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SOS violenza sulle donne: lo speciale

PEOPLE: L'ATTUALITA'
PEOPLE: L'ATTUALITA'

Lui diceva sempre che era colpa mia…

Violenza familiare, violenza domestica, violenza economica, violenza psicologica... i mille volti della violenza contro le donne nelle parole di Sara. Perché non è mai solo uno schiaffo.

Violenza familiare, violenza domestica, violenza economica, violenza psicologica... i mille volti della violenza contro le donne nelle parole di Sara. Perché non è mai solo uno schiaffo.

La prima volta che mi diede uno schiaffo avevo riso troppo forte alla battuta di un suo collega. Mi ero guardata allo specchio e avevo pensato che avesse ragione: me l’ero meritato.

Il giorno dopo non era rimasta alcuna traccia, ma sapevo benissimo che non era corretto nei suoi confronti ridere in quel modo con un altro uomo. Non lo avrei più fatto. Gli avrei dimostrato che di me si poteva fidare.

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Portavo in grembo nostra figlia. Come potevo tradire la sua fiducia in quel modo?

Evitai di raccontare l’accaduto alle amiche: è stato solo uno schiaffo. Un caso isolato.

Non si ripeterà più... 

Iniziai a tenere il conto degli schiaffi. Poi lo persi.

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Il primo calcio mi fece cadere. Sbattei la testa e nascondere il livido sulla fronte con il trucco fu quasi impossibile.

«Sono scivolata, sapete che sono maldestra».

Era questo che ripetevo sempre a tutti. Colleghe. Amiche. Mia madre.

Lei mi guardava con gli occhi di chi sa e vorrebbe a tutti i costi salvarti. Io la respingevo per proteggerla. Non avrei mai voluto vedere mia figlia nelle mie condizioni. Non volevo darle quel dolore.

«Va tutto bene, mamma. Non preoccuparti per me. Ho le ossa forti».

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Lui diceva sempre che era colpa mia… E aveva ragione.

Avevo sbagliato a uscire con le mie amiche senza chiedere il suo permesso.

A mettere quella gonna troppo corta.

A dare il mio numero al mio nuovo collega, single e carino.

A non aver invitato sua madre a pranzo anche quella domenica.

A non avergli preparato la cena perché ero tornata tardi dal lavoro.

A essermi concessa un regalo senza dirglielo.

A essere tornata a casa un po’ brilla…

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Mi asciugavo le lacrime di nascosto. Non volevo che Camilla mi vedesse piangere. Il suo sorriso era la mia gioia più grande.

Avevano gli stessi capelli, di quel rosso pallido che mi aveva fatto innamorare. Lo stesso neo sulle labbra. Pure le gambe erano storte, proprio come le sue.

I suoi occhi, però, erano i miei. Grandi. Innocenti. Blu come il mare, nei giorni belli. Grigi, in quelli bui.

Io, nei suoi occhi, volevo vederci sempre le onde. Le nuvole, per lei, non dovevano esistere.

Il giorno in cui vidi piovere dai suoi occhi mi si fermò il cuore.

Lui era ubriaco e non si era accorto di avere fatto male anche a lei. Una timida lacrima le aveva attraversato il viso, impaurita. Solitaria.

«Mamma, sto bene. Non mi fa male».

E un rivolo di sangue le aveva macchiato la gonna azzurra. La sua preferita.

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«Mamma, sono Sara. Io e Camilla veniamo a stare per un po’ di tempo da te».

1522 è il numero anti violenza e stalking.

Non aspettare a chiamarlo.

Perché non è colpa tua, e non è mai solo uno schiaffo

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