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Approvato il primo vaccino contro la malaria

Per la prima volta, l'Organizzazione mondiale della sanità ha raccomandato un vaccino contro la malaria. Si chiama Mosquirix ed è già stato somministrato a 800mila bambini in Ghana, Kenya e Malawi.

Per la prima volta, l'Organizzazione mondiale della sanità ha raccomandato un vaccino contro la malaria. Si chiama Mosquirix ed è già stato somministrato a 800mila bambini in Ghana, Kenya e Malawi.

Abbiamo un vaccino contro la malaria. Si chiama Mosquirix (RTS,S/AS01), è stato messo a punto dalla casa farmaceutica britannica GlaxoSmithKline ed è il primo in assoluto che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda per i bambini nell’Africa subsahariana e in altre zone del mondo ritenute a rischio.

Come funziona il vaccino contro la malaria

Questo è un momento storico. Il vaccino contro la malaria che aspettavamo da così tanto tempo è una svolta per la scienza, la salute dei bambini il controllo della malattia”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha iniziato la sua carriera di ricercatore proprio occupandosi di questa malattia. A differenza delle patologie virali come il Covid-19 e di quelle batteriche come la meningite, infatti, la malaria è causata una famiglia di parassiti, il più comune dei quali è il Plasmodium falciparum. E trovare un vaccino che neutralizzi un parassita è una sfida scientifica molto più ardua. Il semaforo verde al Mosquirix è arrivato in seguito a un programma pilota che, dal 2019 in poi, ha coinvolto oltre 800mila bambini tra Ghana, Kenya e Malawi.

Il cauto entusiasmo degli esperti

“Un game changer per i paesi in via di sviluppo? Possibile, ma sarà una sfida tutta in salita”, sottolinea Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi. Non bisogna infatti aspettarsi un’efficacia al 100%, anzi. I vari studi che si sono susseguiti nel tempo hanno provato che il siero è sicuro, che ha ridotto del 30% i casi di malaria grave, che il rapporto costi-benefici è favorevole e che non interferisce con altri vaccini o altre misure preventive. 

Le modalità di somministrazione, oltretutto, sono un po’ laboriose. “Il vaccino contro la malaria non è come quello contro il Covid: per avere effetto deve essere somministrato tre volte entro il primo anno di vita, e poi una quarta a diciotto mesi. Genitori con poco tempo e risorse a disposizione dovranno raggiungere ospedali lontanissimi, o i vaccini dovranno raggiungere loro. Anche così, la protezione indotta proteggerà da 3 casi gravi su 10: ben lontani dai 9 su 10 dei vaccini contro il nuovo coronavirus”, chiarisce Matteo Villa. “La notizia è comunque un grande passo avanti dopo anni di grandi speranze e grandi delusioni. Ma se pensiamo che da domani in Africa si potrà fare a meno delle zanzariere anti-malaria, siamo fuori strada”.

I progressi fatti nella lotta contro la malaria

Per noi che abbiamo la fortuna di vivere in un Paese occidentale, la malaria può sembrare un problema lontano. Eppure, questa malattia è ancora endemica in 87 Stati disseminati fra Africa, Asia e Sudamerica e nel 2019 è stata contratta da 229 milioni di persone. Più della metà dei contagi si è registrata in appena cinque Paesi: Nigeria (27%), Repubblica Democratica del Congo (12%), Uganda (5%), Mozambico (4%) e Niger (3%). Il bilancio, tuttora pesantissimo, è di 409mila morti. Più di due su tre erano bambini di età inferiore ai cinque anni; un fatto, questo, impossibile da ignorare. 

Il World Malaria Report 2020, nel riportare questi dati, ci tiene a sottolineare il fatto che negli ultimi vent’anni siano stati compiuti passi avanti giganteschi. Nel 2000 i casi di malaria nel mondo erano 238 milioni, ma il tasso di mortalità era decisamente più alto (25 decessi ogni 100mila persone a rischio, contro i 10 del 2019), arrivando quindi a un totale di 736mila morti nel corso di un solo anno. Si stima che dal 2000 in poi siano state salvate 7,6 milioni di vite, per il 94% in Africa. E chissà quante altre ne salverà questo nuovo vaccino.

Foto apertura: borgogniels / 123rf.com