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Speciale mestruazioni: fra tabù, conquiste e false credenze

PEOPLE: L'ATTUALITA'
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Period Poverty: quando un pacco di assorbenti diventa un bene di lusso

Ci sono tantissimi esseri umani che ogni mese sanguinano, ma il ciclo mestruale non è un fattore fisiologico affrontabile per tutte

Ci sono tantissimi esseri umani che ogni mese sanguinano, ma il ciclo mestruale non è un fattore fisiologico affrontabile per tutte

C’è un’esperienza comune a più della metà della popolazione mondiale, ma su cui aleggia ancora un fitto tabù culturale: il ciclo mestruale. Ma quello che per molte donne è un fenomeno naturale, per altre diventa un problema insormontabile a causa dei costi di assorbenti e dispositivi affini pensati per tamponare il sangue mestruale. Si chiama period poverty, o “povertà mestruale”.

Cos'è il period poverty

Se ti stai chiedendo cos'è la period poverty, ti basti pensare a quando sei davanti allo scaffale del supermercato dove campeggiano tutti i tipi di assorbenti in commercio. Senti che ogni targhetta con il prezzo è una pugnalata al tuo portafogli, che non c'è cifra affrontabile. 

Il period poverty o povertà mestruale è la condizione in cui si trova una persona non ha accesso a prodotti igienici adeguati ad affrontare il ciclo mensile. Ma non solo. Il period poverty comprende anche l'assenza di educazione sul ciclo mestruale o la presenza di uno spazio sicuro per gestirlo con dignità. Sì, il diritto alla salute passa anche da qui, ma troppe donne ne restano ancora escluse.

I numeri di una crisi silenziosa

Secondo le Nazioni Unite, circa 500 milioni di persone nel mondo non possono permettersi assorbenti, coppette o altre soluzioni igieniche. E questo non succede solo nei paesi in via di sviluppo. Anche in Italia il period poverty colpisce molte giovani che rinunciano ad acquistare assorbenti per risparmiare, ricorrendo a soluzioni di fortuna. 

Pur di limitare i danni si usano carta igienica, fazzoletti, pagine di giornale, tovaglioli di carta, spugne domestiche, gommapiuma, pezzi di stoffa, vecchi vestiti, stracci, asciugamani. Nel Sud del mondo e nei territori funestati dalle guerre si ricorre persino a scampoli di tende da campo, pane raffermo, sabbia, cenere, fango, letame di animale esiccato. Questi sono solo alcuni esempi di come le donne senza mezzi ogni mese cercano di tamponare il loro sangue. 

Gli assorbenti non sono un “lusso”, ma spesso è così che vengono trattati fiscalmente. Fino a poco tempo fa in Italia si applicava una tampon tax del 22% sugli assorbenti, paragonando questi oggi a beni di lusso. Solo di recente l’IVA è scesa al 5%, ma solo per i prodotti biodegradabili e compostabili. Per gli assorbenti tradizionali le donne italiane pagano il 10% di Iva.

Le conseguenze del period poverty

La povertà mestruale non è solo una mancanza fisica di prodotti igienici. È un fenomeno che intreccia disuguaglianza, educazione e stigma sociale. Senza soluzioni adeguate, molte ragazze saltano giorni di scuola, le donne evitano il lavoro e le persone finiscono per isolarsi, alimentando un circolo vizioso di esclusione e povertà. In contesti di vulnerabilità, la mancanza di strumenti igienici può portare a infezioni e problemi di salute, aggravando ulteriormente le condizioni di chi già vive ai margini.

Stigma e silenzio: il vero nemico

La mestruazione, nonostante sia un processo naturale, è ancora un argomento tabù. Poche ne parlano apertamente e il disagio di essere percepite come “sporche” o “inadeguate” frena persino chi potrebbe chiedere aiuto. Proprio questa cortina di silenzio alimenta il period poverty, mantenendola nascosta e, quindi, irrisolta. Per porre in parte rimedio al fenomeno, in molti incoraggiano l’uso di prodotti riutilizzabili, che aiutano a rispettare maggiormente l'ambiente. Slip lavabili o coppette mestruali sono tra le soluzioni più caldeggiate. Ma non basta. 

Cosa possiamo fare per contrastare la povertà mestruale?

Prima di tutto, bisogna educare per rompere il tabù, parlando di mestruazioni in modo normale e inclusivo, a scuola, nelle famiglie, nei media.

Poi è necessario introdurre politiche concrete, riducendo l’Iva su tutti i prodotti mestruali non al 5% ma allo 0%, come già succede in altri paesi come la Scozia.

Inoltre, bisogna offrire supporto sociale, creando programmi che distribuiscano gratuitamente assorbenti e coppette nelle scuole, nei centri di accoglienza e nei luoghi di lavoro.

Infine, tutti insieme dobbiamo combattere lo stigma, cambiando il linguaggio legato alle mestruazioni, normalizzando il dialogo e distruggendo pregiudizi. Il sangue diventato finalmente rosso anche nelle pubblicità, che parlano finalmente di "ciclo" e non più di "quei giorni lì" è già un risultato importante.

Parlare di period poverty significa scegliere di mettere al centro i bisogni di chi spesso viene ignorato. Significa riconoscere che la dignità passa dalle piccole cose. E ricordare che nessuno dovrebbe sentirsi escluso per una questione che, in fondo, è semplicemente naturale. Non si tratta “solo di assorbenti”. Si tratta di diritti, di salute, di uguaglianza. E questa è una battaglia che riguarda tutti.

Foto di apertura: Freepik