Gravidanza
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Aborto: in questi paesi è ancora vietato

L’aborto in Italia, il caso Polonia e quali sono gli Stati nei quali non è possibile, ancora oggi, abortire.  

L’aborto in Italia, il caso Polonia e quali sono gli Stati nei quali non è possibile, ancora oggi, abortire.  

In Italia l’aborto è stato introdotto nel 1978, dalla legge 194: il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è una scelta che spetta alla donna e che viene prevista gratuitamente dal sistema sanitario nazionale, tranne nei casi in cui si scelga di rivolgersi a una clinica privata.

Può essere praticato entro 90 giorni dall’inizio della gestazione ma, se l’aborto è necessario per salvare la vita della madre, allora è possibile ricorrervi anche dopo il novantesimo giorno. Può essere scelto anche da ragazze minorenni, ma solo se ottengono il consenso da parte dei genitori o di un eventuale tutore.

Aborto: il caso in Polonia

Se l’Italia, nonostante la presenza di un numero fin troppo elevato di medici obiettori di coscienza (i quali possono rifiutarsi di praticare l’aborto a meno che la madre non sia in pericolo di vita) l'aborto è consentito e tutelato dalla legge, in altri paesi la situazione non è tra le migliori. 

Il 2021 sarà ricordato da tutti per ciò che è accaduto in Polonia, che è attualmente guidata dal partito di destra "Diritto e Giustizia". Sul fronte aborto in questo Stato era già in vigore una delle leggi più restrittive di tutta l’Europa, approvata nel 1993 e in base alla quale il ricorso all’aborto è possibile soltanto nei 3 casi seguenti:

  • pericolo di vita per la madre;
  • stupro;
  • grave malformazione del feto.

Una sentenza emanata il 22 ottobre 2020 dalla Corte di Cassazione, entrata in vigore il 27 gennaio 2021, ha stabilito invece che l’aborto non è consentito nel caso di grave malformazione del feto, condizione che rappresenta il 98% dei casi per i quali si ricorre all’aborto in Polonia.

Tale sentenza, motivata dall’assunto secondo il quale non possa esserci tutela della dignità di un individuo se non se ne protegge la vita, ha provocato una protesta talmente enorme, alla quale non hanno partecipato soltanto i movimenti femministi, ma categorie sociali di ogni tipo, che ha portato il Governo a tergiversare. Nonostante i mesi di proteste l’annuncio circa la pubblicazione della norma in Gazzetta Ufficiale è arrivato senza preavviso e ha da subito provocato nuove manifestazioni di migliaia di persone.

L’aborto nel mondo: qual è la situazione?

Il divieto di abortire che persiste ancora oggi nel mondo è spesso legato a motivazioni culturali, religiose, sociali, politiche o una strana combinazione delle quattro. Agli Stati nei quali l’aborto è legale su richiesta, si contrappongono quelli dove è illegale, tranne che in alcuni casi particolari.

In linea di massima le eccezioni previste riguardano la presenza di rischi per la vita della madre, problemi di salute fisica o mentale, stupro, malformazioni del feto, fattori di tipo socioeconomico.

In alcune culture, come quella indiana o cinese, l’aborto viene praticato per una motivazione ben precisa: quando il nascituro non è un uomo. Si parla, non a caso, di aborto selettivo.

In Europa l’aborto è quasi sempre illegale in Liechtenstein, Malta, Andorra, San Marino e Città del Vaticano.

La sentenza Roe v. Wade

Foto zimmytws © 123RF.com

Negli Stati Uniti l’aborto è legale dal 1973, ovvero dall’emanazione della storica sentenza Roe v. Wade, ma i singoli Stati hanno la possibilità di introdurre delle leggi  specifiche in materia. Ne è un esempio quella che ha vietato l’aborto in Alabama in qualsiasi situazione. In Georgia, Ohio, Kentucky, Mississippi e Louisiana l’aborto è vietato dopo 6 settimane. Spesso le donne non sanno neanche di essere incinte prima di tale periodo.

Fotodi apertura di 🇨🇭 Claudio Schwarz | @purzlbaum on Unsplash