Prevenzione
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Si dice discalculo o discalculico?

La discalculia è un particolare disturbo legato all'apprendimento che ha a che fare con il sistema dei numeri e dei calcoli. I primi sintomi tendono a manifestarsi già in età prescolare, ma per giungere ad una diagnosi certa è necessario eseguire dei test specifici.

Una persona discalculica non presenta lesioni neurologiche, né tanto mento problemi cognitivi. Tuttavia, in molti casi questo disturbo è associato anche alla dislessia.

Cos’è la Discalculia 

La discalculia evolutiva è un disturbo specifico dell’apprendimento che riguarda principalmente le abilità numeriche e aritmetiche.

I soggetti discalculici, infatti, manifestano tendenzialmente particolari difficoltà a fare conti, stime e calcoli a mente, ma anche a risolvere un problema aritmetico o a capire correttamente il senso dei numeri.

Inoltre, spesso hanno difficoltà in matematica, faticano a memorizzare numeri di telefono, eseguire problemi per bambini, fare conti alla rovescia e a ricordare tabelline o punteggi.

Discalculo o discalculico

In riferimento alla discalculia, l’aggettivo corretto è “discalculico”. Erroneamente, tuttavia, talvolta si possono trovare anche forme imprecise quali, ad esempio, “discalculitico” o “discalculo”.

Dal punto di vista etimologico, la parola discalculia nasce dal sostantivo latino calculum (ovvero, calcolo) al quale viene anteposto il suffisso dis.

Facendo un excursus storico, il termine discalculia è stato coniato nel 1940, anche se di fatto è stato completamente riconosciuto solo nel 1974. In quell’anno, infatti, venne pubblicato uno studio sistemico dei deficit specifici dell’apprendimento dei numeri e dei calcoli a opera dello psicologo e ricercatore cecoslovacco Ladislav Košč, che fu il primo a parlare di discalculia evolutiva.

Discalculia e la normativa italiana

La Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico” riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia quali disturbi specifici dell’apprendimento “che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma che possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana”. (Art. 1)

Alla luce di tutto questo, dunque, tale normativa tutela il diritto allo studio dei ragazzi con diagnosi DSA garantendo loro la possibilità di “fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari.”

Laddove gli strumenti compensativi sono tutti quei mezzi - digitali e no - dei quali un soggetto con DSA può avvalersi per superare le proprie difficoltà non solo con i calcoli, ma anche con la scrittura e la lettura. Nello specifico, dunque, parliamo ad esempio di mappe concettuali, registrazione delle lezioni, sintesi vocale o utilizzo della calcolatrice.

Foto apertura: rafaelbenari - 123RF