Psiche
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Cosa vuol dire Mansplaining?

Una parola apparentemente innocua, che nasconde molto di più: ecco cosa si intende per mansplaining.

Una parola apparentemente innocua, che nasconde molto di più: ecco cosa si intende per mansplaining.

Mansplaining (sincrasi di man, uomo, ed explaining, spiegare) è un termine che inizia a circolare più o meno 10 anni fa, nel 2008, in concomitanza all’uscita dell’articolo di una scrittrice (femminista) statunitense, Rebecca Solnit, intitolato “Gli uomini mi spiegano le cose”. La parola sta a indicare l’atteggiamento, un po’ paternalistico, di quegli uomini che spiegano a una donna un argomento ovvio, o addirittura del quale la donna è esperta, utilizzando il tono che in genere si ha nei confronti di una persona non troppo perspicace o che non si ritiene in grado di capire.

Cos'è il mansplaining

La Solnit è riuscita a spiegare più che bene quello che si verifica in queste circostanze: la presunzione di chi sta intavolando un discorso dall’altro lato crea imbarazzo, rendendo difficile qualsiasi possibilità di replicare o esprimere il proprio personale parere in merito alla questione. Una situazione destinata nel tempo a ledere l’autostima delle donne, portandole ad autolimitarsi nelle conversazioni impegnate. Tanto, per "certi lui", non si è assolutamente in grado di sostenerle.

Mansplaining e disparità di genere

Quando un uomo ti considera al pari di un essere incapace di intendere e di volere, come se ti mancasse qualcosa a livello cerebrale e l’unico modo per farti capire quello di cui sta parlando sia di trattarti alla stregua di una persona con un quoziente intellettivo molto basso, c’è poco da fare. Il primo sentimento che questo atteggiamento provoca in te è la frustrazione. Il mansplaining può verificarsi in qualsiasi contesto, ma ce n’è uno nel quale ha maggiore frequenza e impatto sul modo in cui la donna si relaziona nel contesto sociale in cui è inserita: il posto di lavoro.

Dover sentire spiegazioni non richieste tutti i giorni o essere considerata in un certo modo da parte dei propri colleghi, mette in moto un meccanismo pericoloso che contribuisce all’aumento della disuguaglianza di genere e della discriminazione nei confronti delle donne, che vengono così escluse da responsabilità e decisioni importanti.

Mansplaining

Foto d'apertura: Ion Chiosea © 123RF.com

Non solo mansplaining

Umiliazione e incapacità di saper reagire: sono queste le conseguenze che ha spesso il mansplaining su chi lo subisce. Purtroppo, però, accade anche che non siano soltanto gli uomini ad avere questo atteggiamento poco paritetico nei confronti delle donne. È molto comune che una persona si ponga in questo modo con qualcuno più giovane, per il quale non nutre particolare stima o fiducia. In America, si verifica molto spesso che i bianchi lo facciano nei confronti dei neri: per questo si è diffuso anche il termine whitesplaining, che ha esattamente lo stesso valore semantico di mansplaining.

Al termine mansplaining, se ne sono aggiunti altri nel tempo:

  • manterrumping, uomini che interrompono;
  • bropropriating, fratelli (nel senso di uomini) che si appropriano di idee delle donne;
  • sister-propriating, casi in cui donne in posizione di potere rubano le idee alle donne in posizioni inferiori.

Come reagire di fronte al mansplaining

Sentirsi sminuito nel contesto sociale non è una sensazione piacevole e quando la propria intelligenza non è stimata dalla persona con la quale si sta parlando, passa anche la voglia di dimostrare il contrario.

Non è assolutamente semplice cambiare la realtà dei fatti, ma qualcosa si può smuovere provando a reagire nella vita di tutti i giorni, per esempio:

  • iniziando a parlare di più delle situazioni, soprattutto lavorative, nelle quali ci si ritrova in balia del mansplaining;
  • reagendo. Basterebbe dire all’altro “So perfettamente di cosa parli. Non è necessario trattarmi o spiegarmelo come se stessi cercando di far capire qualcosa a un bambino”. Quello che si deve cercare di cambiare in queste persone è il modo in cui ci rivolgono la parola. Sarebbe sempre bene chiederci se abbiamo bisogno di chiarimenti piuttosto che iniziare una conversazione con l’arroganza di sapere chi ne sa (di più) e chi no.

Foto d'apertura: Anastasia Nelen © 123RF.com