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La vera storia di Peter Sutcliffe, the Ripper

Tra il 1975 e il 1980 uccise 13 donne in Inghilterra. Le sue vittime erano soprattutto prostitute e così riuscì a lungo a non attirare l’attenzione della polizia. La storia del serial killer britannico.

Tra il 1975 e il 1980 uccise 13 donne in Inghilterra. Le sue vittime erano soprattutto prostitute e così riuscì a lungo a non attirare l’attenzione della polizia. La storia del serial killer britannico.

The Yorkshire Ripper. Lo squartatore dello Yorkshire: se ti meriti l'appellativo da macellaio dato in origine a "Jack", il serial killer più famoso di Gran Bretagna (e uno dei più celebri della storia, senza però un nome), probabilmente non sei uno stinco di santo. E non lo era certo Peter Sutcliffe, che tra il 1975 e il 1981 uccise 13 donne.

Le origini

Nato il 2 giugno 1946 Bingley, cittadina della contea del West Yorkshire, Peter Sutcliffe lascia la scuola all'età di 15 anni per svolgere umili lavori, tra cui quello macabro di becchino. All’inizio degli anni 70 lavora alla fabbrica della Baird Television, nella linea di confezionamento, impiego che lascia per la Anderton International, dove per un breve periodo copre il turno di notte. In seguito prende la patente per i mezzi pesanti, cominciando a lavorare come autista per una ditta di pneumatici: a marzo del 1976 viene licenziato per aver rubato delle gomme usate. Nessuno lo sa, ma Sutcliffe, che nel frattempo si è sposato con l’ignara Sonia, ha già cominciato a uccidere.

Le prime vittime

Regolare frequentatore di prostitute, prima compie alcune brutali aggressioni (senza fare vittime), poi uccide per la prima volta il 30 ottobre 1975. La sua prima vittima è Wilma McCann, madre di quattro figli, colpita due volte con un martello e poi pugnalata 15 volte al collo, al petto e all'addome. Sutcliffe uccide ancora a gennaio del 1976, infierendo con un cacciavite su Emily Jackson. Passa poco più di un anno ed ecco la terza vittima, Irene Richardson, prostituta di Chapeltown uccisa sempre con lo stesso modus operandi. Ad aprile è la volta della Patricia Atkinson, seguita a giugno dalla 16enne Jayne MacDonald.

A ottobre uccide Jean Jordan, che si prostituisce a Manchester. Il corpo della donna viene trovato una decina di giorni dopo ed è chiaro agli investigatori che sia stato spostato: Sutcliffe racconterà poi di essere tornato sul luogo del delitto alla ricerca di una banconota da cinque sterline con cui l’ha pagata, temendo fosse rintracciabile.

La donna sopravvissuta

A dicembre 1976 attacca un’altra prostituta, stavolta a Leeds. Marylin Moore però sopravvive e fornisce alla polizia la descrizione del suo aggressore. Le tracce di pneumatici trovate sulla scena del crimine corrispondono a quelle di un attacco precedente: la polizia britannica inizia a collegare omicidi e aggressioni, ma indaga in modo blando. In fondo, a morire sono “solo” delle prostitute. A gennaio del 1978 Sutcliffe uccide ancora. La vittima è la prostituta di Bradford Yvonne Pearson, il cui cadavere viene nascosto sotto un divano e ritrovato solo a marzo. Nel frattempo ha fatto un’altra vittima: la 18enne Helen Rytka. A maggio uccide poi Vera Millward nel parcheggio del Manchester Royal Infirmary. Passa un anno prima dell'aggressione seguente. 

Non solo prostitute

Il 4 aprile 1979 uccide l'impiegata 19enne Josephine Whitaker, e poi l’1 settembre la ventenne Barbara Leach, studentessa della Bradford University: l'uccisione di due ragazze che non si stavano prostituendo, allarma l'opinione pubblica. Ad aprile del 1980 Sutcliffe viene arrestato per guida in stato d'ebbrezza, ma non c’è niente che lo colleghi ai femminicidi. Così in attesa del processo è libero di uccidere prima Marguerite Walls e poi Jacqueline Hill, un’altra studentessa universitaria.

L'arresto

La scia di sangue dello Yorkshire Ripper si interrompe all’inizio del 1981. Il 2 gennaio, infatti, Sutcliffe viene fermato dalla polizia, mentre si trova in auto con la prostituta Olivia Reivers. Gli agenti trovano nella vettura delle targhe false e procede all’arresto. Portato alla stazione di polizia di Dewsbury, Sutcligge viene interrogato in quanto molto somigliante all’identikit del serial killer. Confesserà il 4 gennaio.

Il processo

Accusato di 13 omicidi volontari, durante il processo preliminare Sutcliffe si dichiara non colpevole. Casomai, sostiene la difesa, si può parlare di omicidi colposi, visti problemi mentali dell’imputato. Nonostante quattro diagnosi psichiatriche di schizofrenia paranoide, il giudice rifiuta la richiesta di Sutcliffe. Il processo vero e proprio comincia il 5 maggio 1981 e dura due settimane.

La condanna

Alla fine, Sutcliffe viene dichiarato colpevole per tutti i capi d'accusa e condannato al carcere a vita: non lascerà mai il Broadmoor High Security Hospital. O, meglio, lo farà solo pochi giorni prima della morte, quando a ottobre del 2020 viene trasportato d'urgenza in ospedale per un sospetto attacco cardiaco.

La morte

Pochi giorni dopo essere stato dimesso, risulta positivo al Covid ma decide di rifiutare le cure: muore il 13 novembre 2020 all'età di 74 anni.

Netflix: The Ripper

Un mese dopo, Netflix ha distribuito un documentario in quattro parti intitolato Lo squartatore (titolo originale The Ripper), che racconta gli omicidi delle 13 donne, le investigazioni e la cattura dell’assassino seriale che terrorizzò l’Inghilterra nella seconda parte degli Anni Settanta.