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Verena Schmid e il parto a domicilio: «Libertà, individualità e sicurezza»

Verena Schmid, ostetrica extraospedaliera, ci parla del parto a domicilio e dell'importanza, per la salute di mamma e bambino, della continuità dell'assistenza nei primi 18 mesi dal concepimento.

«Nel parto a domicilio c'è il massimo dell'espressione della libertà, dell'individualità e oserei dire - quando non sono presenti particolari patologie - anche di sicurezza. La sicurezza del parto sta nel rispetto dei tempi fisiologici individuali e nella capacità di attivare le risorse di donna e bambino, creando un spazio in cui tutte queste risorse possono esprimersi». Parla così Verena Schmid, ostetrica che per 25 anni ha assistito le donne nei parti a domicilio e da oltre 30 anni istruisce le ostetriche nell’approccio salutofisiologico alla maternità e alla salute.

Un approccio che tiene conto delle diverse dimensioni (fisiologica, neurobiologica, psicosociale e spirituale) dell'essere umano e mette al centro, nella loro individualità, mamma e bambino, seguendoli passo dopo passo nei primi 18 mesi dal concepimento, per garantire un percorso - prima di gravidanza, poi di nascita, e di adattamento alla nuova vita - sicuro e salutare.

Intervista a Verena Schmid

Chi è Verena Schmid? Si descriva in poche parole.

Sono un'ostetrica, una docente internazionale, un'autrice di libri. Vivo a Firenze da quando avevo 17 anni. Attraverso anni di pratica nell'ambito della ciclicità femminile, della nascita nella continuità dell’assistenza è nato in me l'interesse, quindi l'impegno, per una diffusione più culturale di concetti che sono secondo me fondamentali e che sono agente di cambiamento da una società ancora troppo patriarcale a una società più equilibrata dove c'è spazio anche per i valori del femminile.

Perché ha scelto questo lavoro?

Sono partita come infermiera, avevo un interesse per il funzionamento del corpo umano e per il lavoro sanitario. In seguito, la lunga ricerca sulla salute della donna e la constatazione di quanto la fisiologia femminile fosse misconosciuta e violata costantemente in tutte le fasi dei cicli della vita femminile, mi ha portato a scegliere questa strada. La scelta è stata quella di fare l'ostetrica extraospedaliera fin dall'inizio, per cercare di comprendere e apprendere come è fatto il corpo della donna e offrire un accompagnamento diverso, che sia rispettoso e che dia spazio alle competenze femminili.

Come incidono le modalità del parto sul vissuto del bambino?

Quello che oggi la ricerca ci conferma è che la salute di base, l'intelligenza emozionale e la competenza sociale della persona vengono formate nel primo periodo di vita: gravidanza, nascita, e i primi sei- nove mesi di vita circa. Nella mia esperienza non è tanto la modalità e il luogo del parto che incide su questi aspetti ma la continuità dell'assistenza: è fondamentale aiutare le mamme a costruire una relazione con il proprio bambino in utero durante la gravidanza, e continuare a curarla nei primi nove mesi dopo il parto.

Dopodiché anche la modalità del parto ha una sua influenza: alcune modalità, come quelle con i farmaci - l'epidurale o gli oppioidi - tolgono al bambino un po' di reattività nel momento in cui deve orientarsi nel mondo, e riducono gli ormoni che la donna naturalmente produrrebbe durante le doglie e che favoriscono il legame immediato. Con la continuità dell’assistenza, tutto ciò poi può essere recuperato nell'allattamento e nelle cure nei mesi successivi.

E cosa ci dice del parto cesareo?

Il parto cesareo per il bambino è uno shock, soprattutto se avviene senza travaglio: se però siamo consapevoli dell'importanza del legame, la mamma può preparare il bambino a questo shock e il papà può aiutare nell'accoglimento.

Come le emozioni positive e negative di una madre durante le 40 settimane di gravidanza possono influire sulla vita futura del feto?

Nella vita intrauterina il bimbo si struttura, non solo fisicamente ma anche emotivamente: di fatto entra già nella vita e la vita è piena di contrasti, piena di aspetti positivi e negativi, ombre e luci, che impara già dalla pancia. Però ancora è protetto fortemente dalla placenta, che filtra fattori di stress materni, e dal liquido amniotico, che contiene altissimi ormoni di endorfine, detti anche gli ormoni della felicità, che contribuiscono a tenere alto il livello di gratificazione del bambino. Fino a quando le emozioni positive e negative sono ritmiche o si alternano, non c'è pericolo. Il problema sorge quando le paure diventano croniche, quando in tutta la gravidanza c'è una forma di depressione o paura costante. In questo caso c'è la possibilità di recuperare nei primi nove mesi dopo il parto, dopodiché diventano imprinting definitivi, un po' una base su cui si costruisce il resto della vita.

