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Yummy dummies - ricette a prova di incapacy

  • Difficoltà

    media

  • Categoria

    Dolci

  • Porzioni

    8

  • Tempo preparazione

    12 ore (riposo) + 10 min

    PT10M

  • Tempo cottura

    17-20 min

    PT20M

  • Tempo totale

    27/30 min

    PT30M

  • Cucina

    italiana

  • Cottura

    in forno/in pentola

Rifiorire non è proprio quella passeggiatina che tutti pensano. Può essere faticoso e doloroso. Se poi ci aggiungete delle orride torte primaverili, l'impresa diventa ardua.

Rifiorire non è proprio quella passeggiatina che tutti pensano. Può essere faticoso e doloroso. Se poi ci aggiungete delle orride torte primaverili, l'impresa diventa ardua.

Ieri sono uscita di casa come esco sempre, nella mia personalissima divisa: calze nere, gonna nera, maglione nero e giacca di pelle nera. Purtroppo come al solito io non capisco la realtà, non avevo capito che era estate, in queste giornate tutte uguali mi ero dimenticata che è arrivato maggio e mi mancava l’aria.

«Aprile è il mese più crudele» dice T.S. Elliot ne La Terra Desolata, invece maggio fischia.
In questa poesia – senza fare come facevo al liceo con la mia amica Paperina Rossi, che le preparavo i discorsi per l’interrogazione di inglese maccheronico, che lei doveva solo ripetere a pappagallo: «the poet wants to tell us that we are all in a Waste Land»... e non lo sapevamo! no, scherzo – il poeta ci parla di quanto possa essere dolorosa la primavera, che costringe la terra, gli alberi, e pure noi, a risvegliarci, a spaccarci, per lasciare rinascere i fiori e le gemme dopo l’inverno, nel ciclo naturale delle stagioni. Senza il permesso di nessuno, sia chiaro, perché io non ero pronta: il piumone lo vorrei togliere quando dico io, non quando arriva maggio, non me la sento.

Elliot, che era un mezzo depressone (come me, incapacy miei), descrive quanto l’essere sollecitati dall’esterno a provare gioia, per alcuni di noi, possa essere piuttosto violento e indesiderato. Pensiamo un attimo a tutta sta faccenda che vi piace tanto della resilienza, di non spezzarsi mai, di essere sempre performanti e focalizzati, nonostantetutto (come vi piace tanto scrivere quando vi riaccollate il/la vostr* ex dopo che vi ha combinato qualsiasi cosa), non credo vi faccia così bene. Se lo scopo è quello di fare arrivare la vostra personale primavera, come dice Elliot, qualche spacchetto ve lo dovete fare, qualcosa vi deve far male, non potete essere solo integri e andare avanti come un carrarmato. Alla fine vi fate male, ve lo prometto.

Lo so che ve lo siete già tatuato RESILIENZA sul petto, lo so che vi viene da piangere, ma sicuramente troverete un bravo tatuatore che vi modificherà il tatuaggio resilienza in resistenza, quella di bella ciao però, perché invece, come vi ho spiegato mille volte, anche resistere troppo agli eventi della vita, è faticoso e inutile.

Quindi in definitiva, se uno non si sentisse abbastanza pronto per abbandonare febbraio, perché vuole stare un attimo tranquillo, a letto, sereno, non vuole togliersi le calze nere e uscire alla vita, che deve fare? Niente, prendersi l’antistaminico e accettare che la primavera arriva, ma non tutti rispondiamo al suo stimolo allo stesso modo. Non mi ricordo dove ho letto che il braccio non ti fa male quando è addormentato, ti fa male quando lo muovi di nuovo e il sangue torna a circolare al suo interno, ti pizzica tutto e piangi, tipo me tutte le notti che penso che siano gli ultimi minuti della mia vita.

Questa non vuole essere un’ode alla depressione, sia ben chiaro, vuole solo essere una riflessione sul fatto che la prospettiva forzata di dover fare uno switch repentino e senza senso, in un dato momento non scelto e non corrispondente ai nostri tempi è di una crudeltà mostruosa. O anche che forse, non so come rendere un concetto banale ancora più banale, per fare rinascere qualcosa dall’aridità del nostro personale inverno, si deve passare per un po’ di malessere, qualche doloretto sparso lo dobbiamo percepire.

Vi propongo quindi di ribaltare quelle frasi da scemett* su internet che vi piacciono assai tipo: “quando siete felici fateci caso” in “quando siete tristi fateci pace”, senza sentire la primavera esterna prepotente, rimanete pure un po’ a letto, che non fa niente.

Cos’altro mi fa male a maggio? Proprio che mi spezza senza farmi uscire dal petto nessun fiore e nessuna gemma? 
Le vostre torte primaverili.
Mi fanno male. 
Allora mi chiedo, perché vanificare lo sforzo della natura che, dopo un inverno sereno, è costretta a provare un dolore lancinante, prima quando deve generare le gemme, i fiori e i frutti, poi quando anche lei poverina è costretta a vedere i suoi figli, succosi e dolci, sulle vostre torte alla crema, che molto spesso è talmente liquida che questi frutti si lasciano morire e affondano? È un dramma.
Impariamo oggi a rispettare gli sforzi degli alberi, ma anche quelli delle galline non sono da meno, che non deve essere bella la questione di partorire quasi un uovo al giorno.

