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LGBT: i diritti dei gay nel mondo

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Denis K.: «Essere gay nella Russia di Putin»

Di gay, diritti umani, guerra in Ucraina e altre battaglie. Intervista a Denis Kazakov, giornalista indipendente e attivista gay di San Pietroburgo.

Di gay, diritti umani, guerra in Ucraina e altre battaglie. Intervista a Denis Kazakov, giornalista indipendente e attivista gay di San Pietroburgo.

Occhi che sembrano non avere paura. I capelli lunghi, delicati, gli sono costati un’aggressione per strada perché “sembra una donna”. Denis Kazakov, 20 anni, è un giornalista indipendente, un “gay stravagante ed aperto che cerca di non essere arrestato in Russia”, scrive sul suo profilo Instagram. Ha iniziato come travelblogger, percorrendo da solo in autostop oltre 40.000 km prima dei 18 anni. Esperienze come questa ti crescono, maturano, aprono menti attraverso menti. Così Denis ha trovato la sua strada: “Quando viaggi in questo modo parli molto con le persone... io a un certo punto ho capito che la parte più avvincente per me è conoscere le storie degli sconosciuti, indagare i problemi delle società. Così ho cominciato a interessarmi di politica e diritti umani”.

Quando hai capito di essere gay?
Per me è stato quel genere di cose che hai sempre saputo... ma che non riesci ad accettare. Speravo solo che mi “passasse” quando ho iniziato a frequentare una ragazza, a 17 anni. Una settimana dopo ho fatto sesso con un ragazzo. Nei mesi successivi ho vissuto come in una grande “bugia”. Non sapevo chi fossi: mi attraevano i ragazzi … ma mi innamoravo delle ragazze. Così sono partito per l'Asia centrale per un paio di mesi. Lì, nella solitudine, sono riuscito a essere onesto con me stesso e ho accettato di essere gay.

Com'è stato fare coming out con i tuoi genitori?
Quando sono tornato a San Pietroburgo sapevo che avrei scritto di omosessualità, quindi era meglio parlarne prima alla mia famiglia. È successo al compleanno del marito di mia sorella. Mio padre, mia madre, mia nonna… erano tutti lì:

«A Capodanno vieni da noi con la tua ragazza!» – mi ha proposto mia sorella.
«Non ho una ragazza», ho risposto, armeggiando con la forchetta nell'insalata.
La conversazione è andata avanti … e a un certo punto ho sentito che non ne potevo più di parlare di ragazze, abbassare lo sguardo e sorridere: «Spero di non rovinarvi la serata, ma ho bisogno di confessarvi una cosa … non verrò a Capodanno con la mia ragazza, non lo farò perché sono gay». È calato il silenzio. Qualcuno ha iniziato a sorseggiare nervosamente del vino. Alla fine mia madre ha esclamato:
«Stai scherzando! Ti conosco, stai scherzando!».
«Dimmi, per favore, che stai scherzando», le ha fatto eco mia nonna. E ancora espressioni del tipo: «non sei proprio gay, sei bisessuale», «la tua anima è nelle mani del diavolo», «è una malattia», «ti sei inventato tutto» e tanto altro…. Adesso però mia madre pensa che il mio ex ragazzo sia la sua anima gemella e mia nonna litiga con gli omofobi.

Come hanno reagito i tuoi amici?
Nessuno di loro ha detto niente di male. Sarebbe strano … voglio dire … scegliamo gli amici in base a chi siamo. E io non riesco a immaginare che uno di loro possa essere omofobo o razzista.

La prima volta che ti sei innamorato di un ragazzo.
Quella del mio “Mr. Big" è stata una storia strana. Tutti abbiamo avuto un partner che non siamo riusciti a “definire” perché non capivamo cosa provassimo nei suoi confronti. È come andar su un ottovolante senza cinture di sicurezza. C’è una sola costante in queste storie: non finiscono. Il mio primo amore omosessuale è stato il mio primo appuntamento su Tinder, avevo 17 anni. Era un regista, bellissimo. L’anno dopo ci siamo incontrati di nuovo e la mattina dopo una notte di sesso mi ha violentato. Ho capito cosa è successo molto più tardi, ma in quel momento sono diventato come “dipendente” da lui.

