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Serial Killer: la storia di Ted Bundy

I delitti dell'insospettabile femminicida che negli Anni 70 terrorizzò l’America, uccidendo in una scia di sangue da Seattle alla Florida. E che, prima di essere giustiziato, riuscì a evadere due volte.

I delitti dell'insospettabile femminicida che negli Anni 70 terrorizzò l’America, uccidendo in una scia di sangue da Seattle alla Florida. E che, prima di essere giustiziato, riuscì a evadere due volte.

Non avrà avuto il bel faccino di Zac Efron, che nel 2019 l’ha interpretato in Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile (titolo italiano Ted Bundy - Fascino criminale), ma Ted Bundy era senza dubbio un uomo affascinante: proprio grazie al suo aspetto, ai modi gentili e all’innata capacità di trasformismo riuscì a trarre in inganno molte delle sue vittime, diventando nel giro di pochi anni uno dei più prolifici serial killer degli Stati Uniti. La notte prima di essere giustiziato confessò 30 omicidi, ma sul numero esatto delle ragazze uccise non ci sono certezze. E mai ce ne saranno. Quel che è sicuro è che Ted Bundy, al pari del Cannibale di Milwaukee Jeffrey Dahmer e di John Wayne Gacy, che ispirò Pennywise di It, è entrato nell’immaginario collettivo (non solo americano) dalla porta sbagliata. Ecco la sua storia.

Figlio della “sorella”

Theodore Robert Bundy nasce il 24 novembre 1946 a Burlington, Vermont, da una ragazza madre e padre ignoto. Per evitare lo stigma sociale, la famiglia riesce a far credere che i nonni siano i genitori del bambino e la mamma una sorella maggiore: Bundy scoprirà la verità, secondo molti la molla finale che lo spinge a uccidere, solo alla fine degli Anni 60.

Impegnato in politica

È in questo periodo che Ted Bundy, dopo aver abbandonato l’università e aver ripreso in seguito gli studi a Seattle scegliendo psicologia e legge, tenta la carriera politica: carismatico e sicuro di sé ai limiti dell’arroganza, ottiene un lavoro nell’ufficio elettorale del candidato repubblicano alla presidenza, Nelson Rockefeller, e partecipa alla convention del partito a Miami. Nel frattempo, collabora alla stesura di un opuscolo per le donne riguardo la prevenzione dello stupro e fa domanda a numerose scuole di legge per diventare avvocato.

I primi omicidi a Seattle

Anche se c’è chi sostiene che Bundy potrebbe aver colpito già negli Anni 60, la spirale di sangue che avrebbe trasformato l’affascinante promessa del partito repubblicano in uno spietato serial killer ha (ufficialmente) inizio nel gennaio del 1974, con un femminicidio non riuscito: quello di Joni Lentz, 18enne aggredita nel suo appartamento a Seattle, ma sopravvissuta seppur con danni molto gravi. La prima donna uccisa da Bundy è Lynda Ann Healy, scomparsa il 1° febbraio dalla sua stanza, sempre a Seattle. Nei mesi successivi Bundy colpisce almeno altre cinque volte: tra le vittime Brenda Carol Ball, il cui corpo viene ritrovato il 17 giugno, e Janice Ott e Denise Naslund, scomparse il 14 luglio dal lago Sammamish. In questo caso spunta una testimone, una ragazza di nome Janice che racconta di essere stata adescata da un certo Ted nei pressi del lago: l’uomo, con la scusa di un braccIo ingessato, le ha chiesto aiuto per caricare una barca a vela sul tetto dell’auto, una Volkswagen Maggiolino, ma lei insospettita si è rifiutata. L’identikit di "Ted" appare sui giornali e diverse persone fanno proprio il nome di Bundy, che all’epoca degli omicidi ha una relazione con una donna, Elizabeth Kloepfer, ignara di tutto. Per evitare problemi, Bundy lascia Seattle e si trasferisce nello Utah.