Ingredienti

  • Per la frolla
  • 360 g di farina 00
  • 70 g di farina di mandorle
  • 180 g di burro
  • 5 g di sale
  • 150 g di zucchero a velo
  • 80 g di uova
  • Frutta fresca

    Per la crema
  • 500 g di latte
  • 150 g di panna
  • 1 baccello di vaniglia
  • 50 g di amido di riso o di mais
  • 130 g di zucchero
  • 7 tuorli d’uovo

La ricetta della crostata di frutta a prova di incapacy

Prima di tutto vorrei ricordare che la stagione perfetta per fare la frolla non è di certo la resiliente primavera o l’estate, ma appunto il nostro caro inverno, in cui tutto è freddo e gelido e mi auguro anche le vostre mani, che vi ricordo sempre, se non usate la planetaria, devono essere veloci e fredde.

Per la frolla

  1. Lavorate la farina 00 con la farina di mandorle, il burro e il sale fino a che non vi si formerà una sabbia arida e desolata come noi
  2. Aggiungete lo zucchero a velo e fatelo amalgamare bene
  3. Per ultime, come sempre, le uova: devono solo essere assorbite dal composto, non ci dovete perdere la giornata a impastare, priorità massima al dormire
  4. Fate riposare la frolla per 12 ore in frigorifero, coperta bene con pellicola, se le date anche una forma piatta vi dico grazie.

Pasta frolla

Se ce la fate in queste 12 ore a fare una crema, fate così:

  1. Per prima cosa aprite in due la vaniglia, sempre in tema di dolori e spacchi, ed estraete i semi.
  2. Fate una pastella con uova, zucchero e amido, al quale aggiungerete i semi della vaniglia.
  3. Mettete latte, panna e il baccello di vaniglia sul fuoco, non deve bollire, deve scaldarsi. Quando siete a temperatura, versatene una metà sulla pastella e con una frusta girate senza farvi schizzare tutto addosso.
  4. Riunite tutto nella pentola iniziale, dove avete fatto scaldare il latte, portate a una temperatura di circa 82/84 gradi, se non avete il termometro non mi interessa, sono stanca di ripetere sempre le stesse cose.
  5. Fate raffreddare la crema in una teglia, coperta con pellicola a contatto.

Cottura e composizione del dolce

  1. Mentre la crema si raffredda in una teglia per crostate di circa 24 cm di diametro fate il fondo.
  2. Io vi consiglio sempre, vista la vostra lentezza nota, una volta messa in teglia la frolla, a uno spessore di circa 3 mm, di rimetterla almeno un’oretta in frigorifero prima di cuocerla.
  3. Questa è una cottura in bianco, come vi meritereste di andare sempre voi una volta che una persona vede il vostro tatuaggio resiliente, però non infierirei più di così. Dicevo, questa è una cottura in bianco, quindi dovete stare ben attenti alla cottura, a non farvi squagliare i bordi, cuocete per circa 17/20 minuti a 190 gradi in forno ventilato, ma controllate sempre, deve avere un color nocciola.
  4. Quando il fondo sarà cotto fatelo raffreddare, versateci all’interno la crema, che spero si sia raffreddata, e guarnite con la frutta.

Ricordo a me stessa, perché voi sapete tutto che l’errore è dietro l’angolo, se per piacere potete stare attenti a:

  • Non scaldare la frolla eccessivamente presi dalla rabbia della vostra vita che va a rotoli
  • Non rispettare i tempi di riposo della frolla, compresa l’ora che deve stare in frigo, già stesa nella teglia, se no si ritira e vi viene un maxi biscotto
  • Non lasciare lo zucchero a contatto con il tuorlo d’uovo, quando fate la crema, se no si lega all’acqua presente nell’uovo e vengono dei grumi arancioni che ve li portate fino alla fine e sono indissolubili
  • Non usare la farina nella crema pasticciera, perché gelifica a una temperatura superiore a quella di cottura della crema, quindi rimane ‘cruda’ e si sente sotto i denti, se vi piace la sabbia poi è un’altra questione vostra personale
  • Non lasciare la crema scoperta, perché si crea un film rigido che difficilmente recuperate, avrete dei mini malloppi di crema nella crostata
  • Non lasciare la crema a temperatura ambiente, si deve raffreddare velocemente, perché i batteri per riprodursi non stanno aspettando la vostra lentezza mortale
  • Tagliare la frutta in pezzi grossi, come vi ho fatto vedere, perché qualora la vostra crema sia liquida e sderenata come me, almeno toccando il fondo qualche parte di frutta rimane in superficie e non sembra la notte del Titanic.

Ciao incapacy desolati. Fare quelli che vanno solo avanti senza battute d’arresto suona ridicolo, tanto quanto QUANDO incontravate gli amici del/della vostr* ex che vi ha lasciato 4 giorni prima e, alla domanda: ‘’Allora come stai?’’ voi rispondete urlando: ‘’BENISSSIMOOOO!!!!’’.

Previeni gli orrori culinari da incapacy! Guarda la gallery di Cucinare Stanca.

Foto: Ilaria Muri