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«Siamo tutti bisessuali»: tutto sulla scala di Kinsey

Erano gli anni ’50 del ‘900 e il dottor Kinsey era destinato a far diventare il suo nome celebre a proposito di bisessualità.

Erano gli anni ’50 del ‘900 e il dottor Kinsey era destinato a far diventare il suo nome celebre a proposito di bisessualità.

Confessare ai propri amici di essere bisessuali, rivelare alla propria famiglia di essere gay, o pansessuali: la libertà di espressione che caratterizza i nostri tempi ha reso tutto ciò possibile - quantomeno nelle democrazie occidentali - senza le conseguenze negative che hanno segnato il passato.

Immaginate di dover spiegare il significato di bisessuale negli anni ’50 del ‘900, quando tutto ciò che poteva in qualche modo scardinare le convenzioni sociali a proposito di sessualità (e non solo) diventava oggetto di scandalo e, dunque, un tabù. Fra i tanti lavori messi a tacere in quel periodo storico, ci furono gli studi del dottor Alfred Kinsey, biologo e sessuologo statunitense, ricordato per la celebre scala Kinsey.

Cos’è la scala Kinsey

Alfred Kinsey pubblicò due libri sul comportamento sessuale dell’essere umano, Sexual Behaviour in the Human Male (1948) e Sexual Behaviour in the Human Female (1953), che furono considerati fin da subito sensazionalistici e discutibili perché mettevano in discussione argomenti considerati intoccabili prima di quel momento. La scala Kinsey, presentata negli scritti citati, fu il primo tentativo scientifico di presentare la sessualità nelle sue varie sfaccettature, superando il concetto binario che divide gli essere umani in eterosessuali e omosessuali.

La scala Kinsey fu dunque un sistema di classificazione degli orientamenti sessuali che cercò di definire la sessualità non più in modo netto, ma come un concetto in evoluzione che muta in relazione allo stesso individuo in base alle circostanze e all’età. Nel libro sul comportamento sessuale dell’uomo si legge:

«Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo ad una profonda comprensione delle realtà del sesso»

Definizione della scala Kinsey

La scala Kinsey è formata da sette livelli, che vanno da 0 a 6. Lo zero indica una tendenza esclusivamente eterosessuale, mentre il 6 un’assoluta propensione nei confronti dell’omosessualità. Il tre indica, invece, la bisessualità, ovvero un livello intermedio nel quale le tendenze etero e omosessuali sono alla pari. Gli altri numeri rappresentano la varie sfumature della sessualità umana.

Kinsey fu anche il primo a ipotizzare le caratteristiche degli asessuali: fu infatti creata una categoria X per indicare le persone prive di orientamento sessuale. La scala Kinsey (Heterosexual/ Homosexual Rating Scale) si articola nel modo seguente:

  • 0: esclusivamente eterosessuali;
  • 1: prevalentemente eterosessuali, ma con tendenze omosessuali in alcune circostanze;
  • 2: prevalentemente eterosessuali, ma con una forte predisposizione omosessuale;
  • 3: bisessuali, ovvero individui nei quali le tendenze eterosessuali e omosessuali si equivalgono;
  • 4: prevalentemente omosessuali, ma con una forte attrazione eterosessuale;
  • 5: prevalentemente omosessuali, ma con tendenze eterosessuali in alcune circostanze;
  • 6: esclusivamente omosessuali.

I risultati dei rapporti Kinsey

I libri pubblicati da Alfred Kinsey furono noti come Rapporti Kinsey. Dai risultati dello studio, emerse che:

  • il 46% degli uomini aveva interagito sessualmente sia con uomini sia con donne nel corso della vita adulta;
  • il 37% degli uomini aveva avuto almeno un’esperienza omosessuale;
  • l’11,6% dei maschi bianchi fra i 20 e i 35 anni intervistati ricevette un punteggio di 3, ovvero fu classificato come bisessuale;
  • il 10% degli uomini americani ottenne un punteggio fra il 5 e il 6;
  • i 7% delle donne single fra i 20 e i 35 anni e il 4% delle donne della stessa fascia di età, che erano state sposate, ottennero un 3;
  • per la stessa fascia di età, il 5 fu ottenuto dal 2 al 6% delle donne, mentre il 6 dall’1% al 3%.

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