Hai subito discriminazioni a scuola, al lavoro...? Sei stato vittima di bullismo?
Non direi... a scuola ho cercato sempre di “nascondermi” e quando ho finito gli studi non ho mai lavorato con persone a cui non andava bene il mio orientamento sessuale. Ma ovviamente non è stato facile. Mi è capitato che mi chiamassero «frocio», a scuola …  ero un ragazzo con lunghi capelli biondi. Ma finché non ho imparato ad accettarmi sono stato il peggior nemico di me stesso.

Com'è ora, come è stato in passato, essere gay nella Russia di Putin?
La Russia non è mai stata un posto fantastico per la comunità LGBTQ+. Anche se dopo il crollo dell'Unione Sovietica pensavamo che stesse nascendo un nuovo Paese dove ci sarebbe stato finalmente “spazio” per noi. C’erano gay nei film e in TV, l’intero Paese amava la band "T.A.T.U." un duo di teenager vestite da collegiali che si baciavano e si accarezzavano sul palco. La situazione è cambiata quando Putin ha instaurato una dittatura. Aveva bisogno di un nemico interno alla Russia e la comunità LGBTQ+ è diventata il capro espiatorio perfetto per i suoi scopi. I gay in TV sono scomparsi e molti “opinion leader” hanno cominciato a fare appassionati discorsi carichi di odio: «Gli omosessuali dovrebbero essere banditi dalla donazione di organi per tutta la vita, i loro cuori dovrebbero essere seppelliti o bruciati perché inadatti alla continuazione della vita di qualcun altro», – ha dichiarato per esempio Dmitry Kiselyov su uno dei primi canali TV nel 2012. Ora è il CEO di Russia Today. E così come la rana di Chomsky che nuota ignara in un pentolone pieno d’acqua riscaldata a fuoco lento, la società russa ha iniziato a bollire nella “pentola della propaganda” senza nemmeno accorgersene.

Gay e diritti umani in Russia: cosa ne pensi della “legge sulla propaganda anti-gay” approvata nel 2013?

Questa legge ha avuto tre obiettivi:

1) Avere a disposizione un’arma legale per vietare il Pride e una scusa per avviare un procedimento penale contro attivisti ritenuti pericolosi.

2) Fare in modo che le persone avessero paura di parlare. Perché adesso anche le mie parole potrebbero essere definite "propaganda gay".

3) Chiarire la posizione ufficiale dello Stato.

Ma la conseguenza peggiore di questa legge è stata far sì che gli omofobi si siano sentiti sostenuti, legittimati dal Governo. A volte si tratta di gruppi organizzati, come "Пила" ("The Saw"), che minacciano gli attivisti LGBTQ+ e aizzano i loro adepti per picchiarli. Questi casi non sono mai stati indagati. E poi ci sono criminali indipendenti, come Anton Berezhnoy. Nell'estate del 2019 Roman Edalov ha lasciato un club gay con il suo partner nel centro di Mosca. Berezhnoy lo ha ucciso. La corte ha stabilito che Edalov «è caduto sul coltello». Qualcuno ha disegnato un pene sulla porta dell'appartamento dei miei genitori e ha scritto "frocio". Da quando è stata approvata la legge sulla "propaganda anti-gay", i crimini legati all’omofobia in Russia sono in costante aumento, così come il numero di suicidi nella comunità LGBTQ+. La gente è portata a pensare che non sia un crimine, che sia legittimo uccidere un gay.

Se ti vesti da donna e cammini per strada (crossdressing) cosa rischi?
Non è illegale, ma potresti avere problemi se incontri le persone sbagliate. Sono stato aggredito per strada perché ho i capelli troppo lunghi e “sembro una donna”. Una volta mi hanno minacciato con una pistola elettrica.

E se baci il tuo ragazzo in pubblico…?
Non penso che sia così pericoloso, ma non posso confermartelo perché nessuno dei miei amanti in Russia ha nemmeno accettato di tenermi per mano. Neanche nei momenti in cui non c'era nessuno in giro. Una volta mi sono appartato in un cortile con il mio amante catalano. Era buio pesto, così buio che non riuscivamo a distinguere le nostre sagome. Così ho cercato di baciarlo. Mi ha fermato dicendomi: «non dimenticare che viviamo in un paese omofobo». Qui le persone sono spaventate a tal punto che non riescono ad essere sé stesse neanche quando non c'è motivo di aver paura.

