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Annamaria Bernardini De Pace: «Ci sarà un’impennata di separazioni»

È stata la prima in Italia ad aprire uno studio legale dedicato al diritto di famiglia: DeAByDay ha chiesto all’avvocato divorzista più famoso d’Italia come sta vivendo questa situazione e come soprattutto come la stanno vivendo le coppie chiuse in casa.

È stata la prima in Italia ad aprire uno studio legale dedicato al diritto di famiglia: DeAByDay ha chiesto all’avvocato divorzista più famoso d’Italia come sta vivendo questa situazione e come soprattutto come la stanno vivendo le coppie chiuse in casa.

Annamaria Bernardini De Pace è l’avvocato divorzista più famoso d’Italia. Ha fondato nel 1989 il suo studio legale a Milano, il primo nel nostro Paese a occuparsi di diritto di famiglia e oggi ha 5 studi in varie città. Sono moltissimi i divorzi passati dal suo studio, anche molto famosi: da Albano e Romina Power a Simona Ventura e Stefano Bettarini, solo per citare qualche nome.

Abbiamo chiesto ad Annamaria Bernardini de Pace come sta vivendo questo particolare momento, sia a livello personale che professionale. Con una curiosità di fondo: ma tutto questo tempo passato in casa sarà stato un bene per le coppie o sta generando incomprensioni e separazioni?

Avvocato, come sta vivendo questo periodo? Com’è cambiata la sua vita, personale e professionale?

«Lo sto vivendo benissimo perché ho avuto la fortuna di trovarmi inconsapevolmente ma piacevolmente nella mia casa in campagna, a Bocca di Magra (Ameglia), quando c’è stato il blocco, con le mie figlie e con i miei nipoti, ed ho quindi vissuto due mesi con loro.

Non ho smesso neanche per mezza giornata di lavorare. Ho lavorato sempre, ininterrottamente via Skype e via telefono con tutti i miei collaboratori che sono sparsi per l’Italia, sentendoli tutti i giorni e facendo video riunioni.

«Avendo quattro nipoti ho anche cucinato, soprattutto per loro. Mi sono anche riposata e ho dormito, senza la mia solita ansia notturna e pur nell’angoscia rispetto a tutto quello che sta succedendo e alla paura della malattia, vedo il bicchiere mezzo pieno».

Il coronavirus ha cambiato in qualche modo la lista delle sue priorità? Lo smartworking è quindi una risorsa che intende adottare anche in seguito?

«È una grandissima risorsa. Ho ad esempio due collaboratrici che hanno appena avuto due bambini e loro hanno avuto l’opportunità di stare a casa, una a Padova e l’altra a Roma, di stare con i loro bambini, ma allo stesso tempo di parlare con me tutti i giorni, di fare gli atti insieme, ricevere via Skype a loro volta i clienti. Abbiamo capito che si può fare a meno di tutto!».

Quali sono le nuove abitudini che il lockdown ha introdotto nella sua vita e che intende mantenere? Ad esempio, ha cucinato anche lei come la maggior parte degli italiani?

«Per esempio la messa in piega e la manicure, che mi faccio da sola. Guardo le serie tv, che non ho mai il tempo di guardare, vado a letto alle 11 di sera quando generalmente non posso mai permettermelo: sono delle belle cose nuove. Ho avuto il tempo di fare una dieta, perché non sono costretta a mangiare sempre fuori, come quando lavoro fuori casa».

Molti dicono che le famiglie a casa stanno anche litigando. Lei come vede la situazione? Si aspetta un’impennata di divorzi, com'è successo in Cina?

«Glielo confermo. Ci sarà un’impennata di separazioni e divorzi. Io stessa ho gia moltissimi nuovi clienti che mi hanno contattato via email in questo periodo per prendere appuntamento o chiamando lo studio, che è rimasto sempre attivo.

Allo stesso tempo registro anche che molte famiglie, che si stavano separando, hanno trovato un nuovo dialogo e probabilmente non si separeranno. Credo che per tutti sia stato un momento di profonda riflessione, nel bene e nel male. Nel cambiare o nel restare. Ho sentito anche di persone che hanno vissuto il lockdown in case piccole e io li ho aiutati a dividere i loro spazi, gli orari e gli spazi fisici, a dividere le incombenze di ciascuno. Ho aiutato anche le famiglie a non separarsi e di questo sono molto orgogliosa».

Come hanno reagito secondo lei, dal suo osservatorio, le famiglie italiane al lockdown?

«Hanno reagito bene. A parte il primo momento in cui abbiamo visto una marea di runner che correvano per le città e altro non erano che amanti che raggiungevano i loro amanti per andare nelle case.

Magari qualcuno correva anche, ma alcuni hanno violato le regole. Alcuni sono poi stati bloccati e non è piu successo. Sono iniziati poi con il passare dei giorni e del lockdown, i divorzi, le liti nelle case, sono iniziati gli abbandoni delle case coniugali da parte di mariti che non ce la facevano più. Ho avuto anche una moglie che se n’è andata perché rischiava di essere pestata dal marito e sono contentissima.

Hanno direi reagito bene. Alcuni si sono depressi, alcuni hanno avuto le problematiche orribili delle morti che abbiamo capito essere dovute in parte anche ad errori diagnostici. Ora si spera che le cose vadano meglio.»

Ha recentemente scritto un libro dedicato ai ragazzi dal titolo “Manuale di autodifesa per ragazzi e ragazze” in cui tratta anche di figli di famiglie allargate e divorziate. Come ha visto i ragazzi accusati spesso di essere molto leggeri durante queste settimane di blocco?

«Tenevo moltissimo a questo libro perché ho una grande stima e una grande simpatia per tutti i ragazzi sotto i 18 anni. Mi dispiace di non aver potuto presentare il libro in tutta Italia perché appena uscito c’è stato il problema del Coronavirus. Sono riuscita a presentarlo solo in Puglia. In questo periodo, trascorrendo più tempo con i miei nipoti e sentendo i problemi delle famiglie con cui mi sono rapportata in questo periodo, mi sono resa conto che i ragazzi sono stati i più bravi di tutti, perché sono hanno seguito la scuola a distanza, hanno fatto i compiti a casa, anzi penso che il rapporto tramite computer ipad e telefono con la scuola sia per loro molto più entusiasmante rispetto al rapporto diretto. Anche perché poi hanno capito che con gli amici si possono sentire comunque nel pomeriggio, facendo meeting online. Perlomeno ho visto che i miei ragazzi facevano così. Sono stati eroici i figli di genitori divorziati “deficenti” perché hanno fatto avanti e indietro da una casa all’altra dei rispettivi genitori perché purtroppo dei genitori intelligenti avrebbero lasciato i ragazzi dov’erano per poi recuperarli in seguito. Ci si poteva organizzare meglio, senza andare inutilmente in giro per la città. Pur di farsi dispetto tra di loro, certi genitori hanno agito così.

Le ragazze, ho notato, sono state più frementi, perché volevano uscire e andare in discoteca, volevano i trucchi... hanno poi capito che potevano averli tramite Amazon e si sono rassegnate. Hanno preteso spazi esclusivi in casa e anché li ho aiutato i genitori nel predisporli. Però devo dire che sono state anche loro brave. Ho visto scene idiote da ragazzi che mi sembravano tutti maggiorenni. Il mio settore, da 0 a 18 anni, si è comportato benissimo anche senza aver letto il mio libro! Se poi i ragazzi avessero letto il mio libro, avrebbero capito ancora di più come farsi valere nell’ambito della famiglia».

Foto: LaPresse