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Deprivazione emotiva: superarla per vivere bene

Qual è il significato di deprivazione emotiva, come funziona lo schema e come riuscire, pian piano, a smontarlo. 

Qual è il significato di deprivazione emotiva, come funziona lo schema e come riuscire, pian piano, a smontarlo. 

Ti è mai capitato di non avere nessuno a cui rivolgerti in caso di bisogno o un punto di riferimento vero, sempre lì per te? Sentire la mancanza di legami emotivi con gli altri e un senso di vuoto, ma non riuscire a capire il perché? Simili sensazioni possono rientrare all’interno di quella che prende il nome di deprivazione emotiva (emotional deprivation schema).

Nelle prossime righe, ti spiegheremo più nel dettaglio:

  • cosa si intende per deprivazione emotiva;
  • quali sono le cause;
  • i segnali più comuni;
  • in che modo lo schema di deprivazione emotiva influisce sulla vita di una persona;
  • come affrontarlo con il sostegno di un professionista.

Cos'è la deprivazione emotiva

La deprivazione emotiva è uno scherma maladattativo precoce nel quale si ha la sensazione che i propri bisogni emotivi e affettivi non siano mai completamente soddisfatti. Da questo stato emotivo, può derivare un senso perenne di solitudine e mancanza di sostegno.

Cause

Da dove nasce lo schema della deprivazione emotiva? Si sviluppa durante l’infanzia nel momento in cui i bisogni di cura primari del bambino - affetto, empatia, protezione - non vengono soddisfatti.

Il caregiver potrebbe comunque identificare tali bisogni, ma non avere le risorse interne per riuscire a soddisfarli. Ad ogni modo, non tutti gli schermi di deprivazione emotiva sono dovuti alla trascuratezza o alla disattenzione. Il bambino può essere stato oggetto di cure, ma potrebbero essere stati messi da parte specifici bisogni, come quello di sentirsi ascoltato e protetto.

Principali segnali di deprivazione emotiva

Come dicevamo, la deprivazione emotiva può derivare da situazioni leggermente differenti. Nel bambino, può manifestarsi in sentimenti di solitudine, depressione e/o ansia. In pratica, un bambino con uno schema di deprivazione emotiva si sente vuoto o solo. Tende a pensare che i suoi desideri non siano importanti, quindi smette di comunicarli.

Crescendo, questa schema può tradursi:

  • nel non avere nessuno su cui poter fare affidamento;
  • nell’idea che i propri bisogni siano secondari o irrilevanti per gli altri, con la certezza che nessuno potrà mai pienamente soddisfarli;
  • nel non essersi mai sentiti emotivamente vicini a nessuno.

Nella vita da adulti tutto ciò può comportare il non parlare mai con nessuno dei propri sentimenti e bisogni emotivi, quindi nell’evitare di condividere la propria vulnerabilità con gli altri. Da ciò possono poi derivare problemi di comportamento ben più gravi, come disturbi alimentari o dipendenza da alcol e droghe.

Le conseguenze della deprivazione emotiva

La deprivazione emotiva può generare comportamenti di diverso tipo nella vita da adulti. Ci si sente soli, persi, depressi o amareggiati, ma non si riesce a individuare il motivo alla base di questi stati d’animo. Chi si sente incompreso, non cercherà calore e affetto negli altri.

Di conseguenza, potrà:

  1. evitare le situazioni in cui lo schema di deprivazione emotiva può accendersi di più, come una relazione amorosa;
  2. sovracompensare, provando a esprimere a parole i propri bisogni affettivi. Questo comportamento, però, porta in genere questi soggetti a sentirsi vulnerabili e profondamente a disagio, quindi non fa altro che rafforzare lo schema di deprivazione emotiva;
  3. arrendersi al suo schema mentale. In questa ipotesi, potrebbe essere attratto proprio da quelle persone che non sono in grado di incontrare i suoi bisogni emotivi, finendo così in una profezia autoavverante: gli altri non possono prendersi cura di me.

Come superare lo schema di deprivazione emotiva

Il passo più difficile per chiunque abbia un pattern mentale - e, dunque, comportamentale - è quello di prendere consapevolezza del proprio problema. In questo caso, la difficoltà è ancora maggiore perché si tende a tenere lontani gli altri in quella che è una forma di autosabotaggio.

Lo schema di deprivazione funziona infatti in questo modo: ho aspettative altissime, quasi irrealistiche sugli altri, che sono praticamente impossibili da soddisfare. La paura di essere deluso mi porta a non chiedere aiuto.

Una volta arrivati al punto di partenza, con il sostegno di uno psicoterapeuta, ci sono tanti piccoli traguardi che si dovrebbe cercare di raggiungere:

  • essere consapevoli dei propri bisogni emotivi, iniziando a praticare la vulnerabilità;
  • cominciare a esprimere i propri bisogni, per esempio manifestando il dolore, il risentimento e la rabbia verso i caregiver responsabili della privazione emotiva;
  • comprendere che il mondo non si divide in buoni e cattivi e che non esistono soltanto esseri umani egoisti. Ci sono un bel po’ di sfumature in mezzo.

Il soggetto con uno schema di deprivazione emotiva deve rendersi conto della propria umanità: va bene chiedere aiuto, è giusto avere bisogno di cure e affetto, non si può essere forti tutto il tempo. Mostrarsi deboli serve a uscire dallo schema, assieme a tutti gli altri pezzetti che un professionista in materia potrà aiutare ad aggiungere.