Parlami della persecuzione dei gay nella Cecenia di Kadyrov.
Nel 2017 Ramzan Kadyrov, capo e dittatore della Repubblica Cecena, oggi parte della Federazione Russa, ha avviato una campagna di persecuzione non ufficiale contro i gay. La polizia ha arrestato decine di persone, controllato i loro telefoni… cercato nelle liste dei contatti. Sono stati sbattuti in prigioni segrete senza processo o alcun tipo di indagine, torturati e giustiziati. Kadyrov ovviamente ha smentito tutto e dichiarato che «non ci sono gay in Cecenia». Sono stato lì due volte. La Repubblica vive secondo le proprie regole ignorando le leggi russe. C’è una dittatura crudele, spietata: 1,4 milioni di persone, quelle che vivono in Cecenia, sono facili da controllare. E nulla accade all'insaputa di Kadyrov. Non a caso l’unica volta che qualcuno mi ha puntato una pistola alla testa è stata proprio in Cecenia.

Una storia che ti ha colpito in particolare.
Mi è capitato di intervistare un ragazzo di 17 anni che era agli arresti domiciliari in Cecenia. Quattro mesi prima della nostra conversazione, i suoi compagni di classe hanno iniziato a sospettare che fosse gay, a prenderlo in giro. Lui ha temuto che altri potessero scoprirlo. Così ne ha parlato alla sua insegnante e la risposta è stata: “devi dirlo a tua madre oppure lo farò io per te”. Così lui è stato costretto a confessare. Si è trovato di fronte a un altro bivio, molto più difficile del primo: la madre gli ha imposto di scegliere tra famiglia e libertà. Lui ha scelto la libertà. Ma anziché lasciarlo libero lo hanno rinchiuso in casa. La madre ne ha parlato alla zia e insieme hanno deciso di “curarlo”. Dei predicatori sono andati da lui a leggergli il Corano. Poi hanno cercato di esorcizzarlo. Gli esorcisti lo picchiavano con un bastone per far uscire il diavolo, lui ha iniziato ad avere attacchi di panico. Prima che questo incubo iniziasse, questo ragazzo aveva una relazione. Ha incontrato di nascosto il suo ragazzo per sei mesi: è stato il suo primo amore. Hanno deciso di scappare insieme. Ma poco dopo il suo compagno è stato assassinato. Il delitto è stato opera della sua stessa famiglia ma la polizia cecena ha chiuso un occhio, come su molti altri omicidi simili …

Il capo della chiesa ortodossa, il Patriarca Kirill, ha dichiarato che «l’invasione russa dell’Ucraina è una “crociata” contro le nazioni che difendono i diritti degli omosessuali, che vogliono imporre il Pride, il credo omossessuale, e contro stili di vita peccaminosi e contrari alla tradizione cristiana». Come ti sei sentito, cosa hai pensato quando ha fatto questa dichiarazione?
La Chiesa in Russia non è indipendente. Con queste dichiarazioni si cerca di giustificare la guerra come un modo per proteggere il Donbass dai «valori imposti dall'Occidente». L'intero sogno di Putin di costruire un "impero russo" si basa su "valori tradizionali" di cui i gay sono costantemente citati come nemici.

Quindi la guerra contro l'Ucraina è anche una guerra contro i gay?
Non direi proprio così. Ovviamente non è solo una guerra contro l'Ucraina, ma una guerra contro tutte le idee e i valori considerati “occidentali”. Tuttavia, le persone gay sono l'ultima cosa a cui pensano i russi quando invadono un altro Stato.

Lo scorso 1° marzo anche la guida suprema iraniana, lo ayatollah Ali Khamenei, aveva dichiarato: “C’è una grave degradazione morale nel mondo di oggi, l’omosessualità e cose di cui non si può nemmeno parlare. Si è giustamente definita la civiltà occidentale come una nuova era di ignoranza”. È corretto quindi dire che in Russia così come in altri Paesi l’omosessualità venga vista come qualcosa di occidentale, di importazione straniera?
Ho incontrato l’uomo che amo in Iran. E l'Iran è più simile alla Cecenia, un paese dove ufficialmente "non ci sono gay". Ma è vero, l'omosessualità in Russia è vista come qualcosa di innaturale e perverso, imposto dall'Occidente.

Gran parte della comunità LGBT in Russia è contraria alla guerra in Ucraina...
Ovviamente. Voglio dire… le nuove generazioni sono per lo più contrarie alla guerra, ma la comunità LGBTQ+ ha smesso di credere nel Governo e nella propaganda prima degli altri. Questo perché la politica è arrivata in “casa nostra” tanto tempo fa ed è difficile sostenere chi pensa tu non debba esistere.

