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Finanza sostenibile , l’anima verde del risparmio

Tutto quello che serve sapere sulla finanza sostenibile: le tappe più recenti, gli impegni del presente e gli scenari futuri.

Tutto quello che serve sapere sulla finanza sostenibile: le tappe più recenti, gli impegni del presente e gli scenari futuri.

La crisi climatica è la più grande crisi che l’umanità si sia trovata ad affrontare, e se non facciamo niente ora, siamo rovinati. Ho pensato che da grande vorrò ripensare al passato e dire: ho fatto quel che potevo all’epoca e ho l’obbligo morale di fare tutto il possibile.(Greta Thunberg)

Per trovare le fondamenta di un approccio responsabile agli investimenti, soprattutto per ciò che riguarda la questione ambientale, possiamo rifarci alla Bibbia e poi via via attraversare la storia dal movimento dei Quaccheri del 1600 per approdare alle crisi petrolifere ed energetiche degli anni’70, antesignane del Protocollo di Kyoto. Un trattato internazionale, quest’ultimo, riguardante il surriscaldamento globale, siglato nella città giapponese da più di 180 Paesi in occasione della Conferenza delle Parti "COP3" della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. A Novembre di quest’anno si terrà a Glasgow la COP26 sotto la presidenza del Regno Unito e in collaborazione con il Governo italiano che sta guidando il G20.

Cinque anni dalla Riforma del Testo Unico Bancario

Cinque anni fa anche per l’Italia è arrivata l’ufficializzazione di un successo annunciato e, con la modifica dell’art 111 bis, finalmente è arrivata la disciplina per “gli operatori di finanza etica e sostenibile”. La Finanza Sostenibile, che già spopolava sui mercati anglosassoni, ottiene così un’attenzione europea che ben la distingue nell’alveo degli investimenti SRI - gli investimenti sostenibili e responsabili - e la colloca su una creazione di valore che si pone al centro di strategie di investimento di medio lungo termine presto adottate da imprese e istituzioni. Un ambito che ha visto un’integrazione anche nell’analisi finanziaria, che ora si identifica nell’acronimo ESG, Ambiente, Sociale e Governo societario, indirizzando così i capitali verso attività che generano un valore economico utile all’ambiente ed alla società tutta.

Tre lettere che diventano tre fattori centrali di misurazione della sostenibilità e dell’impatto etico di un investimento, permettendo anche una migliore determinazione delle performance finanziarie future delle aziende quotate e non solo. Con molta rapidità si moltiplica l’offerta di prodotti finanziari targati ”ESG” - e così le certificazioni e le misurazioni di impatto - e la finanza si rinnova virando su una nuova e solida sensibilità dei risparmiatori e degli investitori. Complice anche la pubblicazione dell’Agenda 2030, un programma di azione politico e sociale che alla fine del 2015 viene adottato da 193 Paesi membri dell’ONU che si impegnano a raggiungere i suoi 17 obiettivi globali di sviluppo sostenibile entro il 2030.

Lo sviluppo sostenibile diventa il mantra della finanza mondiale, che riposiziona la sua offerta di rendimenti su temi di crescita economica, piena inclusione sociale e tutela dell’ambiente, e diventa anche nuova variabile geopolitica.

I 5 principi fondamentali dello sviluppo sostenibile

Le cinque “P” sono:

  • Persone: per eliminare la fame e la povertà garantendo dignità e uguaglianza di diritti;
  • Pianeta: proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future;
  • Prosperità: per garantire una vita prospera in armonia con una natura protetta e un pianeta rigenerato;
  • Pace: promuovere le condizioni una società pacifica, giusta e inclusiva;
  • Partnership: implementare l’Agenda 2030 attraverso solide e lungimiranti partnership.

Principi sui quali tutte le componenti della società sono impegnate: dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura: perché per abbracciare lo sviluppo in ogni sua parte è fondamentale l'impegno di tutti. Ed è proprio sui capitali privati che si basa la trasformazione della finanza verso business responsabili e veramente sostenibili per finanziare un costo di quasi 200 mld di euro annui necessari per il raggiungimento di uno dei traguardi cruciali: una transizione verso un’economia globale “low carbon”, a basse emissioni di anidride carbonica per arrivare all’obiettivo zero di emissioni entro il 2050, come definito dal Protocollo di Kyoto.

