2021 dal Consiglio regionale, ha istituito un fondo speciale per i tatuaggi mediali per le donne che hanno subìto una mastectomia. Lo stanziamento è di 180mila euro per il periodo 2021-2023. Anche Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno riconosciuto i tatuaggi medicali per le pazienti oncologiche all’interno dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), cioè quelle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a erogare gratuitamente o dietro pagamento del ticket. 

Chiudere un cerchio dopo la malattia

Sulle 169 pazienti oncologiche seguite alla Lilt, 141 hanno risposto a un questionario che è stato loro sottoposto dopo qualche tempo. Ben 137 si sono dette soddisfatte o molto soddisfatte della propria esperienza; l’assoluta maggioranza. Un giudizio sintetico che dà un’idea di quanto possa essere utile un tatuaggio mediale, ma che non è certo sufficiente per restituire la portata emotiva di questo cambiamento.

“Il riscontro che riceviamo dalle pazienti è indescrivibile”, conferma la dottoressa Bettina Minaldo. “Per loro si chiude un cerchio. Si rivedono come donne e hanno di nuovo il coraggio di guardarsi allo specchio, perché l’immagine riflessa è quella di un tempo, prima della malattia. Hanno portato sul proprio seno un handicap che viene cancellato, non si vede più. Le emozioni che trasmettono non si possono spiegare”. 

Foto in apertura: marganingsih/123rf.com