Cos'è la competenza sensoriale del feto?

Il bambino fin dalla fase embrionale sviluppa i suoi cinque sensi, tatto, udito, vista, gusto e olfatto (questi due ancora vanno insieme, l'olfatto è legato al gusto). A otto settimane di vita embrionale sono già create le basi di queste funzioni sensoriali, che poi si sviluppano ulteriormente durante la gravidanza. Praticamente i sensi sono i canali attraverso cui il bambino sviluppa il suo cervello, quindi la sua personalità. Molti stimoli sensoriali avvengono spontaneamente nella pancia attraverso il sapore del liquido amniotico, attraverso i suoni interni ed esterni del corpo materno. Questa sensorialità può essere stimolata anche attivamente dal secondo mese in poi, attraverso il tatto, la voce, il cibo, i suoni. Ovviamente la stimolazione sensoriale è importante anche dopo la nascita: il bambino non deve essere solo nutrito col latte, ha bisogno che i suoi sensi vengano nutriti a 360 gradi, per il suo sviluppo. Deve essere alimentato di relazione, di amore, di attenzione. Prima e dopo la nascita.

Parto a domicilio: perché sceglierlo?

È riconosciuto oggi che la medicalizzazione eccessiva, cioè gli interventi medici senza indicazioni precise, possono creare complicanze e problemi a mamma e bambino. Nel parto a domicilio questo rischio non c’è, anzi vengono potenziate le risorse interne di donna e bambino; inoltre, la qualità dell'esperienza sia dal punto di vista della salute che dal punto di vista esperienziale è molto diversa da quella in ospedale, e può anche essere un momento molto intenso per la coppia, la famiglia.

Come mai ci sono tanti pregiudizi sul parto in casa? Quali le precauzioni per partorire in sicurezza?

I pregiudizi dipendono dal fatto che il parto medico e il parto in casa rappresentano due paradigmi opposti. Il primo appartiene più a un paradigma maschile e patriarcale, il secondo appartiene a un paradigma femminile che nasce proprio dalla donna, dalla sua biologia, e che esprime tutte le sue risorse e la sua potenza. Ovviamente la sicurezza del parto a domicilio c'è quando vengono seguiti certi criteri, e - va detto - non sempre è così.

Nel libro che ho scritto sui criteri di sicurezza nel parto a domicilio, voglio dare degli strumenti che consentano a ostetriche e genitori di esplorare e riconoscere in quali condizioni il parto a domicilio è sicuro (salvo sempre l’imponderabile, che è insito nel parto in tutti i luoghi). Sono criteri un po' nuovi: si tratta di uno sviluppo moderno del parto a domicilio che non può essere definito dal modello medico. Mentre quest'ultimo è centrato solo sull'evento parto, il parto a domicilio pone l'accento, come detto in precedenza, sulla la continuità dell'assistenza: è tutto il percorso a essere importante per arrivare pronti alla nascita ragionando in modo "personalizzato".

Parto naturale dopo un cesareo: è possibile?

Certo, è possibilissimo, ed è anche sicuro: quando si leggono le statistiche nelle ricerche il rischio di rottura d'utero non è più alta in una donna pre-cesarizzata che in una donna non cesarizzata. Abbiamo fatto una ricerca e pubblicato un libro e si è visto che il parto dopo cesareo a domicilio, seguito ovviamente con certi criteri, ha una possibilità dal 95 al 99 per cento di successo, mentre i parti dopo cesareo in ospedale italiano hanno una percentuale di successo dal 30 al 60 per cento (in alcuni rari ospedali, perché in genere non viene offerto). Inoltre, i parti a domicilio dopo cesareo hanno meno trasferimenti in ospedale dei parti senza precedente cesareo, e risultano senza complicanze. Questo probabilmente è dovuto anche alla forte motivazione di una donna che fa questa scelta.

Perché molte donne (pur potendolo fare) decidono di non allattare?