L’errore che molti stanno facendo in Occidente è associare i russi, tutti i russi, alla guerra in Ucraina, pensare che la Russia sia Putin, così un tempo si faceva con i tedeschi, associandoli ad Hitler. Invece sono tanti i russi che protestano e che pagano per questo. Raccontami delle proteste, di quello che sta succedendo, di quello di cui sei stato testimone.
Grazie per averlo chiesto. Ho partecipato attivamente a tutte le manifestazioni di protesta negli ultimi 2 anni. Se manifesti per strada non sai se tornerai a casa… o se la polizia ti picchierà. Hanno malmenato i manifestanti con manganelli, hanno usato pistole stordenti e gas lacrimogeni. Prima dell'inizio della guerra, le ultime grandi proteste si sono tenute il 21 aprile 2021. Non riesco a dimenticare un solo momento di quello che ho visto quel giorno. Una donna che corre fuori dal parco inseguita dai poliziotti. La raggiungono, la fanno cadere. Uno di loro la trascina per i capelli, mentre l'altro la picchia con un manganello per svariati minuti. Adesso la maggior parte delle persone ha paura di protestare. Ma nonostante ciò decine di migliaia di manifestanti continuano a scendere in piazza. Dall'inizio della guerra sono state arrestate 15.000 persone.

E tu sei una di queste…
Sì. Dovevo prendere un treno per Rostov quando la polizia mi ha circondato: circa 10 persone. Sono corso via … mi sono rifugiato in un salone di bellezza, ma hanno fatto irruzione lì, hanno iniziato a sfondare le porte, volevano persino arrestare una manicurista. Siamo stati portati al dipartimento di polizia, dove hanno cercato di prendere le impronte digitali di tutti, anche se in Russia non siamo legalmente obbligati a farcele prendere. Ci hanno minacciati di metterci in cella con un ceceno violento se ci fossimo rifiutati. Per me questa storia ha un avuto lieto finale, in galera ci ho passato 14 ore e me la sono cavata con una multa di 15000 rubli (180 euro). Ma le storie di torture e arresti molto più lunghi non sono rare. Inoltre, dall'inizio della guerra, è entrata in vigore una nuova legge sulla «diffusione di notizie false riguardanti le azioni dell'esercito russo». Qualsiasi informazione non tratta da fonti ufficiali russe viene considerata falsa, si rischiano fino a 15 anni di carcere.

Ho letto che le donazioni raccolte dalle associazioni LGBT russe per le persone LGBT ucraine sono vietate...
In realtà la cosa non riguarda solo donazioni provenienti da associazioni LGBTQ+, qualsiasi donazione a favore dell'Ucraina è vietata. Viene considerata “tradimento” ed è punibile con una reclusione fino a 20 anni.

Hai degli amici ucraini? Com’è la situazione per la comunità LGBT lì?
Sono stato in Ucraina due volte e penso che la situazione per la comunità gay lì sia migliore che in Russia. Nonostante gli omosessuali non siano ancora completamente accettati nella società, il paese si sta europeizzando e il governo protegge i diritti umani… in un modo o nell'altro.

Ho sentito però anche di ragazzi emancipati (non persone “ignoranti” senza internet o i mezzi per informarsi) che in questa guerra sono con Putin. Si dice che addirittura che il consenso di Putin sia aumentato durante la guerra. Come lo spieghi? Come è possibile?
La società in Russia è fortemente polarizzata. E dall'inizio della guerra la situazione è peggiorata. Coloro che non si fidavano di Putin inizialmente sono diventati sempre più ostili al Governo. Quelli che invece hanno sempre creduto nella propaganda, hanno iniziato a crederci ancora di più. La propaganda viene messa in atto in maniera molto raffinata, quasi “professionale”, le persone finiscono col percepire qualsiasi opinione “dissonante” come un'aggressione nei confronti della Russia.

Quando pensi che finirà questa guerra?
Fino all'ultimo ero sicuro che la guerra non sarebbe iniziata. Sicuro che Putin fosse un dittatore sanguinario, ma con una sua “logica di azione”. Ma non c’è logica in questa guerra. Sembra che a un certo punto lui abbia iniziato a credere nelle sue bugie e sia impazzito. Quindi non posso fare altre previsioni.

La prima cosa che farai quando questo incubo sarà finito.
Ci sono troppi incubi in atto per pensare che finiranno. Combatterò contro un altro incubo.