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Serial killer: la storia di Richard Ramirez, detto Night Stalker

Sorprendeva le vittime di notte, tra le mura domestiche. Per questo fu soprannominato Night Stalker. Sadico e sanguinario, non faceva distinzioni in base a etnia, sesso o ceto sociale o all’età: nell’estate del 1985, in California nessuno poteva sentirsi al sicuro.

Sorprendeva le vittime di notte, tra le mura domestiche. Per questo fu soprannominato Night Stalker. Sadico e sanguinario, non faceva distinzioni in base a etnia, sesso o ceto sociale o all’età: nell’estate del 1985, in California nessuno poteva sentirsi al sicuro.

A metà degli Anni ‘80 la California sta vivendo un’epoca d’oro sociale, economica e artistica. Mentre Hollywood continua a produrre film campioni d’incassi, lo Stato riceve le visite della regina Elisabetta e del Papa, ospita le Olimpiadi, vede finalmente calare traffico e smog, il tutto mentre il tasso di criminalità crolla sotto il minimo storico. Dietro ai lustrini losangelini, al sole tutto l’anno, alle ragazze in bikini e rollerblade di Venice Beach, dietro all’edonismo della West Coast e alle colline di Beverly Hills, c’è però l’oscurità. Nel 1985 l’area di Los Angeles viene infatti colpita da una serie di brutali omicidi e violenze sessuali, inizialmente ricondotti a diversi autori ma poi collegati tra loro, compiuti da un sadico killer che i media ribattezzano Night Stalker: il suo nome, si scoprirà, è Ricardo “Richard” Ramirez. Ecco la storia del “cacciatore della notte” che terrorizzò la California.

Aveva iniziato a uccidere un anno prima

Partiamo dalla fine: Richard Ramirez viene condannato per 13 omicidi, ma si scoprirà poi che ne ha commessi di più. Se le indagini dell’epoca collocano l’inizio della scia di sangue il 17 marzo 1985, quando attacca la 22enne Angela Barrios (che sopravvive) fuori dalla sua abitazione di Rosemead, dove trova Dayle Okazaki (34 anni), che invece uccide, per poi freddare la 30enne Tsai-Lian Yu a Monterey Park, il futuro Night Stalker ha già colpito l’anno precedente. Sicuramente il 28 giugno 1984, quasi decapitando la 79enne Jennie Vincow nel suo appartamento di Glassell Park, e ancora prima, il 10 aprile, uccidendo brutalmente la piccola (9 anni) Mei Leung a San Francisco. Ma torniamo al 1985. Il 27 marzo, Ramirez spara ai coniugi Zazzara, Vincent di 64 anni e Maxine di 44, di cui mutila e violenta il cadavere. Dopo aver perso un cappellino degli AC/DC sulla scena di uno dei suoi crimini precedenti, nell’abitazione degli Zazzara a Whittier lascia delle impronte di scarpe da ginnastica marca Avia, di cui sono stati venduti pochissimi modelli nell’area di Los Angeles: saranno proprio queste calzature, insieme ai proiettili trovati sulla scena del crimine, a collegare i vari omicidi.

La scia di sangue continua

Il 14 maggio, a Monterey Park, sorprende nel sonno gli ultrasessantenni Bill e Lillian Doi: ammazza l’uomo con un colpo di pistola e violenta ripetutamente la donna, che lascia in vita. Due settimane dopo, nella loro casa di Monrovia, aggredisce due sorelle picchiandole con un martello. L’83enne Mabel Bell muore, mentre l’80enne Florence Lang sopravvive. Ci riesce anche Carol Kyle, picchiata e stuprata da Ramirez il giorno successivo, sempre nella sua abitazione. Il Night Stalker, così lo ribattezza la stampa, terrorizza Los Angeles: colpisce quasi sempre le vittime quando in teoria sono al sicuro tra le mura domestiche e non ha un vero e proprio modus operandi. Sembra non guardare etnia, sesso, età, ceto sociale. Chiunque può essere la sua prossima vittima. A fine giugno, Ramirez rapisce di notte la piccola Anastasia Hronas, di appena 6 anni, che violenta ripetutamente prima di abbandonandola nei pressi di un benzinaio. Nel caldissimo luglio successivo, Ramirez fa altre cinque vittime, tutte sorprese nelle proprie abitazioni: il 2 uccide la 77enne Mary Louise Cannon, il 7 ancora a Monterey Park picchia a morte Joyce Nelson (61 anni), mentre il 20 a Glendale uccide a colpi di machete Lela e Maxon Kneiding, rispettivamente 66 e 68 anni. Medesima sorte, nella stessa notte, per il 32 enne Chainarong Khovananth, mentre si salva la moglie Somkid. Negli stessi giorni attacca anche altre due donne, che riescono a sopravvivere: sono loro a descrivere il killer come un uomo alto e magro di etnia ispanica, con lunghi e ricci capelli neri, viso allungato e denti guasti.