Anche l'allattamento come il parto ha bisogno di un contesto. L'allattamento è sempre un evento ciclico: si segue il ritmo del bambino e il tempo perde il suo ritmo lineare. La donna ha bisogno di avere attorno un contesto di sostegno pratico e di contenimento psichico. Se questo tipo di supporto manca, non si può costringere una donna ad allattare. Non è un lavoro, è un atto relazionale che ha quindi bisogno dei suoi tempi e di un ambiente tranquillo.

Qual è il ruolo dell'ostetrica secondo lei?

Il ruolo dell'ostetrica è quello di accompagnare le donne in tutto questo processo. Ripeto: la continuità dell'assistenza è fondamentale, lo conferma anche la ricerca. C'è una forte resistenza a cambiare l'organizzazione dell’assistenza in questo senso: è un problema paradigmatico. L'ostetrica idealmente accompagna la donna in gravidanza, nel parto e nel primo anno di vita del bambino, cercando sempre di favorire quello che noi chiamiamo l'adattamento: il corpo si adatta costantemente ai cambiamenti fisici che avvengono. Questi adattamenti possono creare qualche volta piccole crisi, dei sintomi, e l'ostetrica aiuta a superarli e a ritrovare sempre un nuovo equlibrio, rafforzando le risorse e la salute della donna. Si potrebbe dire quindi che il lavoro dell'ostetrica è un lavoro di salutogenesi: cura, mantiene e migliora la salute della donna in attesa e della neomamma

Gravidanza dopo i 40 anni: cosa ne pensa? Quali i rischi?

Anche questo è uno standard teorico. Se a volte ci sono più problemi nell'età avanzata questo è dovuto più allo stile di vita che all'età biologica. Io vengo da una generazione in cui le donne partorivano a 50 anni gli ultimi figli. La valutazione è sempre la stessa: ci vuole un adattamento, bisogna abbassare i livelli di stress. Una donna in carriera, una donna molto attiva socialmente, superata una certa età dovrà rallentare un po' i ritmi e creare degli spazi.

Cosa ne pensa dell'utero in affitto?

Devo di nuovo fare questa distinzione tra modello medico e modello femminile. Nel modello medico è una mercificazione della donna come contenitore: questo modello non tiene minimamente conto del vissuto di una donna né di quello di un bambino che nasce.

Dal punto di vista del paradigma femminile è una cosa che, sotto forma conviviale e solidale, c'è sempre stata: in passato, se in un gruppo familiare una donna non poteva avere figli, magari lo faceva la sorella e gliene dava uno. O dove c'erano molti bambini qualcuno veniva affidato agli zii che non ne avevano. Una forma di solidarietà di questo tipo quindi fa parte della vita del femminile, ma rimane all'interno di un contesto sociale familiare dove il bambino resta comunque un soggetto.

Il problema dell'utero in affitto è che molte donne lo fanno per soldi e vengono sfruttate. Inoltre ne uscirà un bambino che ha un imprinting prenatale e un legame prenatale con una persona che non vedrà più. Le problematiche sono abbastanza vaste rispetto a questo. Oggi ci sono bambini che sono nati così, ormai adulti. Dicono che la cosa più pesante per loro è che sono stati considerati un oggetto mercificato e non una persona o un soggetto bambino. Altro problema rilevante è che con l'utero in affitto c'è una scissione tra la madre come "contenitore" e il bambino come "entità diversa", scissione ovviamente inesistente nel nascituro: la donna e il bimbo che porta in grembo sono un'unica cosa e a un certo livello rimangono tali per tutta la vita.

BIOOGRAFIA DI VERENA SCHMID

Ostetrica dal 1979, ha fondato a Firenze l'associazione Il Marsupio, un centro per il percorso maternità, un parto fisiologicio e il parto in casa; il Centro Studi Il Marsupio per la ricerca e la formazione professionale, la Scuola Elementale di Arte Ostetrica, e la rivista D&D, Donna e Donna, unica rivista professionale per le ostetriche, ma anche per le mamme, che dirige tutt’ora. Lavora come docente internazionale in tutti i paesi europei e in centro-Sudamerica ed è autrice di 6 libri (Venire al mondo e dare alla luce; Salute e nascita; Apprendere la maternità; Mamma da grande, About physiology in pregnancy and childbirth; Voglia di parto; Partorire a casa e in casa maternità, criteri di qualità e sicurezza (e curato il volume Partorire dopo un cesareo), di cui alcuni tradotti in tre lingue estere.

Camera: Valentina Mele e Claudiu Rednic
Montaggio: Valentina Mele