Società
Società

Emanuela, che non aveva paura

L'agente Loi, uccisa nella strage di via d'Amelio nel 1992, è stata la prima poliziotta a cadere in servizio. La sua storia. 

L'agente Loi, uccisa nella strage di via d'Amelio nel 1992, è stata la prima poliziotta a cadere in servizio. La sua storia. 

Il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino perse la vita in un attentato mafioso su cui non è stata ancora fatta chiarezza, a causa dei numerosi depistaggi. Quel giorno, in via d’Amelio, morirono anche cinque dei sei membri della sua scorta: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio. In occasione dell’anniversario della strage di via d’Amelio, proviamo a raccontare chi era.

Una sarda a Trieste

Nata il 9 ottobre 1967 a Cagliari, Emanuela Loi era cresciuta a Sestu, piccolo comune a una manciata di chilometri dal capoluogo. Dopo aver conseguito il diploma magistrale, mise da parte il sogno di diventare maestra e fece il concorso per entrare in Polizia, seguendo l’aspirazione della sorella Maria Claudia. Che però non fu ammessa, a differenza sua: Emanuela superò il test con il massimo dei voti e si trasferì a Trieste, per frequentare il 119º corso presso la Scuola Allievi Agenti della città giuliana.

loi

L'approdo a Palermo

A 20 anni, Emanuela si ritrovò così lontana da casa, a rincorrere sì i suoi sogni, ma in un ambiente molto maschilista. Terminato il corso, invece di tornare nella sua Sardegna, vicina a genitori, fratelli e fidanzato, la giovane poliziotta fu destinata a Palermo. E dunque Sicilia, sempre un’isola, ma molto diversa da quella dove era nata e cresciuta. Una terra controllata da Cosa Nostra e martoriata dagli attentati, in cui magistrati, agenti e imprenditori allergici al pizzo e scomodi testimoni cadevano come mosche. A Palermo le furono affidati compiti di piantonamento: sorvegliò la villa del futuro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’epoca deputato ed ex ministro, così come il mafioso Ciccio Madonia quando fu ricoverato in ospedale.

Dai piantonamenti alle scorte

La sicurezza di questa ragazza dai capelli rossi che piantonava don Ciccio piacque alla Questura palermitana, che la assegnò al servizio scorte: le “toccò” la senatrice Pina Maisano Grassi, che meno di un anno prima aveva perso il marito Libero, fatto fuori da Cosa Nostra per essersi ribellato al pizzo. Certo, fare la scorta non era il massimo della sicurezza, in quella Palermo. Ma Emanuela fece buon viso a cattivo gioco. In fondo, era così che si serviva la Stato: «Finché non mi mettono con Borsellino, non corro nessun rischio. Solo con lui mi possono ammazzare», disse agli amici dopo l’attentato di Capaci, orchestrato dalla mafia per eliminare Giovanni Falcone. Continuava però a compilare domande di trasferimento, mentre approfittava dei fine settimana per tornare a casa in nave. Toccate e fuga, in attesa di qualcosa di definitivo. E proprio al rientro da un periodo di ferie in Sardegna, il 17 luglio 1992, ricevette la notizia di essere stata assegnata a Paolo Borsellino: «E lei dovrebbe difendere me? Dovrei essere io a difendere lei», le disse il magistrato al momento delle conoscenze. Il primo giorno andò liscio, il secondo come sappiamo, no.

Il giorno della strage

Alle 16:58 del 19 luglio, una Fiat 126 rossa parcheggiata all’altezza del civico 21 di via d’Amelio, dove Borsellino si era recato per salutare la madre, fece quello per cui era stata trasformata in autobomba da Cosa Nostra: esplose, portando via con sé il magistrato che insieme a Falcone aveva a lungo lottato contro la mafia, ma anche cinque agenti della scorta. Cinque persone che non avevano colpe, se non quella di aver amato intensamente la libertà e la giustizia. Emanuela Loi era l’unica donna tra loro, la prima della Polizia di Stato a cadere in servizio. Non aveva ancora compiuto 25 anni.

d'amelio

Emanuela in tv

Le stragi di Capaci e di via d’Amelio, rimaste nell’immaginario collettivo, sono state raccontate in tanti film. Al pari dei 57 giorni che passarono tra i due attentati, al centro della pellicola Gli angeli di Paolo Borsellino del 2003, in cui Emanuela Loi è stata interpretata da Brigitta Boccoli. Nella miniserie Paolo Borsellino (2004), quella con Giorgio Tirabassi nei panni del magistrato, il ruolo è stato affidato a Elisabetta Balia. Nel 2018 è andato poi in onda un film tv, Liberi sognatori - La scorta di Borsellino, che racconta proprio la storia dell’agente Loi, a cui ha prestato il volto Greta Scarano. La sua memoria, però, non sopravvive solo sul piccolo schermo, ma anche nella toponomastica: a Emanuela lei sono state dedicate nel corso degli anni vie, piazze, scuole, aree verdi e statue.