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Isteria, quanto siamo andate oltre le 'cure col vibratore'?

«Sei isterica» è un'accusa che si ode spesso, scagliata anche da donne verso altre donne. Le emozioni e la loro rilevanza sono sul tavolo del discorso sociale, ma non hanno ancora ricevuto una vera legittimazione.

«Sei isterica» è un'accusa che si ode spesso, scagliata anche da donne verso altre donne. Le emozioni e la loro rilevanza sono sul tavolo del discorso sociale, ma non hanno ancora ricevuto una vera legittimazione.

Nel 2011 Tanya Wexler diresse il film Hysteria, con una raggiante e geniale Maggie Gyllenhaal e un salace Hugh Dancy nei panni del giovane medico Mortimer Granville. Il nocciolo del film ruotava attorno alla cura dell'isteria nella Londra vittoriana del 1880. Granville trova una cura alle manifestazioni isteriche attraverso la masturbazione meccanica. Insomma, un'equazione facile: Sei isterica? È colpa tua e devi porvi rimedio: «Forse è perché non scopi». «Forse è perché hai le tue cose».

Nel 2021, dieci anni dopo l'uscita di quel film nelle sale, con i femminicidi in costante crescita e il mansplaining che non accenna minimamente a sparire nonostante tutto il "bla bla bla" sul tema, l'isteria, questa malattia inventata dagli uomini per spiegare le emozioni dirompenti delle donne, è ancora lì, sullo sfondo del discorso sociale. A una donna non è ancora concesso il "drop the microphone" in una situazione sociale fastidiosa o avvilente per sé stessa, senza che le si appioppi addosso l'etichetta di isterica. Allora viene da chiedersi: quanto siamo andate oltre le cure a base di colpi di vibratore vittoriano? Forse molto poco.

Isteria, le origini

Intanto, facciamo un passo indietro e chiediamoci: cos'è l'isteria? Secondo l'Enciclopedia Treccani si tratta di una «forma di nevrosi, variamente intesa dalla psichiatria classica e dalla psicanalisi». Il primo a parlare di isteria fu Ippocrate: è lui a coniare il termine "isterico" nella convinzione che certi comportamenti fossero in rapporto con determinati disturbi dell'utero. Infatti, il termine “isteria” deriva infatti dal termine greco ὕστερον (hysteron), che significa utero. Secondo il Corpus hippocraticum, ovvero l’insieme di testi di medicina attribuiti a Ippocrate, l’utero era considerato «la causa di tutte le malattie delle donne».

Nel 1600 l'isteria fu associata alla stregoneria e i suoi sintomi furono utilizzati come prova conclamata della possessione demoniaca. Si pensava anche che la causa fosse legata a un utero "girovago": i suoi spostamenti erano considerati all'origine dell'isteria. Poi divenne oggetto di studio nel diciassettesimo secolo. Il primo a metterlo in relazione con il sistema nervoso fu il francese Charles Lepois, mentre Thomas Sydenham ne indagò le origini nelle emozioni, escludendo il rapporto con l'utero e notando che anche gli uomini potevano sviluppare l'isteria.

Nel diciannovesimo secolo il neurologo Jean-Martin Charcot operò una distinzione tra isteria episodica e cronica, allineandola a patologia neurologica. Ma Józef Babiński negò tale legame, collegando l'isteria alla suggestione.

Le imprigionate

Fu Sigmund Freud a radicare l'isteria nella psicanalisi, dandole lo status di patologia. Secondo lo psichiatra austriaco, che condusse i suoi studi al Salpêtrière, manicomio in cui venivano imprigionate anche molte donne definite isteriche, la patologia non era altro che una repressione dell'istinto erotico legato a meccanismi difensivi (rimozione, conversione ecc.) e alla produzione di conflitti. Quindi, di fatto, l'isteria viene considerata un modo di reagire usato dagli esseri umani per difendersi da una minaccia.

Se ne individuarono anche i sintomi ricorrenti, definendoli «reazioni esagerate e paradossali agli stati emotivi»: epilessia, convulsioni, contorsioni, atteggiamenti passionali, allucinazioni. Si sosteneva che l'attenzione delle persone potesse prolungarne le manifestazioni. Fra i sintomi psichici, figurano stupore, deliri, amnesie, puerilismi, pseudodemenza, allucinazioni e, soprattutto, modificazioni psicogene dello stato di coscienza, sia come letargia che come stupore.

Forti delle legittimazioni cliniche e teoriche di questi luminari - tutti maschi peraltro - per secoli l'isteria è stata un'arma a disposizione degli uomini per imprigionare e ostacolare la condizione femminile. La si curava col "parossismo isterico", ovvero la masturbazione clitoridea o vaginale, al fine di condurle all’orgasmo, che veniva visto come cura e non apice del piacere. A quei tempi era opinione comune che le donne non potessero provare piacere.

La nevrosi isterica è stata eliminata dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali solo nel 1980. Oggi i sintomi definiti "isterici" vengono generalmente ricondotti al disturbo di conversione, una forma di somatizzazione in cui un conflitto mentale viene espresso con sintomi fisici simili a quelli di una patologia del sistema nervoso. È stato eliminato anche qualsiasi riferimento al genere. Ciò non significa però che l'isteria sia scomparsa dal pregiudizio e dal discorso sociale.

L'isteria oggi: le cose sono cambiate?

Pochi anni fa circolava una pubblicità di un noto antidolorifico spesso usato durante i giorni del ciclo, in cui una donna "impazzita" era intenta a lanciare abiti del partner dalla finestra. Lui, in fuga sul pianerottolo, intercetta un'amica di lei e fugge a gambe levate. L'amica trova l'altra donna, sofferente, che spiega il tutto dicendo «ho il ciclo». L'altra la salva con il farmaco. Ancora oggi l'isteria viene usata come condizione femminile a cui porre rimedio, legata allo stato di salute dell'utero della donna. Quindi, forse, siamo ancora lontani dall'accettare la verità.

I cambiamenti ormonali riguardano tutti noi, uomini e donne, ma non se ne ha coscienza anche perché l'universo maschile non è sempre stato abituato a conoscere il proprio corpo anche attraverso professionisti della medicina - andrologi, endocrinologi. Affidati ai loro ormoni impazziti durante l'adolescenza, la loro salute viene "dimenticata" fino agli episodi di impossibilità del perdere peso, strani bozzi al collo, ricondotti poi a noduli alla tiroide, o a difficoltà nel concepimento. Ne deriva una grande complessità, che non sempre l'uomo riesce o vuole spiegare.

Il potere procede sempre per semplificazione: quello che è difficile da comprendere, viene ridotto. Per secoli è stato più comodo dire "isteria" anziché indagare le più complesse sfumature della salute mentale. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, in programma il 10 ottobre, forse è il caso di guardarsi negli occhi e dirsi la verità: l'isteria è ancora un problema semantico tutto femminile. Ribaltare le offese verso maschi "mestruati" non migliorerà le cose. Occuparci delle nostre emozioni, essere indulgenti verso quelle degli altri, dare il diritto a una donna di esprimere anche in modo veemente il proprio dissenso senza per questo accoltellarla o etichettarla, può essere una strategia vincente per la salute - mentale e fisica - di tutta la nostra società.

Foto apertura: olegdudko 123.rf