ted bundy auto

Dallo Utah al Colorado e ritorno

In un solo mese, ottobre 1974, uccide tre ragazzine nei pressi di Salt Lake City. Il modus operandi di Ted Bundy è sempre lo stesso: avvicina la vittima con una scusa invitandola a salire in auto e, quando la malcapitata ragazza si accorge che sul lato passeggero mancano maniglia e manovella per abbassare il finestrino, è ormai troppo tardi. Una volta raggiunto un luogo isolato, il killer uccide la vittima tramite strangolamento o armi da contatto, stuprando a volte il cadavere e in alcuni casi decapitandolo. A novembre Bundy fa il primo grosso passo falso: spacciandosi per un poliziotto riesce a far salire Carol DaRonch sul suo Maggiolino, ma la ragazza riesce a scappare e denuncia l’accaduto. Nello stesso giorno scompare la 17enne Debbie Kent, che non viene più ritrovata. Bundy a questo punto si sposta in Colorado, dove uccide almeno tre giovani tra gennaio e aprile 1975. La scia di sangue tocca anche l’Idaho (una vittima accertata) e di nuovo lo Utah, dove Bundy viene finalmente arrestato.

L’arresto e la fuga spettacolare

È il 16 agosto 1975 quando un poliziotto lo ferma nei sobborghi di Salt Lake City, mentre guida di sera a luci spente. Nella sua auto vengono trovati un passamontagna, una spranga, un rompighiaccio e delle manette. Riconosciuto da un’insegnante che aveva avvicinato fingendosi poliziotto e accusato di sequestro di persona con tentata aggressione, Bundy è messo in custodia in attesa del processo. Sul finire del 1976 ci sono abbastanza prove per accusarlo dell’omicidio di Caryn Campbell, avvenuto in Colorado, dove viene così trasferito. In attesa di un’udienza, visto che ha licenziato l’avvocato decidendo di difendersi da solo, riesce a ottenere l’accesso alla biblioteca del tribunale di Aspen: approfittando di un momento di disattenzione scappa saltando da una finestra, inscenando una delle fughe criminali più famose di sempre. Verrà ripreso sei giorni più tardi, dimagrito di 11 kg.

ted bundy

La seconda evasione e le vittime in Florida

Incredibilmente, Bundy riusce a evadere di nuovo il 30 dicembre 1977, questa volta attraverso un buco nel soffitto della sua cella, e a fuggire fino in Florida, dove fa altre tre vittime: il 14 gennaio 1978, a Tallahassee, entra nella sede del gruppo Chi-Omega e ammazza due studentesse (aggredendone altre tre nella stessa notte), mentre il 9 febbraio uccide la dodicenne Kimberly Leach, di Lake City. Alla guida di un’auto rubata, viene infine arrestato il 15 febbraio da un agente di polizia di Pensacola, vicino al confine con l’Alabama.

Il processo e l’esecuzione

Il processo a Ted Bundy, incastrato definitivamente dai segni dei morsi lasciati sui corpi delle due ragazze uccise a Tallahassee, si svolge tra il 1979 e 1980 in Florida. È un evento: mentre fuori ci sono “groupie” che tifano per lui, in tribunale il killer sceglie di difendersi da solo e (grazie a una vecchia legge della Florida) riesce addirittura a sposare Carole Ann Bone, un'amica conosciuta nel 1974 chiamata a testimoniare in suo favore. Alla fine, Ted Bundy riceve tre condanne a morte in due processi separati. Dopo la lettura della sentenza, il giudice Edward Cowart pronuncia le seguenti parole: «Si prenda cura di se stesso, figliolo. Glielo dico sul serio, si prenda cura di se stesso. È una tragedia per questa corte vedere un tale totale spreco di umanità come quello che ho visto in questo tribunale. Lei è un uomo giovane e brillante, avrebbe potuto essere un buon avvocato. Avrei voluto vederla in azione, ma lei si è presentato dalla parte sbagliata. Si prenda cura di lei. Non ho nessun malanimo contro di lei. Voglio solo che lo sappia. Si prenda cura di se stesso». Ted Bundy muore sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989 alla Raiford Prison, mentre fuori si raduna una folla festante.