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Infertilità di coppia e procreazione medicalmente assistita

Salute e Benessere
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La fecondazione assistita in Italia: cosa dice la legge

Il testo di riferimento è la legge 40 del 2004. Tuttavia, l’intervento della Corte Costituzionale ha cambiato molte cose, nonostante ci siano ancora importanti vuoti normativi da colmare.

Il testo di riferimento è la legge 40 del 2004. Tuttavia, l’intervento della Corte Costituzionale ha cambiato molte cose, nonostante ci siano ancora importanti vuoti normativi da colmare.

Secondo l'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità il 3% dei bambini nati nel 2021 sono frutto di Procreazione Medicalmente Assistita, detta anche PMA. Il dato, anche se piccolo, rappresenta una quota significativa in un Paese in cui, di figli, se ne fanno sempre meno, si pensa sempre più tardi alla genitorialità e i casi di infertilità sono in vertiginoso aumento. Le cause? Le più diverse. I rimedi: tre livelli di PMA erogati da ospedali pubblici e privati autorizzati dalle regioni. A disciplinare il settore c'è la legge 40 del 2004. Un testo quasi "antico", vien da dire, ma a cui si aggiungono decisioni della Corte Costituzionale che hanno fatto storia.

Tuttavia, ancora oggi l'Italia ha vuoti normativi che mettono in difficoltà (qualora non lo fossero già abbastanza) coppie che hanno dovuto fare scelte "fuori legge". Abbiamo chiesto a Ida Parisi, avvocato specializzato in diritto di famiglia e PMA, nonché International Lawyer Associate dell’American Bar Association e docente a contratto presso l'università degli studi di Teramo, di far luce su cosa si può e non si può fare in nome della legge. 

Fecondazione assistita in Italia, cosa dice la legge 40 del 2004? 

Nonostante ci siano linee guida, direttive europee e conseguenti decreti legislativi, questo è il testo di riferimento per i criteri soggettivi, oggettivi, pratiche permesse e vietate, nonché punti di accesso. 

Chi può accedere alla procreazione medicalmente assistita?

L’articolo 5 del testo spiega che la PMA è accessibile da parte di coppie conviventi o sposate, eterosessuali, maggiorenni, in età potenzialmente fertili, costituite da persone entrambe viventi. La PMA non è permessa né a persone single né a coppie dello stesso sesso.

Quando si parla di età potenzialmente fertile la legge impone un limite?

Non è definito alcun limite di età. Questo varia da regione a regione. C’è chi lo fissa a 43, chi a 46 anni. La legge però ammette la mobilità interregionale previa autorizzazione.

Perché la legge specifica che entrambe le persone in coppia devono essere viventi?

Perché il testo non ammette la fecondazione post-mortem. Se una coppia crea un embrione ma il marito muore, la moglie non può usarli per un impianto, a meno che il giudice non lo autorizzi. E ci sono casi in cui è successo. L’articolo 6 della legge 40 pone in evidenza il consenso delle parti, elemento fondamentale.

Come viene manifestato?

Il consenso si manifesta quando si intraprende il percorso di PMA e può essere revocato fino alla fecondazione degli ovuli. A quel punto non è più concesso cambiare idea. 

Perché?

Con il consenso alla creazione degli embrioni, la donna assume la maternità e l’uomo assume la paternità del futuro bambino. Se la coppia divorziasse dopo la creazione degli embrioni e la madre volesse comunque impiantarli, si deve fare istanza al giudice che può autorizzare il transfer. Al centro di tutto c’è l’interesse per la vita creata: di fatto, è come se l’embrione diventasse soggetto giuridico. Infatti, i figli nati da PMA sono riconosciuti da chi ha manifestato il consenso alla fecondazione e per questo non è possibile eseguire il parto in anonimato, né che il papà possa disconoscere la sua paternità.

Quali sono le condizioni mediche necessarie per accedere alla PMA secondo la legge?

La legge 40 stabilisce l’accesso alla PMA con una diagnosi di sterilità o infertilità di coppia accertata e certificata da un atto medico o ai casi di sterilità o infertilità inspiegate documentate comunque da atto medico. Anche le coppie fertili portatrici di patologie genetiche trasmissibili possono acccedere alla procreazione medicalmente assistita con diagnosi preimpianto per valutare se l’embrione è affetto da patologie come per esempio la fibrosi cistica. 

La legge stabilisce anche dove ci si può rivolgere per accedere alle pratiche di PMA?

Sì. Ci si può rivolgere a centri pubblici o privati, questi ultimi convenzionati o no, autorizzati dalle regioni, iscritti al Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita istituito dall’Istituto Superiore di Sanità.

A cosa serve il registro nazionale di PMA?

Si tratta di un sistema per la raccolta dati e informazioni sui cicli di PMA fatti nei diversi centri, istituito dall’articolo 11 della legge. Le cifre riportate vengono poi illustrate in Parlamento.

Quali sono le pratiche consentite dalla legge 40 in materia di PMA?

È possibile sottoporsi alla fecondazione assistita omologa ed eterologa. In particolare, quest’ultima, cioè la fecondazione con donazione di gameti, è diventata possibile, per coppie di sesso diverso, a seguito della sentenza 162 del 2014 della Corte Costituzionale. Non solo. La Corte Costituzionale è intervenuta anche su altri aspetti – dichiarati incostituzionali - del testo di legge.

Quali?

Nel 2009 con la sentenza 151 è stata aperta la via alla crioconservazione degli embrioni. La legge stabiliva che il medico non potesse creare più di 3 embrioni e che dovesse trasferirli tutti insieme. Ciò provocava un aumento dei parti multipli e quindi del rischio per la donna. Oggi è il medico a decidere quanti embrioni impiantare. Inoltre, nel 2015 un’altra sentenza ha reso possibile la diagnosi preimpianto per coppie fertili con patologie genetiche trasmissibili.

Quale pratiche sono vietate dalla legge 40/2004?

È vietato l’accesso alla PMA da parte delle coppie same sex e dei single. Inoltre, è vietato l’impianto di embrioni dopo la morte di uno dei due componenti della coppia e la gestazione per altri. 

I costi: la legge pone dei tetti alle tariffe e ai tentativi?

No, a farlo sono le normative regionali, che impongono il numero di tentativi, limiti di età e i costi del ticket, fermo restando che dal 2024 ci dovrebbe essere un ticket unico per tutta Italia.

Cosa non dice la legge?

Sicuramente ci sono lacune importanti per quanto riguarda il riconoscimento dello status giuridico del minore nato all’estero nell’ambito di una coppia dello stesso sesso o a seguito di percorsi vietati in Italia, come la gestazione per altri. Troppo spesso, infatti, il bambino si ritrova in una situazione in cui gode di due status giuridici diversi nel paese in cui è nato e del quale spesso ha la cittadinanza e nel paese in cui torna a vivere con il genitore/genitori.

Perché una coppia che vuole approcciarsi alla PMA dovrebbe consultare un avvocato esperto in diritto di famiglia e procreazione medicalmente assistita?

Per essere coscienti della rilevanza giuridica collegata alla scelta di avere dei figli tramite PMA, sia con riferimento ai propri diritti e doveri, prima di intraprendere un simile percorso, sia per poter risolvere delle controversie o complicazioni giuridiche che derivano dal percorso (se muore uno dei due partner, se la coppia si separa, etc.).