Gli ultimi omicidi

Il 6 agosto Ramirez attacca Chris e Virginia Peterson nella loro casa: ferisce entrambi ma l’uomo reagisce e lo mette in fuga. Due giorni dopo, il Night Stalker fa la sua penultima vittima, quando a Diamond Bar uccide il 31enne Elyas Abowath, violentando poi la moglie. La scia di morte si interrompe dove era iniziata, a San Francisco. Il 17 agosto Ramirez fa irruzione nella casa dei Pan, spara a bruciapelo al 66enne Peter, che uccide, e prova a fare lo stesso con Barbara, che invece sopravvive. Una settimana dopo, al volante di una Toyota arancione rubata, si dirige verso Mission Vejo, cinquanta miglia a sud di Los Angeles, dove aggredisce i fidanzati Bill Carns, a cui spara tre volte (ma sopravviverà) e Inez Erickson, che stupra: «Sono il Night Stalker», annuncia prima della violenza. Nonostante sia legata, la vittima riesce a liberarsi e a scorgere l’auto del serial killer dalla finestra. Ramirez non lo sa, ma la sua follia omicida ha i giorni contati.

Il serial killer ha un nome

L’auto rubata da Ramirez viene rinvenuta il 28 agosto. Prelevandole dal finestrino di una portiera, la polizia riesce a ottenere le impronte digitali, che corrispondono a quelle del già schedato Ricardo Muñoz Ramirez, 25enne ispanico con una lunga serie di precedenti. Nelle stesse ore, grazie alle foto di un braccialetto sottratto ai Pan, lo identifica anche la polizia di San Francisco. Un informatore riferisce infatti che la suocera ha avuto in regalo dal compagno proprio quel gioiello, a sua volta ricevuto da un certo Rick di El Paso, che guarda caso ha i denti rovinati e un cappellino degli AC/DC. Interrogato, l’uomo fornisce fornisce nome e cognome del sospettato: Ricardo Ramirez, di cui la polizia ha già in archivio impronte digitali e foto segnaletica.

L’arresto prima del linciaggio

Due giorni dopo, la foto segnaletica viene trasmessa in televisione e stampata sui principali quotidiani della California. C’è un problema: proprio il 30 agosto, ignaro di ciò che sta succedendo, Ramirez prende un pullman per Tucson, in Arizona. Non è in fuga, sta solo andando a trovare suo fratello, che però non è in città. Così, la mattina del 31 è di nuovo a Los Angeles. Il terminal è pieno di poliziotti, lì convinti che possa prendere un pullman per fuggire, quando invece è appena tornato. La sua faccia è ovunque e in un negozio viene riconosciuto da un gruppo di signore messicane: «El matador! El matador», gridano, facendo iniziare la fuga, quella vera, di Ramirez. Prima attraversa di corsa la Santa Ana Freeway, poi tenta di rubare un’auto, infine viene fermato da una folla di cittadini inferociti, che quasi lo linciano prima che la polizia possa intervenire. La caccia è finita: il Night Stalker è in arresto.

Come nasce un mostro

Il più piccolo di cinque figli, Ricardo Ramirez nasce a El Paso il 29 febbraio 1960, da genitori messicani. Il padre Julian, ex poliziotto di Ciudad Juárez, negli Stati Uniti si è riciclato come operaio sulle autostrade e crede fermamente nelle punizioni corporali come metodo educativo. Certo non una buona influenza. Ma la peggiore è rappresentata dal cugino Mike, veterano del Vietnam che ama vantarsi di uccisioni, torture e stupri di guerra, mostrando a Ricardo numerose Polaroid delle vittime, incluse immagini di svariate teste decapitate di donne vietnamite, con le quali faceva sesso orale. Un mostro, probabilmente, nasce anche così. Ma ci si può innamorare di un assassino del genere? Di sicuro succede alla giornalista Doreen Lioy, che come tante altre donne gli invia appassionate lettere d’amore in carcere. La corrispondenza tra lei e Ramirez si fa sempre più fitta, fino a quando lui nel 1988 le chiede di sposarlo: la coppia convolerà a nozze nel 1996, nel carcere di San Quintino. 

Quell’appuntamento dal dentista

E pensare che la polizia avrebbe potuto fermare Ramirez molto prima. A un certo punto, il serial killer viene infatti fermato per un controllo casuale alla guida di un’auto, rubata. Mentre sta fingendo di cercare la patente, sente alla radio della polizia che stanno proprio cercando quella vettura e dunque si dà alla fuga. L’automobile sarebbe piena di impronte digitali, che però per imperizia non vengono rilevate. Nell’abitacolo la polizia rinviene tra le altre cose il biglietto da visita di un dentista, con data e ora di un appuntamento: gli agenti lo aspettano in borghese nello studio, dove però Ramirez non si presenterà mai.

Fortunato e sfuggente, abilissimo nelle effrazioni, sanguinario, satanista, necrofilo, capace di uccidere con pistole, coltelli, ferri da stiro e a mani nude, Ricardo “Richard” Ramirez viene condannato a morte nel 1989. Ma l’esecuzione tramite gas letale, calendarizzata per il 2006 e poi slittata a data da destinarsi, non avrà mai luogo. Detenuto nel carcere di San Quintino, il Night Stalker muore prematuramente nel 2013, a causa di un linfoma, all’età di 53 anni. La storia dei suoi crimini e degli uomini che lo hanno identificato è al centro della docuserie di Netflix Night Stalker: caccia a un serial killer. Quattro gli episodi, incentrati attorno ai due protagonisti positivi della vicenda: il leggendario detective della Omicidi Frank Salerno e il suo giovane partner Gil Carrillo, i primi a mettere insieme i pezzi del puzzle che aveva terrorizzato la West Coast in quella calda estate del 1985.

Foto apertura: Richard Ramirez con la moglie Doreen Lioy - Mario Solera @ Flickr.com

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