La Tassonomia europea per la Finanza Sostenibile : “vocabolario” unico sugli investimenti sostenibili

Come detto, dalle agenzie di rating ai gestori finanziari e sino ad ogni fondo di investimento legato ai criteri ESG, l’applicazione degli stessi nella selezione dei portafogli avviene con metodologie e criteri personalizzati. Questi, per permettere a risparmiatori e investitori una corretta comparazione, si baseranno sull’esito di oltre 4 anni di lavoro svolto dalla Commissione Europea, per arrivare ad un'unica definizione di ciò che rappresenta un investimento sostenibile.

Quando si parla di tassonomia si indica quindi una guida pratica che descrive puntualmente la classificazione delle attività economiche sostenibili come linea di indirizzo universale per imprese , investitori e istituzioni.

La relativa normativa entrata in vigore il 13 Luglio 2020 si arricchirà a breve di una certificazione sull’attività sostenibile, che contiene tutti i criteri tecnici che dovranno essere rispettati nelle attività economiche produttive delle aziende, e non solo. Dei sei obiettivi ambientali e climatici della Normativa i primi due, (gli altri quattro sono rimandati al 2022), sono alla base dei lavori del Tavolo di esperti (TEG, Technical Expert Group on Sustainable Finance), e sono: la mitigazione del cambiamento climatico e l’adattamento al cambiamento climatico.

Ora il testimone è passato dal TEG alla nuova Piattaforma per la Finanza Sostenibile, che sta lavorando alla finalizzazione degli Atti delegati da fornire alla Commissione Europea. Un lavoro arduo,  perché sui criteri definitivi si gioca il futuro di uno spostamento di capitali ingente e crescente. Rientrare o essere esclusi da una categoria riconosciuta da un intero continente (e poi globalmente) smuove tanto  gli animi di Governi quanto interi settori industriali, ognuno con eccezioni e richieste di adeguati correttivi spesso opportunistici. Così dal dibattito cruciale sul gas naturale come fonte energetica ammessa , con tutti i finanziamenti ad essa legati sino alla questione del nucleare, non è difficile comprendere come finanza e geopolitica si stiano confrontando sulla tassonomia delle attività considerate sostenibili , e quindi finanziabili o trasformabili in prodotti finanziari. E così via sulla bioenergia derivante dalla combustione degli alberi ma osteggiata dagli ambientalisti, oppure la plastica, per la quale la discussione tra riciclaggio chimico o meccanico è accesa. I giochi si concluderanno alla fine di quest’anno - per questa prima parte - per poi completarsi nel 2022.

Conclusioni

Intanto  crescita di interesse sui fondi ESG come già anticipato nei precedenti articoli  hanno visto un aumento degli asset gestiti di oltre il 37% l’anno scorso, e a fine Dicembre questi ammontavano a 1,2 trl di euro. La raccolta netta mondiale di fondi esg in Europa è salita in 5 anni da 19,5 mld di euro ad un incremento di 235 mld di euro nel solo 2020. I  fondi azionari sono preponderanti per il 56% nel mondo dei fondi ESG, mentre sono solo il 39% nei fondi non ESG. E poi andando nel dettaglio dei tre temi portanti, e per l’Ambiente – S per il Sociale e G per la Governance, sicuramente l’interesse per la sostenibilità ambientale resta preponderante con un balzo di 6 volte in cinque anni. Seguono i temi sociali per gli investimenti sostenibili anche grazie al successo dei Social Bond europei.

Si può proprio dire  che la Finanza Sostenibile segna una nuova era della Finanza convenzionale, come dimostrato dai Piani dell’UE sui fondi per arginare gli effetti della crisi pandemica, che ci  arrivano con  chiare indicazione ove il 37% deve essere usato contro la crisi climatica e il 20% per la digitalizzazione, e per il restante 43% bisognerà guardare alla realtà che i numeri dei Paesi espongono per una tenuta della sostenibilità economica e sociale.

Non ci sono anni per mettere mano a misure che diventano urgenti, ma abbiamo pochi mesi per mettere a punto politiche pubbliche attive che mettano al centro lo sviluppo sostenibile. Ci vuole visione da parte del Governo, ma d’altronde l’Agenda 2030 è una strada tracciata con passi ben definiti che chiedono azione e realizzazione di interventi subitanei, come ben hanno capito i risparmiatori prima dei politici.

Foto apertura: Elnur Amikishiyev - 123RF